“Non basta dire ‘perdono’. Il pentimento lo deve dimostrare, per esempio raccontando davvero tutto quello che sa mentre io sono convinto che la collaborazione di Brusca sia una collaborazione incompleta. Di certe cose non ha parlato, non ha detto tutto quello che sa sullo Stato deviato, probabilmente perché ha più paura della vendetta dei Servizi, magari di un ‘infarto’ come quello che è capitato a Faccia da mostro, piuttosto che della vendetta della mafia”. Così Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso da Cosa Nostra nella strage di via d’Amelio, commenta con l’Adnkronos l’intervista rilasciata 5 anni fa dall’ex padrino di San Giuseppe Jato a una tv francese. Un’intervista in cui Brusca chiede scusa ai familiari delle vittime e alla sua famiglia.
Per il fratello del giudice Borsellino, il pentimento di Brusca è “strumentale”. “Ha raccontato solo quello che gli serviva per avere una riduzione della pena” sottolinea e aggiunge: “Da laico non capisco cosa voglia dire questo perdono. Posso perdonare chi mi pesta un piede, ma non questi assassini efferati che, nonostante le loro parole e le loro scuse, sono rimaste le stesse persone che hanno compiuto quei crimini”.