Di Salvo Barbagallo
Ci si impone prudenza, la prudenza si trasforma quasi sempre in autocensura, si finisce con il negare a sé stessi l’opportunità di esprimere la propria opinione. Ci si chiede se questa sia la “risultanza” della condizione nella quale il serpeggiante (e non vinto) virus Covid 19 ha posto gran parte della collettività nazionale. La risposta razionale è “no”.
Ci riferiamo alle tante e continue commemorazioni delle vittime delle stragi che hanno costellato nei decenni la vita di una Italia che, sotto le vesti di “Stato”, appare sconosciuta ai più. In ordine di tempo, ultima commemorazione la strage di Bologna che, nel lontano 2 agosto 1980, costò l’esistenza a 85 esseri umani, lasciando ferite indelebili ad altre 200 persone. In questa occasione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affermato: “non tutte le ombre sono state dissipate e forte è, ancora, l’impegno di ricerca di una completa verità…”. Il punto dolente si esplica in una sola parola: verità”. Anni e anni, decenni e decenni trascorrano ma le “verità” restano occultate, le verità restano negate.
Mattarella sostiene che “l’impegno di uomini dello Stato, sostenuti dall’esigente e meritoria iniziativa dell’Associazione tra i Familiari delle vittime, ha portato a conclusioni giudiziarie che hanno messo in luce la matrice neofascista della bomba esplosa la mattina del 2 agosto 1980”. Altre fonti autorevoli sostengono altre tesi ed è sicuramente vero che “non tutte le ombre sono state dissipate”.
Ad ogni commemorazione si ripete lo stesso rituale, si conferma l’impegno ad andare a fondo ma, nella pratica delle cose, così non è: si resta in attesa che la vera “verità” prima o poi verrà fuori. Così non è stato: da Portella della ginestra, alla fine di Salvatore Giuliano, dalla strage dell’Italicus, alla fine di Mattei, Moro, Falcone e Borsellino, sono rimasti i “buchi neri”.
E con i “buchi neri”, le commemorazioni e le parole che sembrano seguire costantemente lo stesso copione. Montagne di ricerche, di volumi scritti hanno mostrato sfaccettature diverse e contrastanti su argomenti che (a conti fatti) sono veri e propri “tabù” e non sempre gli autori che si sono addentrati nelle tenebre, sono stati apprezzati e applauditi per le loro fatiche.
Purtroppo nessuno osa dire “siamo stanchi delle commemorazioni”, nessuno osa chiedere apertamente conto e ragione a Chi detiene i “segreti di Stato” ben chiusi e inaccessibili.
Allora, è sufficiente “ricordare” tragici eventi che hanno sconvolto il Paese ad ogni puntuale ricorrenza, e rimanere in attesa che Qualcuno credibile dia le risposte negate?
Meglio limitarsi a dire: le commemorazioni sono atti dovuti che mettono a tacere le coscienze.