Domenica Linguaglossa presenta Presidio Slow Food Salsiccia al Ceppo

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Con l’ultimo arrivato salgono a 51 i presidi Slow Food della Sicilia, un traguardo che segna l’impegno e la volontà dell’intera comunità Slow Food a proteggere e mantenere antiche tradizioni culinarie legate al territorio, alla sua storia e alla sua tradizione. 

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A presiedere l’evento il sindaco di Linguaglossa, Salvatore Puglisi, la comunità Slow Food e la Condotta di Catania. 

«In un momento storico come quello che stiamo vivendo poter festeggiare un avvenimento come questo sembra quasi un sogno – sottolinea Salvatore Puglisi, sindaco di Linguaglossa – abbiamo lavorato per anni al raggiungimento di un obiettivo che sottolinea la coesione e il grande impegno di tutti coloro che gravitano attorno alla comunità della Salsiccia al Ceppo. È una vittoria, non solo per noi, ma per tutti coloro che si battono per la salvaguardia dei territori, dove gli stessi territori si raccontano attraverso la propria storia e i propri prodotti». 

«Questo riconoscimento è merito di un’intera zona che da sempre ha lavorato affinché l’antica tradizione della Salsiccia al Ceppo fosse riconosciuta come presidio- racconta Riccardo Randello, referente dei presidi per la condotta Slow Food Catania – già da tempo era stata inserita nell’Arca del Gusto (registro dedicato alle tipicità a rischio estinzione) e oggi, grazie all’impegno dei tre produttori: Luciano Pennisi, Anhony Russo e Gianluca Arcidiacono, abbiamo iniziato un percorso che siamo sicuri diventerà ancora più ambizioso nel tempo». 

«Quando nasce un nuovo presidio è una vittoria per tutti – fa eco Anastasia De Luca, fiduciaria della condotta Slow Food Catania – non solo per i produttori, ma per l’intera filiera che gravita intorno. La salsiccia al ceppo, così chiamata per la sua particolare lavorazione, ancora indissolubilmente legata ai metodi tradizionali, è il frutto di una comunità che si mobilita nel nome del buono, pulito e giusto, attenta al benessere degli animali, lavorando con allevamenti non intensivi, e alle tradizioni simbolo del nostro territorio. Come dire senza storia non ci sarebbe futuro e siamo felici di poter contribuire a scrivere un capitolo di storia del nostro territorio». 

Ma perché si chiama al ceppo? Proprio dalla sua lavorazione. La salsiccia viene “tritata” dal paritturi (un coltello locale simile a un’accetta) su un ceppo di quercia, tipico di questa zona etnea. Ogni ricetta è un mix di cinque tagli del maiale: coscia, pancetta, guanciale, lardo e capocollo, impastati a mano e conditi con sale, pepe nero e semi di finocchietto selvatico raccolto sull’Etna. Ogni produttore “mixa” le dosi degli ingredienti a seconda dell’interpretazione che si vuole dare, un po’ come le note di Beethoven che sono state riadattate alle singole sensibilità degli artisti che le hanno suonate senza perdere la loro originaria essenza. 

Alla fine della presentazione una “passeggiata a chilometro 0” dal produttore al consumatore, in pieno stile Slow, accompagnerà gli ospiti nelle macellerie capofila del presidio, dove avranno la possibilità di fare le proprie domande ai nostri produttori. 

Slow Food ci accompagna a scegliere con consapevolezza il buono, pulito e giusto che sa di amore, tradizione e storia e questo è un altro capitolo del grande libro che ogni giorno viene scritto da tutti coloro che insieme credono in un sogno. 

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