“Dante trattava versi divini, iu inveci trattu vini diversi”

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Di Santi Maria Randazzo

Cronaca breve di un polemico confronto a distanza tra Mario Rapisardi e Carmunu Carusu (Carmelo Caruso) “ pueta di la Motta e forsi ‘ntisu ca di li versi so non fici usu”

Carmunu Carusu è qui ritratto in questa foto tratta dalla 2à edizione del libro di Nino Puglisi che ha curato la raccolta delle sue poesie, pubblicata nel 1997 a cura dell’Associazione Casa Normanna Rione Vecchia Matrice. Nino Puglisi, che fu Bibliotecario Comunale a Motta Santa Anastasia, dice di lui, nella sua introduzione al libro di poesie di Carmunu Carusu: “ Abitava proprio nella piazza principale di Motta, ove la moglie gestiva una piccola rivendita di generi alimentari e nei giorni di riposo veniva chiamato dalla folla per recitare qualcosa. E il poeta – ‘stantaniu – era la, sul balcone, ad accontentare, perché chi vive in mezzo al popolo non può e non deve esimersi dalle richieste di esso. Per il popolo ‘ poeta’ equivale a ‘ uomo saggio ’ che ha sempre qualcosa da dire di bello e di utile, in quanto il poeta ammaestra dilettando. Il poeta catanese dialettale Scandurra lo chiamava  Maestro? E si esaltava parlando di lui e diceva che Caruso era ‘ Ginuinu’, cioè non ‘ Tuccatu né da camula e né da rannula’ alludendo a quei poeti che, oltre ad essere scopiazzatori delle cose altrui, scrivevano senza ‘ Sintimentu”. Alcuni aneddoti della sua vita sono stati raccontati da Mariano Foti nel suo libro “ Elysia” e la cui narrazione riportiamo integralmente. Dice Mariano Foti nel parlare del rione catanese Zia Lisa: “ Non possiamo qui tralasciare un personaggio molto apprezzato nel nostro rione ‘ u zu Carmunu ossia Carmelo Caruso ( 1840-1914) un dei più quotati poeti dialettali. Dalla Natia Motta Santa Anastasia scendeva spesso alla Zia Lisa e, quale modesto mediatore di vino all’ingrosso, trattava con fondacari e vinai. Dal suo commercio però non riuscì mai a ricavare gran che, e visse sempre in umiltà una vita piuttosto contadina. Per questo rimase poeta. Di intelligenza veramente elevata, fu fonte inesauribile di versi siciliani. In tutte le circostanze si dava a improvvisare a getto continuo e molti correvano ad ascoltarlo. Tra le sue composizioni poetiche ricorderemo: ‘ ‘U nespulu’, ‘ I Zappuliaturi’, ‘ I Quattru elementi’, ‘ A Leva’, ‘Lu Ucceri’, ‘ I Dubbi’,. Si aggiungano i poemetti religiosi: ‘ Morti e Passioni di Nostru Signuri Gesù Cristu’, ‘ San Giovanni’, ‘ Sant’Anastasia’, ‘ A Madonna ‘o Carmunu’, e altri. A un tale che che gli disse: ‘ Zu Carmunu vui siti n’autru Dante’, dopo una sonora risata rispose con sapiente acutezza riferendosi al suo mestiere di ‘ vinaloru’: ‘  ‘A DIFFERENZA È CA DANTE TRATTAVA VERSI DIVINI, IU INVECI TRATTU VINI DIVERSI”. Una volta, suo malgrado, fu spinto a uno scontro con Mario Rapisardi. Questi, che insegnava letteratura italiana nella nostra Università, venuto a sapere che a Motta c’era un autentico poeta, con un suo alunno gli mandò a dire che l’avrebbe incontrato con piacere. Carmunu rispose con uno dei motti più espressivi del nostro repertorio popolare: ‘ Cu beni mi voli, ‘casa mi veni’. Rapisardi, fortemente offeso, gli inviò un biglietto oltraggioso con la scritta: ‘ Fango sei’. Il Caruso immediatamente  ribattè:

‘ Fangu fu Adamu e fangu semu tutti,

e di fangu fu nata la virtù;

è tuttu fangu chiddu ca s’agghiutti,

comu di fangu fusti fattu tu ! ‘.

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