Il patrimonio artistico del Museo diocesano di Mazara del Vallo si arricchisce di una ulteriore opera. Dopo un accurato restauro per mano di Gaetano Alagna, nella pinacoteca del Museo è stato esposto il Crocifisso ligneo senza braccia e senza croce. Si tratta di un’opera artistica della quale non si conosce l’autore e che, sino a qualche anno fa, era conservata nella sacrestia di una parrocchia cittadina.
La statua si trovava collocata in un deposito. È stato don Antonio Lombardo a scoprirla e ad affidarla al Vescovo che, a sua volta, l’ha consegnata al Museo diocesano. Il Crocifisso, realizzato su un unico tronco di pioppo, è mancante delle braccia e della croce di supporto e ha il capo leggermente reclinato sulla spalla destra dove ricade una lunga ciocca di capelli. Il Cristo spirato ha gli occhi chiusi e l’espressione del volto grave, dolente e assorta.
Non è escluso che il Crocifisso, originariamente completo delle braccia e della croce, abbia perso gli arti superiori durante il crollo della chiesa dove originariamente era collocato. La corona di spine, probabilmente soprammessa, non è stata mai trovata. Così come non si conosce l’autore è incerto anche il periodo di quando l’opera sarebbe stata realizzata. «Il corpo allungato ha memoria dell’asciutta eleganza gotica, ma ha già un modellato di ispirazione classica cinquecentesca: la sua datazione può collocarsi agli inizi del secolo XVI» spiega Francesca Massara, direttrice del Museo. Il “Cristo salvato” – così è stato definito dalla stessa direttrice – è un esempio di raffinato manufatto protorinascimentale non comune in Diocesi. «Siamo tra la fine del Gotico e l’inizio del Rinascimento, come attestano i tratti del volto e la sensibilità alla luce dell’intera scultura – spiega ancora la Massara – le sue condizioni, davvero precarie, lo indicano come sopravvissuto ad una tragica storia».
Sull’opera il maestro Gaetano Alagna ha operato un accurato restauro, riportandola allo strato di legno originario. All’interno del Museo è collocata anche la tela restaurata de “Il Battesimo di Ruggero”, realizzata dal pittore Vincenzo Blandina nel 1712. «L’opera, già celebre per il suo valore storico, prima ancora che artistico, racconta un episodio che lo stesso sovrano volle festeggiare, concedendo alla città una serie di privilegi, tra cui la nota “fiera franca”, e disponendo che ne restasse memoria con un dipinto da collocare presso il battistero della Cattedrale» spiega la Direttrice Francesca Massara. La tela riproduce sullo sfondo una veduta architettonica di Mazara del Vallo di grande suggestione che racconta, sebbene idealizzata, la topografia della città agli inizi del Settecento. Nel percorso museale sono esposti anche preziosi manufatti come una pianeta di età manierista, completa della sua stola, e la mitra del Vescovo Giuseppe Stella (1742-1758), animata dallo stemma vescovile: due leoni rampanti, una cometa, un giglio e una stella.