Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia: “Fare rete sull’economia circolare”

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La necessità di avviare percorsi virtuosi di economia circolare in una logica di filiera a medio e lungo termine. Questo il tema, al centro di un dibattito organizzato dal Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, con imprenditori del settore agroalimentare e non solo, ricercatori, professionisti, operatori delle diverse filiere produttive, esperti e docenti universitari, dirigenti regionali. Più di novanta le persone collegate da varie parti della Sicilia e d’Italia.

“Creare valore lungo la filiera e fare sistema”, è il punto di partenza per Federica Argentati, presidente Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia. “Oggi c’è una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli attori, e questo  incontro è la dimostrazione che si può fare sistema”.

I numeri in Sicilia non giocano, però, a favore e “c’è davvero molto  da fare”,  secondo il professor Biagio Pecorino, Ordinario di Economia ed estimo rurale dell’Università degli Studi di Catania. “La valorizzazione dei sotto prodotti è alla base del concetto di sostenibilità – ha aggiunto il professore Pecorino – alla materia prima andrebbero aggiunti, sia gli strumenti di produzione, con l’utilizzo del digestato nei terreni, e poi di trasformazione, utilizzando energia pulita,  e infine di commercializzazione, trasportando la merce con mezzi che viaggiano con biogas, tutti elementi sostenibili che possano alzare il livello virtuoso per le aziende di qualunque settore”. Bisognerebbe, tuttavia fare maggiore sistema. Molte attività seppure interessanti, non fanno sistema e con l’attuale situazione difficilissima, oggi il rischio è che salti l’intera economia del sistema agroalimentare, perché non credo si possa continuare a produrre con questi costi”.  

“L’economia circolare è un elemento di competitività e nonostante la situazione complessa, rilevo tanti spunti di crescita nel nostro territorio” ha però sottolineato Argentati, puntando su modelli virtuosi.

Per Giuseppe Ingrillì, direttore commerciale Eurofood s.r.l, imprenditore del settore industriale. “Gli accordi di filiera tra produzione e industria sono un passaggio obbligato per non ritrovarsi a fronteggiare una concorrenza sempre più forte dall’estero – ha sostenuto – creare valore, riuscendo a valorizzare i sottoprodotti significa immettere nuove risorse alla filiera. L’economia circolare è un mezzo per rendere sostenibili gli accordi di filiera di lungo termine, noi siamo disponibili”.

Positivo l’approccio anche di Cristina Camilli, Public Affairs and Communication Director Coca-Cola Italia e Albania. “Noi abbiamo fatto sistema con il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia con una serie di iniziative, come il progetto Social Farming che ha generato ulteriori iniziative, come la realizzazione della blockchain, mettendo a sistema dati e informazioni per fare capire al consumatore finale il valore aggiunto della tracciabilità di ogni fase, oltre alla qualità delle materie prime”. 

“Quando parliamo di economia circolare, piattaforme come la Blockchain sono fondamentali – ha proseguito Marco Vitale, CEO FoodChain S.p.a – perché ogni informazione crea valore aggiunto  all’interno della filiera. La percezione del consumatore non si limita al prodotto ma a tutto ciò che è legato trasversalmente al prodotto. Non esiste una sola filiere ma più filiere che si intersecano”. Quanto al profilo economico, il produttore che riesce ad incamerare quelle informazioni digitalizzate “saprà meglio programmare la propria attività”, ha aggiunto Vitale.  

Alla tavola rotonda virtuale è intervenuto Carmelo Frittitta, dirigente generale dell’Assessorato Regionale delle Attività Produttive. “È imprescindibile parlare di economia circolare, dei nuovi  processi produttivi e sostenere la ricerca in Sicilia e il trasferimento tecnologico,  con  massici trasferimenti di  risorse. Noi al momento destiniamo solo lo 0,89 % del Pil in ricerca e sviluppo siamo tra le ultime regioni.  Abbiamo finanziato numerosi progetti, circa 15 milioni di investimenti e altri in co-finanziamento con il MISE, ed è questa la strada. Per quanto riguarda i Distretti Produttivi sta per uscire con un avviso  importante  di circa 40  milioni  di euro,  con un finanziamento a fondo  perduto addirittura del 90%. Una grande opportunità che fa seguito al riconoscimento al 23 distretti produttivi di cui 13 dell’agroalimentare e della Pesca.”

Non ultimo, un possibile co-finanziamento di  circa 8  milioni  di euro destinati  a 4 progetti  presentati  al  MIPAAF da 4 distretti del Cibo siciliani. “C’è un grosso lavoro fatto in questi  anni in termini di aggregazione – ha sottolineato  Federica Argentati – I distretti che siano produttivi, del cibo o rurali sono fondamentali in termini di politiche di sviluppo e servizi legati allo crescita territoriale ed alla valorizzazione delle eccellenze. Soprattutto su tessuti economici caratterizzati da piccole e piccolissime imprese che, nel complesso rappresentano il traino delle nostra economia. “Come distretto della filiera delle carni, siamo 65 aziende con numeri importanti – ha spiegato Vincenzo Chiofalo, prof. Ordinario di Nutrizione e Alimentazione animale dell’Università degli Studi di Messina – dobbiamo creare a tamponare una situazione a breve termine che deve portare a un meccanismo di stabilità a medio  termine, prevedendo una parte di prodotti definiti di scarto che rientri nel circuito della tracciabilità. Serve un bilanciamento produttivo. Noi ci stiamo lavorando, nella strategia di innovazione c’è tanto di  questo”.

“Mi occupo di tessile ma le similitudini ci sono quando pariamo materie prime di qualità e della loro tracciabilità – ha commentato Alessandro Canepa, coordinatore del progetto TRICK, un progetto fondato sull’economia circolare, in cui il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia è l’unico partner del settore agroalimentare – Il concetto è sempre lo stesso quando parliamo di riuso del cosiddetto scarto. Anche noi nel settore tessile e nel nostro territorio abbiamo gli stessi problemi. Ed è molto interessante il confronto”. 

“Un incontro di semina e di conoscenza – ha concluso la presidente Argentati – io credo che i Distretti  abbiano una funzione fondamentale che è quella di mettere in connessione le esperienze, persone e  percorsi, perché solo in questo modo si possono portare avanti nuove iniziative vantaggiose per il territorio. Per territorio intendo l’Italia”.

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