I MASCULINI DA MAGGHIA ARRUARU A PISCARIA

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Di Santi Maria Randazzo

(Fatti e personaggi rappresentati nel racconto sono frutto di mera fantasia: ogni eventuale accostamento a fatti e persone del racconto sono da considerarsi mera coincidenza fortuita)

Con il bavero del cappotto alzato e tenendo stretta nelle mani la calda tazzina mentre iniziava a gustare  lentamente il caffè preso al solito chiosco-bar dei fratelli La Rosa a piazza Roma, Errante, Ispettore della Guardia di Finanza di Catania assegnato alla Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Catania, iniziava così la sua giornata di lavoro, sorbendolo a piccoli ed avidi sorsi alle 7,15 di quella fredda mattina di gennaio, rischiarata da un timido sole che non riusciva a scaldare più di tanto gli avventori che come al solito si ritrovavano attorno al chiosco a consumare quel rito sociale mattutino in attesa di iniziare anch’essi la propria giornata di lavoro.

Dopo aver consumato il caffè e scambiato qualche battuta con i fratelli La Rosa sui fatti più rilevanti del giorno precedente Errante stava in attesa che arrivasse il suo collega Giorgio che abitava li vicino ed a cui avrebbe dato un passaggio per andare all’ufficio della Polizia Giudiziaria  da dove si sarebbero dovuti spostare successivamente assieme al Magistrato che stava conducendo un’indagine  all’Ufficio Ragioneria Generale del Comune di Catania, posto nel Palazzo Dei Chierici a piazza Duomo a ridosso dello storico mercato del pesce sito a piazza Alonzo Di Benedetto: “ a’ Piscaria ”. In attesa di Giorgio, Errante partecipava passivamente ai commenti degli avventori presenti attorno al chiosco sui fatti di cronaca riportati dal giornale “ La Sicilia”; i commenti più animosi, come al solito, erano quelli espressi dagli impiegati del vicino Ufficio Elettorale del Comune di Catania situato  a pochi metri di distanza dal chiosco in piazza Roma. Mentre aspettava Giorgio, dopo aver sorbito le ultime gocce di quel profumato caffè espresso, preparato magistralmente da uno dei fratelli La Rosa, Errante pensava con un leggero senso di fastidio al lavoro noioso che lo attendeva quel giorno assieme al collega Giorgio: esaminare, selezionare e sequestrare i polverosi atti che riguardavano un appalto che da poco era stato assegnato dal Comune di Catania, che aveva prodotto numerosi esposti da parte di alcune ditte che erano state escluse e che avevano dato vita ad una obbligata inchiesta giudiziaria: i documenti da sequestrare dovevano essere solo quelli che potevano avere rilevanza i fini dell’inchiesta, evitando di sequestrare atti che, se fossero risultati non pertinenti ed utili all’inchiesta, si sarebbero dovuti riconsegnare al Comune: un lavoro superfluo che andava evitato.

Finito di bere il caffè, Errante, dopo aver pagato la consumazione si scostò dal bancone per fatto posto ad altri avventori provenienti da alcuni uffici pubblici posti nelle vicinanze che aspettavano il loro turno per essere serviti al bancone del chiosco. Mentre aspettava il collega Errante si accese una sigaretta super senza filtro e si pose in attesa sul marciapiedi aspettando l’arrivo di Giorgio che di lì a poco arrivò; dopo un rapido saluto, Giorgio aveva già preso un caffè a casa, salirono a bordo della macchina di Errante posteggiata in piazza Roma ed assieme si avviarono in ufficio al palazzo del Tribunale a piazza Giovanni Verga.

Quella mattina Eleonora, funzionario amministrativo dell’Ufficio Ragioneria del Comune di Catania, percorreva frettolosamente e a passi misurati e ritmici piazza Università dopo essere scesa dall’autobus da cui era scesa alla fermata di piazza Manganelli, stringendo il bavero del cappotto sulla faccia per ripararsi dal freddo e pregustando il piacere di entrare nella stanza del suo ufficio e di poter stare, così, in un ambiente riparato dal freddo. Nel mentre si apprestava a salire i gradini della scala interna di Palazzo Dei Chierici, Eleonora sentì le voci altisonanti ma in qualche modo familiari e rassicuranti dei venditori di pesce della “ Piscaria” e pensò che quel giorno le sarebbe piaciuto, tornando a casa, preparare una gustosa, calda ed appetitosa zuppa di pesce o magari un piatto a base di alici fritte: “ i masculini”.

Eleonora con quest’idea in testa e pregustando il sapore di un fritto di pesce prima di entrare nel suo ufficio passò dall’ufficio della collega Ermenegilda che da sempre fungeva da interfaccia con la “ Piscaria” e che si occupava di informare le altre colleghe e gli altri colleghi sul pescato del giorno disponibile alla “ Piscaria”. Eleonora disse alla collega Ermenegilda che quel giorno era interessata a sapere se e quando sarebbero arrivate alla “ Piscaria” le alici, specificatamente “ i masculini da magghia”, così chiamate le alici che venivano pescate con una rete denominata appunto “ Magghia” [maglia] che le non conservava intatte ma le maltrattava a tal punto da farne defluire il sangue e renderle così più gustose e commestibili; prodotto molto apprezzato e ricercato dagli intenditori catanesi e da comprare il prima possibile per evitare che finissero.

Nun ti prioccupare”, [ non ti preoccupare] rispose Ermenegilda, “ quannu arriunu i masculini da magghia iu u saccio subitu e tu fazzu sapir e ci iemu assemi ca macari iu maia ccattarii” [ appena arriveranno le alici pescate con la rete a maglia io lo saprò subito e ti informerò immediatamente e ci andremo assieme perché anch’io le voglio comprare]. Rassicurata dall’impegno assunto da Ermenegilda, Eleonora andò ad aprire la stanza del suo ufficio per svolgere il lavoro che l’attendeva: non immaginava che quel giorno delle visite inaspettate avrebbero interferito con l’acquisto del pesce.

Alle 7,45 di quella fredda mattina di gennaio Yuri, il Magistrato incaricato dell’inchiesta su quell’appalto al Comune di Catania salì nella macchina di servizio che da Acireale lo avrebbe portato in Procura, da dove si sarebbe poi dovuto portare all’Ufficio Ragioneria Generale del Comune di Catania, assieme agli uomini della Polizia Giudiziaria assegnati alla Procura, per notificare il già predisposto mandato di perquisizione e procedere al sequestro degli atti rilevanti ai fini dell’indagine in corso. I quotidiani erano già informati dell’inchiesta ed avevano già pubblicato articoli sull’argomento; Yuri li scorse per capire quale posizione avesse assunto la stampa locale e verificare se fossero state inserite in qualche articolo notizie coperte dal segreto istruttorio vigente sugli atti dell’inchiesta. Non rilevò niente di particolare se non un generico uso della fraseologia che sotterraneamente metteva in dubbio la responsabilità degli uffici comunali nella gestione dell’appalto: ma questa non fu certo né una novità né una sorpresa per Yuri che ben conosceva la posizione della stampa locale nel commentare quegli avvenimenti. In Procura Yuri salutò la sua segretaria, chiamò l’addetto alla Cancelleria per farsi consegnare le due copie del decreto di perquisizione e sequestro degli atti, di cui sarebbe servita quale ricevuta di avvenuta consegna al dirigente comunale incaricato, e dopo aver firmato alcuni atti che riguardavano alcune istruttorie in corso, informò l’Ufficiò che in mattinata si sarebbe recato alla Ragioneria del Comune di Catania per operare il sequestro di atti relativi all’inchiesta in corso presso l’ufficio ove gli atti erano depositati.

L’arrivo della macchina della Polizia Giudiziaria, che venne posteggiata a Piazza Duomo con il lampeggiante ancora acceso ma con la sirena spenta, non passò certo inosservata a coloro che per piacere o per dovere sostavano regolarmente tra il sagrato della Cattedrale di Catania e la fontana sull’Amenano per proprio conto o per conto di altri: la notizia dell’arrivo del magistrato, passando di bocca in bocca e da orecchio ad orecchio, tam tam vox populi, fu presto risaputa a Piscaria, e Chianchi, a Villa E’ Varagghi, a Palazzo Degli Elefanti, a Palazzo Dei Chierici, all’Arcivescovato e dintorni, fino all’Arvulu Assciatu. Celermente Yuri assieme agli uomini che lo accompagnavano sali le antiche scale di Palazzo Dei Chierici che portavano ai piani superiori, dirigendosi senza alcun indugio alla stanza del Ragioniere Generale del Comune di Catania che, stranamente, non si dimostrò affatto sorpreso dall’arrivo del magistrato: sembrava quasi che lo stesso aspettando. A Yuri non passò inosservato il tranquillo comportamento del Ragioniere Generale e, pensò, che la pubblicazione degli articoli sull’inchiesta in corso avesse già fatto prefigurare l’arrivo, da un momento all’altro, degli inquirenti. Notificato il decreto di perquisizione e di sequestro degli atti al Ragioniere Generale del Comune, questi lo ricevette, ne firmò la seconda copia per ricevuta e dopo aver letto il contenuto del decreto invitò Yuri a seguirlo, accompagnandolo nell’ufficio di Eleonora, zelante funzionaria della Ragioneria Generale, dove erano depositati gli atti dell’appalto su cui vigeva quell’inchiesta.

Entrato nella stanza di Eleonora, dopo aver bussato, il Ragioniere Generale del Comune spiegò ad Eleonora, questa si che apparve sorpresa ed alquanto turbata, chi erano quelle persone, il motivo per cui erano stati fatti entrare nella sua stanza e gli atti che dovevano essere oggetto di perquisizione e di sequestro. Yuri percepì il disagio di Eleonora e com’era nel suo abituale educato modo di comportamento si rivolse a lei con voce rassicurante invitandola ad indicare i faldoni dove erano contenuti gli atti relativi all’appalto per cui si stava indagando. Anche se rassicurata dal tono della voce di Yuri, Eleonora si affrettò a indicare i faldoni che le erano stati richiesti, che furono prelevati dagli uomini della Polizia Giudiziaria posti su un tavolo ed aperti per esaminarne il contenuto sotto l’attenta supervisione di Yuri ed alla presenza del ragioniere Generale. D’improvviso Eleonora realizzò il ricordo della discussione avuta in mattinata con Ermenegilda ed inizio a temere che da un momento all’altro la sua collega potesse entrare nella sua stanza per invitarla ad andare alla Pescheria per comprare i Masculini da Magghia; questo pensiero la rese irrequieta e la sua agitazione fu notata da Yuri che, ritenendola collegata all’attività di perquisizione che stavano conducendo, non le attribuì alcun significato particolare. L’esame degli atti delle carpette proseguiva regolarmente e nel mentre si procedeva a selezionare gli atti da requisire, questi venivano progressivamente annotati in un elenco battuto in duplice copia e a macchina che sarebbe servito ad ufficializzare l’elenco degli atti requisiti dagli inquirenti e di cui una copia sarebbe servita come ricevuta da notificare al Ragioniere Generale del Comune. Si era quasi a metà dell’esame degli atti contenuti nelle carpette e l’agitazione di Eleonora continuava a crescere temendo che da un momento all’altro Ermenegilda entrasse senza bussare nella stanza, com’era sua abitudine, e si mettesse ad invitarla con voce stentorea a seguirla alla Piscaria, senza badare minimamente ai presenti. Mai, aimé, previsione fu tanto azzeccata e puntuale: di li a poco la porta della stanza si aprì ed Ermenegilda, com’era sua popolana e spregiudicata abitudine si rivolse direttamente e teatralmente ad Eleonora, dicendole, senza prestare alcuna attenzione alle persone presenti nella stanza:

Amunnini, ca i masculini da magghia arruaru !” [ andiamo che sono già arrivate le alici pescate con la rete a maglia]

Ermenegilda rimase un po’ sorpresa dalla mancata risposta di Eleonora al suo invito  e che rimaneva inspiegabilmente zitta, vivendo un disagio ampliato dal fatto di non poter spiegare a Ermenegilda chi fossero quelle persone ed il motivo per cui in quel momento non poteva seguirla alla Piscaria. Il  disagio di Eleonora continuava ad aumentare specie dopo che incrociò lo sguardo di Yuri che però, e questo la rassicurò un pò, sembrava voler nascondere un lieve sorriso. Non capendo il contesto che aveva determinato la mancata risposta da parte di Eleonora, Ermenegilda continuò imperterrita ad invitare Eleonora a seguirla a comprare il pesce, nel mentre gli uomini della Polizia Giudiziaria, divertiti per quell’insolita scena pirandelliana, si erano fermati a seguito di quell’imprevisto evento comunicativo degno di un contesto teatrale, mentre Ermenegilda continuava ad invitare la collega a seguirla per acquistare il pesce da poco arrivato a Piscaria:

Hau, spicciti, amuninni prima ca finisciunu i masculini da magghia !” [ Hei, sbrigati, andiamo prima che terminino le alici pescate con la rete a maglia]

Eleonora continuava a rimanere zitta, sempre più a disagio, sperando che Ermenegilda capisse finalmente la situazione e rinunciasse a continuare ad invitarla a seguirla alla Piscaria; ma fu inutile sperare. Ermenegilda, purtroppo, continuò imperterrita:

Hau, ma cchi si scimunita, non mi senti, amuninni !” [ hei, ma sei scema, non mi senti, andiamo ! ]

Sempre più a disagio e temendo di peggiorare la situazione se avesse risposto ad Ermenegilda, Eleonora continuava a rimanere zitta e con gli occhi abbassati; ciò indusse Ermenegilda a concludere:

Senti bedda, u sai cchi ti dicu: offanculu ! [ senti bellezza, sai cosa ti dico: vaffanculo ]

Disse Ermenegilda, uscendo dalla stanza sbattendo con violenza la porta. Dopo l’uscita di Ermenegilda dalla stanza, Yuri, come se nulla fosse successo, disse: “ proseguiamo !”.

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