Di Angela Strano
La patrona di Catania, oltre a suscitare fervore tra gli abitanti, stimola curiosità varie. Affiora l’interesse per la storia, l’archeologia, il folklore. Tutto questo con i luoghi di culto che hanno visto sant’Agata protagonista. Aneddoti che affascinano credenti e non, i quali rievocano tradizione, valori, usi e costumi.
Un peregrinare lungo il centro storico
Dal quartiere Civita fino alla zona Antico Corso, è un pullulare di riferimenti e curiosità varie rispetto la patrona catanese. A ridosso della collina di Montevergine, luogo di fondazione di Catania, sono avvenute le vicende di Agata. Tra piazza Stesicoro e i resti dell’Anfiteatro Romano si trova la chiesa di san Biagio, detta anche sant’Agata alla Fornace. Assume questa seconda denominazione poiché è presente ‘a carcaredda, una fornace costruita per le torture umane. Secondo la leggenda, il martirio di sant’Agata è avvenuto qui, ovvero il taglio delle mammelle e poi il patire tra i carboni ardenti. A destra dell’edificio religioso si trova la cappella dedicata alla patrona. Qui è presente, dietro un vetro, la fornace luogo del martirio. Lo ricorda una scritta latina, Hic Vultata est Candentibus, “Qui fu voltata tra i carboni ardenti”.
Luoghi di culto: chiesa di sant’Agata al Carcere
Emerge in tutta la sua maestosità e peculiarità. Essa è emblema del medioevo catanese. E’ presente uno spigolo del Bastione parte delle mura che ha cinto la città. Esso a sua volta ingloba ciò che, secondo la tradizione, è stato il carcere per la patrona. Pertanto si parla di Bastione di sant’Agata. L’edificio, sull’altare maggiore, conserva una tela del 1558, di Bernardino Nigro, Il martirio di sant’Agata. Nell’opera si collega il luogo del martirio con l’anfiteatro, poiché questo trova rappresentazione alle spalle della santa e dei carnefici.
E’ presente la cassa con la quale, nel 1126, due soldati bizantini hanno riportato a Catania da Costantinopoli le spoglie di Agata e restituito al vescovo Maurizio. Nel 1040 è avvenuto il trafugamento delle reliquie e, con questa restituzione, si è tenuta alta la santità di Agata. Due lastroni di pietra lavica conservano impresse le impronte dei piedi della santa, quindi un’altra reliquia. A nord della navata, accessibile tramite una porticina, si trova l’interno del Carcere. Una statua di marmo della santa ricorda la sua guarigione dal martirio delle mammelle ad opera di s. Pietro. Luogo della morte di Agata, avvenuta nel 251 d.C., mantiene un’atmosfera sommessa e al contempo solenne. Nei secoli VI-VII esso è stato identificato come la cella di Agata.
Chiesa di sant’Agata la Vetere: tra tante curiosità
E’ stata la cattedrale più antica della città, fino al 1091. Secondo le fonti storiche, da quando l’edificio è stato adibito tra i vari luoghi di culto, le reliquie di Agata sono state trasferite. Si presume che il luogo di sepoltura originario sia stato san Gaetano alle Grotte, chiesa paleocristiana. Alcuni studiosi sostengono che la sepoltura della santa abbia avuto luogo presso la necropoli di via Dottor Consoli, venerata insieme all’altro patrono Euplio; una teoria che troverebbe conferma dall’epigrafe di Iulia Fiorentina. Una serie di ricerche discordanti che però trovano ancor più interessante e affascinante la vita della santa.
Un edificio che nei secoli ha attraversato diverse trasformazioni, dall’inglobamento, nel 1500, su tre lati da un Bastione detto poi del Santo Carcere. Nel 1693, col terremoto, la chiesa è stata quasi completamente distrutta; vi è rimasta solo la cripta sotterranea. Individuata grazie ad un’intuizione di Ugo Aresco, qui Agata ha subìto il primo livello di giudizio.
La chiesa vede inoltre, come leggenda, il recarsi di santa Lucia presso la tomba di Agata, che prega per la guarigione della madre. Già ben presto dopo la morte della patrona, i catanesi hanno iniziato a chiederle protezione, a cominciare da un’eruzione. A sant’Agata della Vetere si trovano sei cerei processionali, una parte delle cosiddette candelore. All’ingresso una cassa di legno, protetta da una teca in vetro; si ritiene che le spoglie della santa siano state qui per 500 anni. Un excursus tanto ricco quanto vario, tanto formativo quanto ricreativo. I luoghi di culto di sant’Agata rievocano storia, leggenda, folklore, osservazione di come i catanesi si siano evoluti nel tempo.
Nella foto, Portale di Sant’Agata al Carcere.