Alla ricerca dell’antica città sicula Ambica

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Di Salvatore Casa

In Sicilia, vicini alla costa tirrenica tra Palermo e Cefalu’, sono tanti i siti di rilevanza archeologica presenti nell’ area del fiume Imera ed in particolare, i siti di Terravecchia in Caltavuturo, Sclafani Bagni, Himera a Termini Imerese, la Rocca di Cefalu’, il meno conosciuto sito di Monte Riparato presso il comune di Scillato.

Incuriosito da eventi storici accaduti in questi luoghi, mi soffermo in particolare su una vicenda tramandataci da Diodoro Siculo, dove si citano tra l’altro, la città di Ambica ed il sito di “Torgia” ovvero il monte “Gorgium”.

Queste ultime località ci vengono tramandate in quanto luoghi dove si svolse nel 306 a.c. la c.d. battaglia di “Torgia”, nell’ambito di una guerra civile dove si confrontarono gli eserciti dell’oligarca Dinocrite di Siracusa e di colui che sarebbe diventato Basileus di Sicilia, Agatocle.

Tali luoghi, ad oggi, non sono stati individuati con certezza, ma le predominanti correnti accademiche e l’archeologia ufficiale, cautamente individuano l’antica città di Ambica con il sito archeologico di Monte Riparato, nei pressi dell’attuale paese di Scillato, mentre il sito di Torgia, potrebbe essere il monte dove sorge l’attuale città di Caltavuturo.

Rifletto sul perché questi siano considerati i possibili luoghi dove si svolsero tali eventi e ripercorro innanzitutto la storia che ci racconta Diodoro Siculo.

Quest’ultimo, nato ad Agira visse dal 90 al 30 a. c., ci racconta tali vicende nel libro XX di un opera monumentale chiamata appunto

Biblioteca Historica”.

Molti racconti riferiti agli eroi Siculi ci giungono proprio da Diodoro Siculo il quale, avendo vissuto 4 secoli dopo i personaggi di cui racconta, fece riferimento ad autori più antichi, come Timeo di Tauromenio, uno storico Siceliota, la cui opera “Sikelikà” andata perduta, racconta l’Occidente greco, dalle origini fino alle vicende di Agatocle.

Agatocle, nato nel 361a.c. presso la punica Terme, attuale Termini Imerese, all’ eta’ di sette anni si trasferì a Siracusa dove emerse successivamente come valido stratega durante gli scontri con la potente Cartagine. Quest’ ultima, dopo la vittoria riportata ad Himera nel 409 a.c. e le vicende Timoleontine, consolidava la sua influenza nella Sicilia occidentale al di là del fiume Imera.

Uno scontro per l’egemonia in Sicilia.

Nonostante i pareri negativi di Timeo sulla figura di Agatocle, definito in sintesi un avido tiranno disposto a ogni bassezza pur di ottenere l’egemonia tirannica in Sicilia, bisogna comunque riconoscerne un primato, ovvero di essere stato il primo nella storia ad essersi confrontato con l’esercito punico sul suolo africano.

Agatocle, nel 306 a. c. rientra in Sicilia proprio da una delle campagne militari in Africa, per sedare una rivolta degli oligarchi guidati dal Siceliota Dinocrite.

Per riuscire nell’ intento non esita a chiedere aiuto proprio ai Cartaginesi che in cambio chiesero la restituzione delle città precedentemente perdute.

I Punici probabilmente preferirono tenersi Agatocle come nemico che rischiare di ritrovarsi un nuovo nemico con cui confrontarsi.

Da Cartagine sbarca in Sicilia alla ricerca di denari per costituire un nuovo esercito (B.H., XX, 71)

e passando dalla città natale ovvero Termini Imerese e poi Cefalu’, (le uniche roccaforti che avrebbe comunque tenuto per sé, B. H., XX, 78), infine si dirige verso Siracusa determinato a sconfiggere il ribelle Dinocrate.

A questo punto, Diodoro narra di questo scontro e menziona i luoghi suddetti.
Al riguardo merita particolare menzione un particolare raccontato. Agatocle favorito nello scontro per la sua esperienza militare, fa credere a Dinocrate di accettare la sua resa, ma attesa la loro discesa dal monte, in migliaia furono invece trucidati (B. H., XX, 89).
Dinocrate, inaspettatamente graziato, ritorno’ ad essere un fidato Generale di Agatocle, che invece e’ ormai destinato a diventare Basileus di Sicilia.

Agatocle di Terme morì a Siracusa nel 289 a.c. forse a causa di un cancro alla bocca.

Questa e’ la storia tramandataci.

Sul Monte “Gorgium” c’ è da dire che alcuni, partendo dal nome Calta-vuturo, interpretano quest’ ultima parte del nome “vuturo”, come derivante da voltojo, (avvoltoio).

 Ebbene, taluni credono sia quel Mons Torgium di Hesichio, autore greco, secondo cui i voltoj che vi si annidano erano detti anticamente Torgi. Da questa speculazione si localizzerebbe il monte Torgium proprio sul Monte dove sorge Caltavuturo (Rocca dell’avvoltoio).

Su Ambica, c’ e’ chi attribuisce la sua localizzazione presso l’ attuale Sclafani Bagni, sul cui territorio vi e’ una pianura, detta piana pianta (piano del pianto), nome che si presume essere stato attribuito per le carneficine compiute durante antiche battaglie.

Ma lasciamo stare queste ipotesi che non hanno molta logica.

Quel che è certo visitando l’antico abitato di Monte Riparato, e’ che dalla sua cima detta Pizzo Sant’ Angelo, si resta stupefatti dalla visuale sui 4 lati del monte. La vallata del fiume Imera ad est, mentre ad ovest – sud ovest, non molto lontani, si ammirano le due emergenze rocciose dove sono situate Sclafani Bagni e Caltavuturo.

In mezzo, una vallata dove e’ semplice immaginare possano essersi combattute le battaglie di Agatocle contro Dinocrate.

Il fiume Imera, protostorica autostrada, poteva benissimo essere il tragitto che Agatocle scelse per cercare lo scontro contro Dinocrate in direzione di Siracusa.

Sui resti dell’abitato situato sul monte, che dire, si rimane affascinati dai resti di antiche terme romane, il Pizzo cosparso di antichi frammenti, tra cui un resto di quello che doveva essere un cornicione di stile ellenistico, analogo a frammenti restituiti dai siti di Solunto e Terme (Termini Imerese) e che colloca cronologicamente l’antico abitato proprio nel periodo IV – II sec a.c..

Senza considerare che proprio in questi luoghi sembra sia stata scoperta una phiale aurea durante i lavori per tralicci elettrici.

La phiale, immessa nel mercato clandestino, nel 1990 rientra da New York in Italia, dopo una lunga vicenda giudiziaria internazionale ed oggi può essere ammirata nell’ antiquarium di Himera.

Una phiale per rituali religiosi, un kg d’ oro massiccio, meravigliosamente decorato da sublimi incisioni con ellenistica maestria.

Una città dunque che dovette godere di floridezza, proprio in quel periodo ellenistico in cui si svolsero gli eventi raccontati da Diodoro.

Insomma. Ambica o non Ambica?

 Questa riflessione costituisce un umile tentativo di approfondire e consolidare quegli elementi che stanno alla base della ipotesi di localizzazione di Ambica presso il sito di Monte Riparato.

Nasce anche grazie ad amici e compagni di avventure, nonché dalla convinzione che la condivisione delle conoscenze, il rigorismo concettuale ed una analisi comparativa, possano essere validi strumenti per consolidare una ipotesi secondo un approccio scientifico.

Resta comunque il rammarico di constatare come questi luoghi siano dimenticati e trascurati.

Infine, non posso che concludere con un auspicio, che riprenda presto la ricerca archeologica magari con metodi stratigrafici moderni e si intraprendano azioni tese a valorizzare siti come quello di Monte Riparato, rendendoli fruibili e sicuri.

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