Gli Eroti delle Terme Romane di Catania

Condividi questo articolo?

Di Giuseppe ed Edoardo Smedile

Nel cuore della città, sotto la centralissima piazza Duomo vi sono le terme Achilliane, retaggio di quando la città di Catania era un polo strategico dell’impero Romano .

Facilmente accessibile dal sagrato della Cattedrale di Catania, dedicata alla nostra padrona Agata, il percorso si presenta con pochi scalini: entrando troviamo subito il maestoso complesso termale fortunosamente conservato fino ai giorni nostri.

Si presuppone, infatti, sia stato costruito presumibilmente nel lontano IV secolo A.C.

EROTO – PUTTO – AMORINO

Le terme sono composte da multiple sale, all’ingresso troviamo la sala principale, denominata dei “quattro pilastri”: i pochi visitatori presenti vengono subito distratti dalla bellezza delle volte, archi e colonne intagliati con la scura pietra lavica tipica del nostro territorio, destando attenzione alle volte che sorreggono l’imponente edificio sovrastante.

Alzando un po’ lo sguardo nella copertura, si notano tracce residue degli stucchi originali, che furono realizzati da artigiani locali per decorare l’ambiente.

Rappresentazioni categoricamente bianche per creare uno sgargiante contrasto con la nera pietra lavica .

Naturalmente l’inganno delle tracce ormai residue dell’intonaco si presta a far sì che il visitatore non presti molta attenzione a scorgere un qualcosa che possa avere una parvenza di “ decorazione “.

POTHOS – EROS – IMEROS

GLI EROTI DEL SOSPIR D’AMOR

All’improvviso durante il percorso ecco apparire, come se fosse una ricompensa, ai più tenaci “esploratori“, uno scalcinato miscuglio di pietrisco di pomice, calce e candito intonaco .

Eccolo è lui “L’EROTO CATANESE”, permetteteci di definirlo più che mai “marca liotru” (definizione di Catanese D.O.C., Ovvero nato in prossimità dell’elefante simbolo della Città) .

Della parte antica degli stucchi, ben si conserva la figura di un EROTO, nudo ed alato nell’atto di vendemmia. Con la mano sinistra sorregge un recipiente più piccolo rivolto verso il tino ricolmo di uva per meglio identificare il suo contenuto.

Ai piedi del figlio di AFRODITE, una cesta piena di uva parte il suggerimento ad una sessualità sfrenata, richiamando nel decoro “PHOTOS DIO” della nostalgia amorosa. Sul capo quasi un aureola a rimarcare la natura divina, con il braccio destro teso, sembra incitare i commensali a usufruire del nettare degli dei e lasciarsi così abbandonare all’abbraccio di EROS, Dio dell’amore passionale (anch’egli figlio di Afrodite), epilogo naturale di grazie alla complicità dei fumi dell’alcol, premessa per una felice avventura erotica.

Naturalmente era auspicabile per il buon fine dell’incontro l’intervento di “HIMEROS”, che rappresentava la bramosia amorosa ,terzo ed ultimo dei tre EROTI, (figli della sposa di EFESTO Dio del fuoco) scivolando così beato tra le braccia di Orfeo fine ultimo delle calde ed avvolgenti acque termali .

Sullo sfondo è presente una ennesima effimera immagine quasi a rappresentare una fiammella (in Romano Lumicella) per sottolineare la natura imprendibile delle evanescenti fiamme .

Il soggetto iconografico si ritrova particolarmente diffuso nel mondo romano, soprattutto in ambito privato, per il suo valore evocativo di benessere paradisiaco.

La stilizzazione dei tratti fisionomici che caratterizza la figura mitologica e quella terrane, con elementi del volto e parti anatomiche resi schematicamente mediante semplici tratti in altorilievi.

Credo che sia sorprendente l’analogia in terra di “SICILIA”, che in alcuni mosaici del medesimo soggetto, contestualizzato nella stessa epoca IV° secolo D.C.

In questo caso l’eroto tramite le preziose tessere è raffigurato in scene di coltivazione della vite, di vendemmia e di pigiatura dell’uva ,ornano i pavimenti di alcuni ambienti attigui al Portico ovoidale nella Villa Romana del Casale a Piazza Armerina.

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.