“La sentenza con cui è stata accolta la mia istanza di riabilitazione costituisce, specie nelle sue motivazioni, un passaggio cruciale per la mia vicenda personale, familiare e sociale. In essa riconosco un’espressione estremamente significativa di quel valore della giustizia che durante la mia vita ho imparato a conoscere, rispettare e custodire nella coscienza e nell’agire, al netto dei tanti errori compiuti, a partire dall’insegnamento dei miei genitori, dal percorso educativo scolastico e universitario e dalla mia formazione politica all’interno della Democrazia Cristiana. Un valore al quale la Costituzione assegna un ruolo cardine per la nostra convivenza civile, ancorandolo saldamente alla centralità della persona e della sua intangibile dignità”. A dirlo è il commissario regionale della Dc, Totò Cuffaro, dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza di Palermo.
“La mia convinta e determinata difesa nel processo, il rispetto manifestato per la sentenza di condanna e il tratto fragile e tenace insieme con cui ho vissuto l’espiazione della pena in carcere – prosegue – segnano tappe altrettanto importanti, di una giustizia, in cui ho sempre ostinatamente e convintamente creduto, che in questi anni ho visto prendere corpo sotto i miei occhi nella densità di volti, di storie, di errori commessi e sofferenze, così come di desiderio di redenzione, di perdono e di riscatto morale. L’impegno politico della Democrazia Cristiana nuova – sottolinea l’ex governatore – nasce proprio dall’intima convinzione che quel patrimonio ideale del quale osservo la sorprendente attualità e di cui questa giustizia costituisce bagaglio inviolabile non è un repertorio del passato, da guardare con nostalgica rassegnazione, ma un formidabile strumento per rilanciare con responsabile e consapevole protagonismo verso il futuro, peraltro carico di tanti incognite, i tanti giovani e le tante donne che in questi mesi ho incontrato desiderosi e determinati nel desiderio e nell’impegno di offrire il loro contributo per la costruzione del bene comune”, conclude Cuffaro.