E CHI ERA IL SUO LUOGOTENENTE SALVATORE FERRERI, ALIAS FRA’ DIAVOLO ?
Di Santi Maria Randazzo
Quali furono i loro collegamenti organici con i gruppi di guerriglia organizzati dai servizi segreti nazi-fascisti prima e con i servizi segreti anglo-americani successivamente ?
Una certa storiografia ha presentato le vicende legate al separatismo siciliano e a Salvatore Giuliano come una spontanea e sincera risposta sociale ad una genuina esigenza di indipendenza dei Siciliani che, sicuramente, hanno sempre avuto a cuore l’idea di nazione della loro terra: probabilmente le cose non stanno così come è stato possibile appurare dai lavori pubblicati da alcuni studiosi cui è stata data la possibilità di accedere ai documenti segreti degli archivi inglesi e americani. Ciò che oggi sappiamo e che, in realtà, il Bandito di Montelepre e la sua banda costituirono inizialmente, assieme ad una vasta rete terroristica, la risposta organizzata dai servizi segreti nazi-fascisti negli anni che precedettero la fine della seconda guerra mondiale alla realistica previsione di una imminente invasione da parte delle truppe anglo-americane. Le cellule territoriali di tale rete di sabotatori furono inglobate, successivamente, nel più sofisticato ed ampio servizio segreto anglo-americano in funzione anticomunista allorché, dopo Yalta, si instaurò il Nuovo Ordine Mondiale che diede vita alla cosiddetta guerra fredda.
I vertici nazisti incaricano Herbert Kappler di organizzare la “ Rete Invasione” il cui obiettivo era quello di compiere sabotaggi al fine di rallentare la marcia degli eserciti alleati; a tal fine Kappler avvia in Sicilia il piano “ Azienda Agricola” che avrà un centro di coordinamento segreto a Taormina e sarà supportato da esponenti della grande proprietà terriera siciliana. (1) Nello stesso periodo a Salò il gerarca Pavolini crea una rete composta da due strutture della futura resistenza fascista da affiancare alle strutture tedesche: la “ Centuria del fascio crociato” e la “ Guardia ai Labari”; la rete, già nel 1943, viene affidata al controllo del principe Valerio Pignatelli. (2) In Sicilia tra l’estate e l’autunno del 1943 i servizi segreti americani scoprono ed arrestano i componenti di un gruppo di sabotatori che, oltre ad aver svolto propaganda politica per indurre alla rivolta contro le truppe alleate, hanno compiuto atti di sabotaggio a Trapani, Agrigento, Vittoria e Francofonte. Già nell’estate del 1943 i nazi-fascisti sono ormai convinti che non potranno cambiare a loro favore le sorti della guerra ma possono tentare di rallentare al massimo l’avanzata dell’armata anglo-americana per avere il tempo di organizzare una efficace resistenza per poter, così, mediare una resa meno onerosa. A tal fine decidono di creare una rete spionistico-terroristica nascosta di sabotatori – agitatori che viene insediata in una miriade di centri occultati in monasteri, tenute agricole, masserie ed in locali pubblici che servono da copertura.
Sono i tedeschi a dirigere questa rete di sabotatori – agitatori che va dalla Sicilia alla Linea Gotica. E, come documentano Casarubea e Cereghino: “ La struttura spionistica dei nazisti in Italia fa capo al Bds, il Comando della polizia di sicurezza e dei servizi di sicurezza germanici, da cui dipendono, tra le varie diramazioni, il Kommando 190 e il Kommando 212, composti da militi della Decima Mas con la saltuaria presenza di qualche istruttore germanico. A dirigere il Kdo 190 è Bauer; il responsabile del Kdo 212 è Thun von Hohenstein, che troviamo a prima a Roma, in via Tasso, con Kappler e poi a Verona fino alla fine della guerra. Il Kommando 152 è composto dagli uomini di Tommaso David, personaggio oscuro di cui ci occuperemo più avanti e, in specie, a proposito del misterioso Frà Diavolo”. (3)
Tra il 1944 ed il 1945 compare sulla scena del banditismo e del separatismo una figura, inizialmente collocata nei gruppi nazi-fascisti che attueranno la cosiddetta guerra non ortodossa, che le cronache dicono proveniente da Alcamo che, successivamente, sarà un protagonista assieme a Salvatore Giuliano, di cui era il vice, di una stagione di stragi, sequestri ed assalti a depositi di armi, carceri e caserme, Salvatore Ferreri, alias Fra’ Diavolo, indicato come collaboratore della Polizia e ucciso dai carabinieri il 27 giugno 1947. Ma chi era veramente Salvatore Ferreri e da chi prendeva ordini assieme a Salvatore Giuliano? Per rispondere a queste domande dobbiamo analizzare ed illustrare il contesto delle iniziative nazi-fasciste che precedettero la fine della seconda guerra mondiale volte a creare strutture e reti terroristiche, che avrebbero dovuto compiere atti di sabotaggio, da collocare nei territori che, da li a poco, sarebbero state occupate dagli eserciti alleati.
Una delle strutture fondamentali della rete spionistica nazi-fascista era costituita dalle stazioni radio clandestine che vennero organizzate in varie parti d’Italia. E in una di queste stazioni radio clandestine troviamo Salvatore Ferreri: “ Dall’autunno ’44, annunciatore di una delle radio clandestine della Rsi al Sud è, come vedremo più avanti, “ Vindex”, il Vendicatore, guarda caso uno dei tanti nomi di copertura di Salvatore Ferreri, il numero due della banda Giuliano”. (4) Le attività di Salvatore Ferreri nel mezzogiorno vengono altresì così documentate: “ Qui opera dal ’44 un membro autorevole della banda Giuliano, e cioè Salvatore Ferreri, alias Fra’ Diavolo, che i rapporti dell’intelligence americana firmati da Angleton collocano sicuramente in azione tra Roma e Napoli, nella zona di Monte Esperia, già all’inizio del ’45. E’ un territorio in cui ha spadroneggiato per molti anni Tommaso David, il referente della squadra “ Eliminazioni” degli Sa ( Rsi). E’ David a dare ordini a Fra’ Diavolo – Leader of a fascist band operating in the Monte Esperia area in Rome – fino alla primavera del ’45 ( nota 112). La banda Giuliano è al centro degli interessi del fronte terroristico nero. “ Enotrio” da le informazioni più precise, è lui il capo in Campania. E in questa veste non può ignorare le attività di una formazione armata tanto importante da avere riscosso la fiducia degli uomini di Pignatelli fin dal ’43”. (5)
Già poco prima della fine della seconda guerra mondiale gli uomini dei servizi segreti tedeschi ed italiani, in particolare gli uomini della Decima Mas, trovarono utile collaborare in Italia e specificatamente in Sicilia con i servizi segreti anglo – americani che, a loro volta, poterono disporre di un consistentissimo numero di uomini ben addestrati e ben motivati a contrastare il comunismo: dal canto loro questi uomini che avevano fatto parte della Decima Mas e dell’Ovra trovarono conveniente collaborare con i servizi segreti anglo-americani ricevendone protezione e garanzie di immunità per i crimini precedentemente commessi. In questo contesto, tra la fine del 1944 ed il 1945, troviamo la presenza di Salvatore Ferreri, detto tra gli altri nomi in codice Frà Diavolo, che diventerà in seguito il luogotenente di Salvatore Giuliano. Già nel 1945, nell’ambito dell’uso di locali pubblici da parte dei servizi nazi-fascisti, troviamo che: “ Salvatore Ferreri, alias Frà Diavolo, membro autorevole della banda Giuliano, apre ad esempio una trattoria a Firenze frequentata da strani personaggi”. (6)
Un ulteriore elemento che collega direttamente Salvatore Giuliano con la rete spionistica nazi-fascista, probabilmente già dal 1943, è costituito dai bersagli delle azioni di Giuliano e della sua banda, costituita principalmente da Carabinieri e caserme dei Carabinieri; tale collegamento è così spiegato da Casarubea e Cereghino: “ L’avvio di < Azienda Agricola > coincide con l’arrivo in Sicilia di Mondini e del suo marconista e con l’attivazione criminale di Giuliano che, il 2 settembre ’43, uccide il carabiniere Antonio Mancino in località Quarto Mulino ( San Giuseppe Jato). Nel dicembre ’43, < Turiddu > assalta la caserma Cc di Montelepre. I servizi segreti nazisti, proprio in quei giorni, iniziano una guerra senza quartiere contro l’Arma, colpevole di essere il braccio armato dei Savoia, ovvero della monarchia che si è macchiata del vergognoso crimine del < tradimento > del 25 luglio”. (7) Su Salvatore Giuliano sono emerse, recentemente, documentazioni che attesterebbero informazioni secondo cui: “ a) aveva collegamenti con la X Mas del principe Borghese; b) era stato addestrato nella Repubblica sociale italiana prima di essere rispedito in Sicilia per diventare il comandante dell’Evis; c) disponeva di armi e divise statunitensi; d) a Portella poteva contare su più gruppi di fuoco, uno dei quali costituito da neofascisti. – Tale ricostruzione si avvale anche di documenti tratti da fonti Usa desegretati dei servizi di Intelligence americani […]”. (8)
Ma chi furono i mandanti della strage di Portella della Ginestra ? Varie ipotesi sono state avanzate nel tempo per identificare i mandanti della strage di Portella della Ginestra la cui dinamica è stata ampiamente analizzata nel corso del processo di Viterbo; vi è comunque una certa unanimità di pareri nell’affermare che tale strage non fu decisa da Salvatore Giuliano. Le ragioni per cui non sarebbe possibile addebitare a Giuliano la decisione di fare tale strage sono ragionevolmente indicate da Giovanni Tamburino: “ Giuliano teneva all’immagine di < figlio del popolo > uscito da una famiglia che conosceva la durezza della sua terra. Rivendicava di aver preso la strada del crimine spinto dalla povertà in cui versava e si proponeva come una sorta di Robin Hood protettore dei miseri contro lo Stato oppressore. La decisione di compiere una strage contro i braccianti radunati a festeggiare il Primo maggio era insensata rispetto alla sua storia e al modo in cui voleva presentarsi. I suoi collaboratori per primi avvertirono l’assurdità di colpire i beneficiari ideali del sogno di riscatto impersonato dal capo. E’ una certezza, sorretta da molteplici conferme, che Giuliano ricevette pochi giorni prima della fine dell’aprile 1947 un’indicazione cogente con ogni probabilità attraverso una missiva, sembra distrutta con il fuoco dallo stesso capobanda e comunque mai reperita”. (9)
Nella seduta del Senato del 26 ottobre 1951 il senatore Girolamo Li causi sostenne la natura politica della strage e ne indicò l’origine: “ […] nello spavento della casta dominante, della Democrazia Cristiana, del Vaticano e degli imperialisti d’oltre Oceano prodotto dalla vittoria socialcomunista del 20 aprile 1947. A sostegno del suo riferimento alle forze Usa, Li Causi ricordava che il maggiore Mike ( Michael) Stern, dell’esercito statunitense, si era recato da Giuliano pochi giorni dopo la strage e si era premurato di farsi latore del messaggio che Giuliano aveva scritto a Truman”. (10) Dei rapporti tra Salvatore Giuliano ed i servizi segreti statunitensi parla anche Stefania Limiti con riferimento ai rifornimenti di armi provenienti dalle dotazioni dell’esercito del generale Wladislaw Anders: “ Le armi delle sue divisioni contribuirono a meno nobili obiettivi, visto che finirono anche nelle mani del bandito siciliano Salvatore Giuliano: l’intermediario fu l’attivissimo Earl Brennan, ponte di collegamento tra l’Oss degli Usa e i gruppi anticomunisti in Italia. Massone, Brennan era stato capo della Secret Intelligence che in Italia, durante il fascismo, aveva tenuto contatti con l’Ordine del Grande Oriente”. (11)
BIBLIOGRAFIA:
- Giuseppe Casarubea – Mario J. Cereghino – Lupara nera – Bompiani. Milano 2009, pp. 16-17. .
- Giuseppe Casarubea – Mario J. Cereghino – Lupara nera – cit., p. 19.
- Giuseppe Casarubea – Mario J. Cereghino – Lupara nera – cit., p. 24.
- G. Casarrubea – Soria segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra – Milano, Bompiani, 2005.
- Giuseppe Casarubea – Mario J. Cereghino – Lupara nera – cit., pp. 83-84.
- Giuseppe Casarubea – Mario J. Cereghino – Lupara nera – cit., p. 35.
- Giuseppe Casarubea – Mario J. Cereghino – Lupara nera – cit., p. 35.
- Giovanni Tamburino – Dietro tutte le stragi -Donzelli Editore, Roma 2022, p. 173.
- Giovanni Tamburino – Dietro tutte le stragi, cit., pp. 166-167.
- Giovanni Tamburino – Dietro tutte le stragi, cit. p. 169.
- Stefania Limiti – L’Anello Della Repubblica – Chiarelettere editore, Milano 2018, p. 59.
Potreste specificare quali azioni di sabotaggio furono fatte a Francofonte e quando furono fatte ?