Tutta colpa della voglia di avere un impero?

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Di Santi Maria Randazzo

La voglia di Mussolini di governare un impero e il contesto internazionale in ambito energetico che precedette la Seconda guerra mondiale, fecero sì che non si colse l’occasione per assicurare il fabbisogno energetico all’Italia.

LA RICERCA DI UNA SUPREMAZIA MILITARE SUL MARE TRA INGHILTERRA E GERMANIA ALL’INDOMANI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

All’inizio del XX secolo vi è un passaggio politico-militare-tecnologico cruciale, dopo quello determinato dell’invenzione del motore a scoppio realizzato per utilizzare appieno il petrolio come carburante, che influenzò fortemente tutte le successive politiche energetiche dei paesi industrializzati e che emerse come esigenza politico-militare alle soglie della prima guerra mondiale. All’inizio del secondo decennio del XX secolo l’aggressiva politica militare della Germania, protesa a realizzare la supremazia sul mare a scapito dell’Inghilterra, si sviluppava in una condizione che accomunava tecnologicamente tutte le flotte dell’epoca, determinata dall’uso del carbone come propellente per i motori delle navi da guerra. La consapevolezza delle intenzioni di supremazia della Germania, che aveva acquisito un evidente vantaggio sulla flotta inglese, spinse il ministro degli interni inglese Winston Churchill, nel 1912, ad imporre la conversione dei motori delle navi da guerra inglesi che, da quel momento, vennero dotate di motori diesel per poter acquisire un vantaggio di velocità sulle navi da guerra tedesche. Questa scelta politico-militare impose all’Inghilterra la necessità di poter avere un sicuro accesso alle fonti petrolifere che, nel 1912, non poteva essere garantito dai territori dei paesi facenti parte dell’impero britannico:

Per la soluzione del problema, c’era la strada che portava ai vasti giacimenti persiani scoperti dall’Anglo Persian Oil Company, società interamente britannica. Winston Churchill dunque, nel giugno del 1914, propose alla Camera dei Comuni l’insolita decisione di entrare negli affari petroliferi e di acquisire la maggioranza assoluta della compagnia per poterne indirizzare l’attività secondo una logica politica. Sostenne a riguardo che la Royal Navy non poteva essere lasciata in condizione di dover acquistare il combustibile in un mercato in cui era padrone un monopolio <controllato da stranieri> ovvero dagli americani”. (1)

L’iniziale esigenza da parte britannica di poter disporre di sicuri approvvigionamenti petroliferi, per esigenze specificatamente militari, venne successivamente e progressivamente ampliata in Inghilterra così come negli altri paesi, dovendo sostenere parimenti il costante incremento dello sviluppo industriale che si realizzò nel corso del XX secolo: esigenze militari ed esigenze industriali imposero la necessità di avere disponibilità certe e sempre maggiori di petrolio e gas. Questa insopprimibile necessità di poter disporre di disponibilità certe e sempre maggiori di petrolio e gas scatenò, nel corso dei decenni che precedettero la seconda guerra mondiale, una <uerra senza esclusione di colpi> tra le nazioni maggiormente industrializzate o che volevano perseguire una politica di espansione industriale, tra cui l’Italia.

 LE POLITICHE ENERGETICHE DELL’ITALIA NEL VENTENNIO FASCISTA  E L’IDILLIO POLITICO TRA MUSSOLINI E CHURCHILL

Qualche storico si è posta la domanda del perché all’indomani dell’assassinio di Giacomo Matteotti: “ [..] tra Roma e Londra si instaura un feeling straordinario. Churchill, che nel frattempo è diventato cancelliere dello Scacchiere, cioè ministro delle Finanze, la terza carica più importante del Regno Unito, ammira a tal punto Mussolini che nel 1927 vuole addirittura incontrarlo in Italia. Da quel momento, tra i due statisti inizia un intenso rapporto epistolare che durerà nel lungo periodo (1929-1939) in cui il politico britannico non ricoprirà alcuna carica di governo, fino alla vigilia della seconda guerra mondiale”. (2)

In questo contesto storico, nel 1926, viene fondata l’AGIP la cui funzione era quella di dover dare risposte alle esigenze italiane di sviluppo industriale ed economico, nonché garantire il fabbisogno energetico collegate alle poderose necessità militari dettate dagli ambiziosi progetti del regime. In quell’epoca era ancora cocente il risentimento per l’esclusione dell’Italia dallo sfruttamento delle risorse petrolifere determinato dagli accordi segreti tra Inghilterra e Francia all’indomani della guerra contro la Turchia a cui aveva partecipato anche l’Italia. Le maggiori risorse petrolifere a cui si poteva attingere in quel periodo erano concentrate nell’area medio-orientale ed il ruolo determinante era svolto dall’Inghilterra dove: “ […] nel 1928 viene fondata la Britsh Oil Development Company (BODC), una società destinata a gestire l’estrazione petrolifera medio-orientale coinvolgendo altre Compagnie europee. E tra queste figura anche l’AGIP, ovviamente”. (3)

La disponibilità inglese a far partecipare l’AGIP allo sfruttamento dei campi petroliferi medio-orientali  voleva essere, in qualche modo, compensativa della precedente esclusione dell’Italia dagli accordi tra Inghilterra e Francia; al tempo stesso da parte inglese si voleva frenare l’iniziativa autonoma italiana che avrebbe potuto creare problemi sia nell’area medio-orientale che nel complesso del mercato mondiale del petrolio: gli Inglesi sono comunque diffidenti ed incaricano la loro Intelligence di spiare le mosse italiane. I risultati delle indagini operate dall’Intelligence inglese confermano le <bellicose> intenzioni italiane nell’ambito del reperimento di risorse petrolifere: vengono accertate iniziative italiane rivolte alle risorse petrolifere di Sulaimani, Mossul dell’Iraq; pari preoccupazione per gli Inglesi sorge a causa dell’accordo che si sta realizzando tra Roma e Mosca per una maxifornitura di petrolio all’Italia a prezzi molto più vantaggiosi dei prezzi di mercato imposti dagli inglesi. La politica italiana nell’ambito delle acquisizioni di risorse energetiche sembra avere successo ma Mussolini non ha tenuto conto delle trame inglesi ed avventatamente nel 1932 alimenta  la sua politica imperiale avviando la conquista dell’Etiopia.

LE STRATEGIE INGLESI VOLTE A CONTRASTARE L’AUTONOMIA ENERGETICA ITALIANA E LA LIMITAZIONE DELLA SUA POTENZA ECONOMICA, POLITICA E MILITARE

All’inizio del 1932 gli inglesi ottengono una concessione petrolifera per settantacinque anni dall’Iraq e fondano una nuova società, la Mosul Oil Fields a cui viene ammessa anche l’AGIP. Mussolini ritenendo imprudentemente di poter disporre delle risorse finanziarie ed energetiche necessarie per poter dare all’Italia un impero, avvia la conquista dell’Etiopia che provoca le reazioni inglesi che attuano una serie di iniziative volte a creare strumentalmente contrasti con gli Iracheni al fine di determinare la rescissione del contratto che garantiva le concessioni petrolifere. E: “Mentre il Duce già accarezza i suoi sogni di gloria, infatti, Londra sta predisponendo le contromosse per ridimensionarli. I soci dell’AGIP nella BODC e nella Mosul Oil Fields, attraverso una serie di manovre dilatorie, tendono a ritardare all’infinito il pagamento delle somme dovute agli Iracheni per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi. Con l’obiettivo, evidentemente, di indurre Bagdad ad annullare la convenzione. La guerra etiopica è già iniziata, la macchina bellica richiede risorse e il governo non è più in grado di concedere all’AGIP i fondi che metterebbero la nostra azienda di Stato non solo nella condizione di onorare i propri impegni con gli Iracheni, ma addirittura di rilevare altre quote del pacchetto azionario della Mosul Oil Fields, conquistando una posizione di forza”. (4)

Mussolini è costretto a scegliere tra la conquista dell’Etiopia e garantire all’Italia le necessarie risorse petrolifere che la renderebbero autonoma per il garantimento del proprio fabbisogno; assecondando le proprie ambizioni imperialistiche Mussolini sceglie di rinunciare alla propria presenza nello sfruttamento delle risorse petrolifere dell’Iraq e nel novembre del 1935 convoca a Palazzo Venezia il presidente dell’AGIP a cui impone tale rinuncia. Così Mussolini al presidente dell’AGIP Umberto Puppini: “I superiori destini della nostra Patria ci impongono di sacrificare i nostri interessi petroliferi in Iraq […] Trame e insidiose manovre speculative messe in atto contro i nostri interessi non devono compromettere la grandezza del nostro Impero! Esigo la massima obbedienza e vi ordino di seguire le disposizioni dei ministri delle Corporazioni e delle finanze […] Ricordate che sono in gioco i destini della Patria”. (5)

La rinuncia italiana determinerà la sostanziale non opposizione di Francia e Inghilterra alla conquista dell’Etiopia, mascherata da un finto embargo che sarà tolto all’indomani della conquista. Mussolini potrà vantarsi del fatto che l’Italia ha un impero nel momento stesso in cui l’Italia viene estromessa dall’accesso alle fonti petrolifere del Medio Oriente. Le successive e conseguenti difficoltà finanziarie dell’Italia che, fra l’altro, impediranno a Mussolini di fortificare il Brennero in funzione difensiva antitedesca, faranno si che: “ […] l’Italia venga risucchiata nell’orbita della nuova potenza emergente: la Germania di Adolf Hitler”. (6)

BIBLIOGRAFIA

  • Benito Li Vigni – Le guerre del petrolio – Editori Riuniti – Roma, 2004, pp. 170-171.
  • Mario Josè Cereghino – Giovanni Fasanella – Il Golpe Inglese – Chiarelettere Editore, Milano, ottava edizione 2020 – p. 31.
  • idem, p. 32.
  • idem, p. 35.
  • idem, pp. 35-36.
  • Mario José Cereghino – Giovanni Fasanella – cit., p. 36.

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