Caro Babbo Natale

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Caro Babbo Natale,

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grazie. Non ho altre parole se non sentiti ringraziamenti.

Ieri, come ogni anno, abbiamo fatto l’albero, ma non è stato come ogni anno, soprattutto non come gli ultimi. Veniva qualcuno, lo montava, lo addobbava e poi magari scappava via, pieno di cose da fare. Nessuna accusa, attenzione, so che tutte le cinque figlie che ho dato al mondo sono mamme splendide, nonne affettuosissime e che hanno un milione di cose da fare. E, nonostante questo, nonostante il tempo che non basta mai, ne trovano sempre un po’ per prendersi cura di me, di mia moglie e della mia casa.

Ma ieri è stato diverso. Ieri per la prima volta dopo tanto ho sentito un suono che sembrava addormentato, e non una, non due, ma ben SEI volte. Per il pranzo sono venute tre figlie, ed era già festa, ma poi… mentre qualcuno correva per le scale, l’altro spazzava e qualcun altro ancora spostava il divano per far spazio, hanno iniziato a suonarlo, proprio così, il campanello. E le prime bimbe sono arrivate. Subito a costruire l’albero, la più grande. Nel frattempo un din don, e allora le luci sono state aggiunte. E un altro toc toc e le palline sono state messe. Ogni bambino la sua. Si spostavano da una stanza all’altra. Le mamme a rincorrerli, le mie nipoti… erano così piccole. Dovevamo essere noi a tenerle d’occhio e rincorrerle, e adesso? Adesso sono loro responsabili non solo per sé stesse, ma anche per altri piccoli esserini.

Inutile dire quanto sia stato bello vedere di nuovo la casa colorarsi di sorrisi, urla e merende. Mi mancava, così tanto. Non riuscivo più a distinguere un giorno dall’altro. Nessuna domenica a scandire il trascorrere delle settimane. Niente di niente. Sembrava che le domenica a casa mia fossero finite. Ma ieri, altro che domenica!

Dunque, caro Babbo, che altro chiederti di quel che ho già vissuto? Solo tanta salute e pace per la mia famiglia, nient’altro.

Magari solo un po’ di din don in più di tanto in tanto.

Un nonno

[A cura di Monica Romano]

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