Una festa che affonda le radici nella storia del borgo marinaro
Anche quest’anno la comunità parrocchiale di Acitrezza ha celebrato il suo antico patrono San Giuseppe. Una giornata di festa che però si è svolta lunedì 20, come previsto dal calendario liturgico, considerato che il 19 è coinciso con la domenica di Quaresima. Momento clou è stata la messa, celebrata nel tardo pomeriggio nella chiesa di San Giovanni Battista dal vicario parrocchiale don Rosario Pittera e concelebrata dal parroco don Carmelo Torrisi.
Nella sua omelia, don Rosario, ha esortato i fedeli presenti a vivere come il padre putativo di Gesù, che è stato una figura importante e centrale nella storia della salvezza pur rimanendo nel silenzio. Al termine della celebrazione solenne, animata dalla corale “Te Deum laudaumus” diretta da Marisa Hili, l’effigie del Patriarca è stata poi portata in processione fino al sagrato prima di essere deposto nella cappella che si trova nella navata laterale.
La festività di San Giuseppe per Acitrezza non è soltanto una ricorrenza prettamente religiosa, ma rappresenta la rievocazione di un pezzo di storia importante nel paese rivierasco, che si identifica proprio nella seicentesca statua scampata al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693. In quella circostanza, infatti, l’unico edificio di culto esistente era intitolato proprio al Patriarca e venne raso al suolo. Il principe Riggio di Campofiorito, fondatore del borgo, decise però di non ricostruirlo e di realizzare una nuova chiesa poco distante e più piccola dedicata al Battista, dove però ancora oggi si può sempre ammirare anche lo storico simulacro di San Giuseppe.