Nel 1928 in pieno fervore futurista a Taormina presso il Palazzo Duca di Santo Stefano si svolgerà la prima mostra di Arti Decorative siciliane, promossa dal associazione messinese sport e turismo, che si proporrà di valorizzare tutte le intime energie artistiche della Sicilia.
Il consiglio artistico sarà rappresentato dal Prof Arc. Camillo Autore; Prof. Paolo bevilacqua; Stefano Bottari; Ing. Vincenzo salvatore.
Verranno esposti da parte di stimati e riconosciuti artisti siculi fra cui A. Bonfiglio, F. Basile, P. Bevilaqua, arazzi , ceramiche, cornici, cuoi, ferri battuti , giocattoli, legni incisi, libri, maioliche, merletti, ricami, mobili, stoffe e tessuti, tappeti , terrecotte e vetrate.
Il cartello della mostra verrà illustrato da Adolfo Romano scultore e pittore di fama nazionale formandosi sotto la guida dei maestri Vittorio Grassi per la Pittura, Duilio Cambellotti per la Decorazione e Giuseppe Cellini, esponente della tradizione «purista». Il manifesto presenterà un totem in stile liberty dove a sinistra viene raffigurata una donna incastonata in una cornice dove sopra poggia un’anfora per l’acqua, a destra un uomo sempre incastonato da una cornice sormontata da una lucerna.
Alla mostra , il Prof. A. Romano, presenterà varie opere fra cui una fontana in marmo costituita da una colonna centrale dove poggia una vasca circolare , alla base una altra vasca circolare più piccola sostenuta da un “trespolo” in marmo costituenti tre fontane che si sviluppano a scalini riversando l’acqua nella vasca , le spalle delle tre fontane erano lastricate da vetri colorati, alla base del tutto un altra vasca circolare. La fontana in funzione doveva essere un tripudio d’acqua cascante in una piacevole musica naturale, i vetri smerigliati e colorati davano un tocco plastico all’insieme.
Tale fontana, premiata con la medaglia d’oro, fu acquistata nel 1929 dal comune di Taormina e posta all’entrata principale del Parco storico “Florence Trevelyan” la dove sorge uno spicchio di giardino all’italiana.
Purtroppo il destino di questa opera d’arte segue quello del giardino storico di Taormina e cioè l’abbandono e l’incuria profusa da oltre un trentennio.
Di Daniel Carnabuci presidente dell’associazione Serapide