Contrada, strage Borsellino: “depistaggio a mio danno e del servizio di cui facevo parte”

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“Hanno devastato la mia esistenza, hanno fatto di tutto per distruggermi, mettendo in giro la voce della mia presenza sul luogo della strage di via D’Amelio. Ora anche una sentenza mette nero su bianco che era tutto falso. Era una manovra di depistaggio delle indagini a mio danno e a danno del servizio di cui facevo parte, con false affermazioni di soggetti istituzionali”.

A parlare con l’Adnkronos è Bruno Contrada, l’ex 007, che commenta così le motivazioni della sentenza del processo depistaggio Borsellino. I giudici nelle motivazioni si chiedono perché in un arco temporale prossimo alla strage ci si sia dedicati a diffondere la notizia, poi rivelatasi falsa, della presenza di Bruno Contrada in via D’Amelio, poco dopo l’esplosione. A vantaggio di chi?

Alla luce di tutte le circostanze i giudici ritengono che se ne giovò chi aveva tutto l’interesse a far sì che le matrici non mafiose della strage, che si aggiungono a quella mafiosa, di Via D’Amelio non venissero svelate nella loro reale consistenza.

“Come ben evidenziato da talune parti civili (in primis l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino, ndr) Bruno Contrada era “il diversivo giusto”: un soggetto – nel frattempo caduto in disgrazia per le confidenze rivelate da Gaspare Mutolo al dottor Borsellino circa una contiguità del Contrada medesimo con l’organizzazione mafiosa – da collocare immediatamente sulla scena del crimine subito dopo l’esplosione”, scrivono i magistrati nella sentenza.

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