Palermo: “Scena Nostra” presenta “Achille-studio sulla fragilità umana”

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Penultimo appuntamento del cartellone di Scena Nostra,  arriva sul palcoscenico dello Spazio Franco domani giovedì 4 alle ore 21.00, – in replica venerdì 5 maggio alla stessa ora- Achille – studio sulla fragilità umana, di Salvatore Tringali e Orazio Condorelli che ne firma anche la regia. In scena oltre a Salvatore Tringali anche il musicista e compositore Riccardo Leotta.

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Scena Nostra posa l’attenzione del suo focus su una importante realtà della scena contemporanea siciliana che opera con successo a Noto (SR) dove, tra le altre cose cura la programmazione contemporanea della cittadina siracusana del Teatro Tina Di Lorenzo prestando una particolare attenzione ai linguaggi sperimentali nel Codex Festival, intessendo importanti  collaborazioni nazionali che hanno visto questo spettacolo essere oggetto di importanti residenze artistiche e ricevere il sostegno di realtà eccellenti come il Teatro delle Albe di Ravenna.

Lo spettacolo parla di paternità, della complessa relazione a distanza tra un padre e un figlio. Usando come espediente narrativo il legame con il grande eroe omerico, Tringali racconta una storia moderna sulla fragilità umana: quella vissuta in prima persona da lui con suo figlio Achille, offrendo al pubblico un racconto intimo, sincero, autentico e generoso della complessità del legame padre – figlio, tra emozioni e difficoltà.

Achille è una storia dalle forti componenti autobiografiche che ci ha spinto ad imprimere alla scena, attraverso l’uso di riprese video, un taglio decisamente documentaristico. Abbiamo immaginato una scena scarna: un acquario con un pesce rosso, un telo su cui proiettare foto e filmati in presa diretta. La musica, live, è immersa dentro una drammaturgia sonora liquida, dove il rumore di acque è pericolo, protezione e via di fuga. Afferma Salvatore Tringali nelle note di regia.

Achille è un ragazzo alto 193 cm, pesa 110 kg, porta i capelli lunghi, veste al reparto caccia Decathlon e assomiglia moltoall’eroe del poema classico. Omero non descrive mai fisicamente Achille ma ne canta l’ira, la dolcezza e la fragilità. 

“Ma quando il desiderio di bere e mangiare fu placato, Priamo si mise ad ammirare Achille. Quant’era alto e bello: aveva il volto di un Dio . Achille, a sua volta, si mise a guardare il bel volto di Priamo e ad ascoltare le sue parole. Per un attimo rivide in lui suo padre. E furono sazi di essersi contemplati l’un l’altro”.

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