Dato per morto dopo lo schianto dell’aereo sul quale viaggiava, Yevgheny Prigozhin, il ‘cuoco di Putin’, era diventato traditore della patria dopo aver tentato di arrivare a Mosca due mesi fa con quella che aveva chiamato una ‘marcia per la libertà’. Una lunga parabola quella del fondatore del gruppo di mercenari russi Wagner, che per mesi ha ‘martellato’ la leadership di Mosca, in particolare il ministro della Difesa Sergei Shoigu.
Dagli hot dog con la senape fatta in casa, nel cucinino della casa della madre, al primo ristorante con le spogliarelliste per attirare clienti e uno speciale proiettore luminoso, usato personalmente per controllare ogni mattina, dopo le pulizie del locale, che non fossero rimaste polvere o briciole sotto i tavoli, fino alle ostriche servite al Cremlino o la ‘cheesecake del milionario’, offerta in uno dei suoi ristoranti. Il salto di livello di Prigozhin avviene nel 2014, grazie al serbatoio naturale del rancio per i militari. Quando l’ex detenuto imprenditore del cibo estende i suoi interessi economici ai mercenari che mette a disposizione del Cremlino e delle sue avventure nel mondo, offrendo alla sempre più aggressiva postura di politica estera della Russia, un braccio armato flessibile e estraneo ai vincoli del diritto e delle regole.
L’origine dell’impero costruito dal ‘cuoco di Putin’, una volta uscito di prigione all’inizio degli anni Novanta, scontata la condanna, la seconda, dopo una prima con la condizionale, a 13 anni di carcere per furto con aggressione, sta negli hot dog che vende per le strade di Leningrado. Preparando con le sue mani la salsa con cui insaporiva i panini, arrivando a incassare l’equivalente di mille dollari al mese, al netto dei cento euro per chiosco che versava alla criminalità organizzata per protezione.
Una versione, quella illustrata da Prigozhin nel 2011 in una intervista a Gorod 812, alternativa, per la fondazione Open Democracy di Mikhail Khodorkovsky, a quella del denaro accumulato nel giro delle scommesse, laddove Vladimir Putin aveva la delega, come vice sindaco di San Pietroburgo, del gioco d’azzardo e, dal 1993, alla concessione delle licenze per le attività del settore.
Il denaro viene comunque reinvestito in una catena di alimentari, la “Contrast”. Il business nella neo capitalista Russia fruttò tanto da portare lo spregiudicato, ma meticoloso Prigozhin ad aprire prima una enoteca e poi, sull’isola di Vasilievsky, un ristorante, ‘Staraya Stamozhnya’ (Casa delle tradizioni, forse non lo sapeva allora ma colse il seme dell’ideologia putiniano) che vanta nel suo menu la cheeskake del milionario, Coscia d’anatra in umido con crauti, Capesante con mousse di sedano e salsa cremosa. Scelse come socio Tony Gear, ex amministratore del Savoy di Londra e in quelli anni responsabile della gestione dei primi alberghi di lusso della città.
All’inizio nel suo locale si esibivano spogliarelliste per attirare clienti, ma poi, data l’alta qualità del cibo che vi era servito, non fu più necessaria la loro presenza. Fra i clienti fissi l’ex sindaco Anatoly Sobchak e il suo vice, Putin o il violoncellista Mstislav Rostropovich che assoldò Prigozhin per il catering, quando ricevette la Regina di Spagna nella sua casa di San Pietroburgo nel 2001 (il musicista invitò il cuoco al concerto per il suo compleanno al concerto di gala del Barbican l’anno successivo).
Il neo presidente Putin portò alla Casa delle tradizioni l’allora Premier giapponese Yoshiro Mori, nell’aprile del 2000. Il leader russo, aveva spiegato in seguito il cuoco, apprezzava il fatto che il patron non avesse problemi a servire personalmente il tavolo. Per questo, organizza da lui il suo compleanno nel 2003. Nel frattempo, Prigozhin aveva aperto un secondo ristorante su una barca, la “Nuova isola”, dove Putin portò nel luglio del 2001 l’allora Presidente francese Jacque Chirac, a gustare Filetto con tartufi neri, Caviale su ghiaccio e Pan di zenzero servito con le prugne. Divenne questa una consuetudine: il Presidente ama portare a San Pietroburgo, quindi a cena da Prigozhin, i dignitari stranieri in visita, come fece con George W. Bush, o, con il suo catering, all’Ermitage (con l’allora principe Carlo) o al Cremlino, per Dima Rousseff o Narendra Modi. Prigozhin diventa il ‘cuoco di Putin’.
Nel 2009, apre il primo e unico ristorante privato alla Duma di Stato. E fornisce il catering per il Forum economico di San Pietroburgo, oltre a organizzare le cene di gala per l’inaugurazione i Dmitry Medvedev Presidente.
Grazie ai suoi contatti ad alto livello, e a una società fondata negli anni Novanta, la Concord, Prigozhin inizia a ottenere lucrosi contratti per fornire il catering a enti pubblici. Nel 2009, fornisce le mense di San Pietroburgo prive di locali per preparare il cibo e per questo apre un impianto di Yanino, alle porte della città, che sarà visitato da Putin, accompagnato da Prigozhin in camice bianco. Nel 2012 acquisisce il contratto per i pasti per le mense di Mosca per 10,5 miliardi di rubli (220 milioni di euro) e nel 2015 spunta anche un altro lucroso contratto con la Difesa, da 9 miliardi di rubli.
Gli slogan della società ricordano il proiettore luminoso dei primi tempi: “ognuno dei nostri banchetti è come un’opera d’arte”, “Diamo grande attenzione a ogni dettaglio!”, “Fatto su misura, chic e solo per te”, “non seguiamo le mode, le creiamo”. Ma non convincono i genitori dei bambini che in una scuola di Mosca si sono ammalati dopo aver pranzato alla mensa servita dalla società, che quindi hanno fatto causa.
Un’altra ciambella senza buco del tycoon della ristorazione è quella della catena di fast food, la Blindonalts, basata su bliny in tutte le salse, ripieni di marmellate, carne o patate. Ma l’ultimo dei locali chiuse nel 2011. Nell’estate del 2014, in piena operazione del Donbass, Prigozhin chiede al ministero della Difesa terreni per l’addestramento di “volontari” privi di legami con l’apparato ufficiale ma da poter usare nelle guerra di Mosca. “L’ordine viene da Papa”, aveva affermato allora, come ricordano i suoi interlocutori, usando uno dei soprannomi usati per parlare del Presidente, come ha reso noto il Guardian. E’ l’inizio della Wagner. Una rete di organizzazioni che fornisce mercenari con l’approvazione del Cremlino. E che, secondo Washington, ha operato in almeno 30 paesi,
(Rak/Adnkronos)