‘#non abbiamo più parole’. E’ lo slogan che ha accompagnato il corteo promosso dai sindacati Cgil, Cisl e Uil a seguito dell’incidente ferroviario di Brandizzo, nel torinese, costato la vita a cinque operai, investiti e uccisi da un treno mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione sui binari. Partito dalla stazione, il corteo, al quale hanno partecipato oltre 2000 persone che hanno sfilato con il lutto al braccio, è giunto davanti alla prefettura dove dal microfono sono stati scanditi i nomi delle cinque vittime, mentre i presenti hanno scandito a più riprese ‘Basta morti sul lavoro’. Una delegazione di sindacati è salita dal prefetto mentre alcuni manifestanti sotto il palazzo hanno acceso alcuni fumogeni.
“Vogliamo giustizia”
“Giustizia, vogliamo solo giustizia”. Così i parenti di Michael Zanera, uno dei cinque operai deceduti. I familiari hanno partecipato al corteo a Vercelli, sfilando con un foto della vittima tra le mani, e hanno scambiato qualche parola con il leader della Cgil, Maurizio Landini, anche lui alla manifestazione. “Ci vuole più sicurezza sul lavoro – hanno aggiunto – tante promesse ma poi non cambia mai nulla”.
Landini
“Nel 2022 sono stati 1090 i morti sul lavoro e più di 500 solo nei primi mesi di quest’anno, numeri inaccettabili che vi dicono che siamo di fronte a una strage”, ha affermato Landini. “E’ chiaro – ha sottolineato – che siamo di fronte a un modello economico e a un sistema che va cambiato radicalmente. Credo sia venuto il momento non delle pacche sulle spalle e dei falsi cordogli di ipocrisia, ma il momento di cambiare radicalmente il sistema”.
“Quello che purtroppo è successo a Brandizzo indica un tema che non riguarda solo le ferrovie perché se noi andiamo a vedere proprio nel sistema dei trasporti ma soprattutto nell’edilizia e nel sistema delle manutenzioni, quindi degli appalti dei subappalti e della precarietà, il 90% delle origini delle morti sul lavoro e degli infortuni deriva da queste attività – ha detto Landini – In questi anni è passata l’idea che la competizione la si faceva esternalizzando, appaltando, subappaltando precarizzando il lavoro, il risultato è questo e finché la sicurezza è considerata un costo e non invece un investimento e un vincolo sociale, è chiaro che queste situazioni non si cambiano”.
“Il governo – ha proseguito – ha liberalizzato i subappalti, ha modificato addirittura il codice degli appalti col subappalto a cascata in un Paese che ha davanti a sé milioni di investimenti proprio per la manutenzione. Tutte le opere e le infrastrutture del Paese, infatti, hanno almeno 50/60 anni, quindi è chiaro che c’è bisogno di manutenzioni di territorio e infrastrutture senza precedenti, ma non si possono fare con queste regole e con questo livello di precarietà”.
“Non è il momento di trovare il capro espiatorio, non è il momento di individuare la colpa di chi è, è il sistema che non funziona che ha scaricato tutto sulla pelle dei lavoratori. È il momento di dire basta e di fare finalmente la procura nazionale sulla salute e sulla sicurezza e mettere assieme persone che abbiano le competenze per poter lavorare”, ha scandito il leader della Cgil. “E’ il momento di fare gli investimenti anche sugli ispettorati del lavoro, sulla prevenzione perché il punto vero è la prevenzione – ha sottolineato – queste cose le stiamo dicendo, abbiamo fatto anche scioperi e iniziative ma non è stato sufficiente, è il momento io credo di alzare ancora di più il livello e che ognuno risponda di quello che concretamente ha fatto e di quello che sta facendo per affrontare questa situazione”.
“E’ arrivato il momento per il governo di aprire davvero un tavolo e confronti seri con dei provvedimenti così come le imprese devono affrontare questa situazione, proprio a partire dalle Ferrovie, dall’Anas e dai grandi gruppi che hanno davanti a sé il bisogno di fare lavori, avviando una discussione per cambiare le procedure”, ha affermato il leader della Cgil.