La organizzazione del Catasto Fondiario del Regno delle Due Sicilie

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Di Santi Maria Randazzo

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Con il Regio Decreto dell’8 agosto 1833 che rettificava l’organizzazione del Catasto Fondiario del Regno delle Due Sicilie, venne sancito il principio innovativo per cui la tassazione sui fondi e sugli immobili non veniva più attribuita con riferimento alle caratteristiche soggettive delle persone che li possedevano, bensì in ragione della natura e delle caratteristiche dei fondi medesimi. Nel 1838 tale innovativa normativa venne integrata per operare una valutazione più contingente della rendita dei fondi rustici ed urbani(1). I dati raccolti dalle singole Direzioni Provinciali delle Contribuzioni Dirette delle Intendenze Borboniche e delle sub Intendenze vennero inseriti nei registri riepilogativi che furono approntati per i singoli comuni dell’isola.

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Dall’esame della documentazione esistente presso l’archivio storico dell’Intendenza Borbonica di Catania, depositato presso l’Archivio di Stato di Catania, è stato possibile operare una ricognizione sul registro che riguarda Motta Santa Anastasia nel 1847; potendo rilevare dati riguardanti gli immobili siti nella piazza principale di Motta Santa Anastasia, l’odierna piazza Umberto, che sono analiticamente riportati nella TABELLA . Il numero complessivo degli immobili censiti nella piazza di Motta, nel 1847, risultava essere di numero 26, variamente composti oltre l’immobile costituito dalla Chiesa di Sant’Antonio.

Dai dati rilevati si nota la presenza di tre immobili con destinazione d’uso a botteghe di cui conosciamo i nomi dei proprietari di allora, che, però, potrebbero anche essere diversi dagli esercenti le attività commerciali od artigianali che in esse si svolgevano, atteso che i dati sono solo di carattere catastale e non commerciale od artigianale; identico discorso per l’immobile destinato a cantina. L’immobile ove era situata la prima bottega in elenco risultava essere di proprietà degli eredi Caruso del fù don Pietro di Catania; segno evidente che nel 1847 il precedente proprietario, don Pietro Caruso, era defunto e che il luogo di residenza abituale all’epoca della sua morte era Catania.

Il secondo immobile con destinazione d’uso a bottega risultava essere di proprietà di mastro Francesco Randazzo di Rosario di Motta S.A., indicazione che ci permette di capire come nel 1847 il padre del proprietario, Randazzo Rosario, era ancora vivente e che risiedeva a Motta S.A.; anche in questo caso non è possibile accertare, con i soli dati catastali, chi fosse l’esercente l’attività commerciale posta nel predetto immobile; il terzo immobile con destinazione d’uso a bottega risultava essere di proprietà di Don Orazio Condorelli di Don Matteo di Motta. L’immobile con destinazione d’uso a cantina risultava essere di proprietà di Don Alfio Fassari del fu Don Agatino di Catania. Curioso notare come all’epoca solo una delle case della piazza avesse due piani, quella di proprietà di mastro Francesco Randazzo di Rosario di Motta, mentre tutti gli altri immobili fossero costituiti solo dal piano terreno; vi erano due immobili classificati come quartierati di cui uno in fase di costruzione.

Due degli immobili a cui si accedeva dalla piazza, inoltre, avevano come destinazione d’uso una stalla di cui uno di proprietà di Condorelli Angelo di Francesco di Motta e l’altro di proprietà di Cuscunà Francesco del fu Natale di detta (Motta). I dati relativi alle rendite imponibili dei singoli immobili, quantificabili in onze, ci danno un’idea della consistenza immobiliare dei singoli immobili, anche se non conoscendo i dati relativi alla profondità degli immobili e le possibili diverse aliquote poste a carico di immobili con diverse caratteristiche costruttive e destinazioni d’uso, non sarebbe possibile, in modo certo, poter perimetrale i prospetti dei singoli immobili identificabili dai nomi dei proprietari. L’unico dato certo è costituito dal prospetto della vecchia chiesa di Sant’Antonio da Padova, oggi distrutta, di cui esistono le foto che la riproducono, per altro, non soggetta a rendita imponibile; potrebbe essere utile a tal fine l’eventuale sequenzialità degli edifici rispetto all’ordine in cui sono elencati nell’apposito registro. La possibile localizzazione di una delle due stalle presenti in piazza potrebbe essere agganciata al ricordo trasmesso per memoria popolare che in specifici siti della piazza indicava l’esistenza di fondaci. Per gli elementi connessi alla natura dei dati riportati, inoltre, non sarebbe impossibile che oltre le attività commerciali situate negli immobili con destinazione d’uso a bottega, potessero esservi altre attività commerciali o artigianali site in altri immobili con destinazioni d’uso non specifiche. Dall’elenco dei nomi dei proprietari è evidente come poche famiglie possedessero nel 1847 più immobili nella piazza di Motta Santa Anastasia.

Foto di parte della piazza di Motta Santa Anastasia come appariva all’inizio del ‘900

Bibliografia

  1. Lo Giudice Giuseppe, Comunità rurali della Sicilia moderna. Bronte (1747-1853 ), Università degli Studi di Catania, Facoltà di Economia, Catania 1969, pp. 37-38.

   Fonti inedite

           2) Fondo Intendenza Borbonica dell’Archivio di Stato di Catania

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