di Luigi Asero
Si è conclusa giorno 1 ottobre la mostra antologica della nota artista catanese Maria Grazia “Marzia” Attaguile, mostra che si è tenuta presso la Galleria “Monu” di San Giovanni Li Cuti (Monumento ai Caduti) curata dall’architetto Renato Basile con il patrocinio del comune di Catania.
La mostra, visitabile sin dal 21 settembre, ha riscontrato -come previsto peraltro- un grande successo di pubblico, prevalentemente di amanti dell’arte naturalmente. Non sarebbe stato possibile altrimenti vista la notorietà dell’artista che va ben oltre i confini regionali e nazionali e che ha da sempre dedicato la sua vita all’arte con uno spirito di ricerca e una maturazione che vanno ben oltre la pittura. Marzia Attaguile è artista poliedrica, capace di dipingere una tela come una stoffa, di ideare un abito o creare un manufatto, come scrivere struggenti versi e tutto nel suo inno alla vita che è la chiave della sua stessa anima.
Non per nulla fra i messaggi lasciati sul libro degli ospiti spicca la seguente frase “La fragilità dell’arte e della vita non mi è mai sembrata così possente” (Max).
Molto importante l’incontro con l’autrice che si è svolto il 28 settembre e che ha consentito al vasto pubblico intervenuto di comprendere ancor meglio l’animo dell’artista e le sue “forti fragilità”. Una persona “forte”, di grande intensità, capace ancor oggi di commuoversi per un riconoscimento, per una bella parola. Una persona capace di suscitare una grande empatia in un mondo che ormai sembra fatto di “uomini soli”.
L’incontro, vibrante e intenso, ha visto la partecipazione dell’avvocato Maria Giovanna Cannatella, vice presidente del Centro Studi Omniarteventi e di Cinzia Platania, arte terapeuta ed essa stessa artista poliedrica e di grande creatività. Non per nulla Cinzia Platania è figlia della stessa Marzia Attaguile.
L’avvocato Maria Giovanna Cannatella, presentando la mostra e l’artista ha sottolineato come Marzia Attaguile abbia, nel tempo, voluto sperimentare il maggior numero possibile di approcci pittorici mostrando come insieme ai quadri e ad altre opere abbia svolto anche un’accurata ricerca artistica approcciandosi all’arte con una sorta di metodo fenomenologico che l’ha portata nel tempo a realizzare sia opere visuali (come la pittura appunto) sia poesie di rara intensità. Tornando alle opere esposte si chiede l’avvocato Cannatella, mettendosi dal punto di vista dell’osservatore: “ma cosa rappresenta l’artista in quest’opera?”. Spiega che l’artista rappresenta il suo percorso di vita, il suo raggiungere l’ampiezza dell’anima fatta di tante emozioni”. Questo perché, sin da piccola, Marzia ha sempre osservato e ammirato il Creato nella sua interezza e nelle sue sfumature, nei suoi colori vividi come nelle sue sfumature più misteriose. Il Creato come porta di comunicazione con Dio, fonte della sua ispirazione.
A seguire l’intervento dell’avvocato Cannatella le parole di Cinzia Platania, parole intrise di emozione nel presentare le opere di mamma che entrano a pieno merito nelle stesse opere del Creato, perché pensate con la stessa intensità di quella fonte di ispirazione. Cinzia tende spesso a sorridere, Cinzia sorride alla vita come la mamma stessa le ha insegnato, spontaneamente. Così racconta del suo esser stata bambina mentre mamma, quasi dal nulla, iniziava a creare e di come questo sia sempre fonte di ispirazione anche per sé stessa. Così, con la naturalezza che può esserci fra due artiste dallo stesso dna si è poi sciolta nel fluire delle parole che compongono alcune poesie di rara intensità per poi congedarsi ai saluti e ai sorrisi fra l’ammirazione dei presenti per l’artista e per quell’inno alla vita che fa di ogni sua opera.
Foto copertina da sx: avv. Cannatella, Marzia Attaguile, Cinzia Platania