Si presenta giovedì 30 novembre 2023 alle ore 16,30 presso la Sala delle Missioni della Biblioteca Centrale in via Vittorio Emanuele, 429 a Palermo il libro “La vita di Giuseppe La Masa nella storia del Risorgimento Italiano”di Angelo Coppola. L’opera è la ristampa anastatica del volume originale pubblicato dalla Tipografia Nazionale nel 1919. Dopo i saluti del Direttore Margherita Perez sono previsti gli interventi di Alba Castello, Docente UNIPA, Bernardo Puleio, Storico, e Pietro Zambito, Autore della Prefazione. Modera l’incontro Alfonso Lo Cascio, Presidente Regionale BCsicilia. L’incontro è promosso dalla Biblioteca Centrale, I Buoni Cugini Editori e BCsicilia.
Nel 1848 una delle canzoni popolari più in voga, cautamente canticchiata in famiglia, aveva le parole di questa poesia dialettale: ‘Na palummedda bianca / Si mancia la cirasa / Evviva Peppino La Masa / Ca detti la libertà. La canzone, nascostamente cantata per tutto il periodo della restaurazione borbonica, si ridestò nel 1860 con sincero entusiasmo.
Nel 1919 l’ing. Angelo Coppola, autore di questa accurata biografia su Giuseppe La Masa, conclude il suo studio sull’eroe siciliano facendone il seguente ritratto: Si può affermare, senza tema di essere smentiti che, nei fatti del 1848 ed in quelli del 1860, nessuno può vantare di avere ottenuto con le proprie influenze, con il proprio entusiasmo, con le proprie attitudini, con la propria fede, con il proprio intuito e con la propria iniziativa, quei meravigliosi risultati ai quali pervenne Giuseppe La Masa, senza le dande delle quali ebbero bisogno tutti, indistintamente, gli altri eroi di cappa o di spada che sogliono pullulare in mezzo al groviglio dei popolari rivolgimenti. Il suo carattere focoso e intraprendente lo portò in varie circostanze a incomprensioni dalle quali scaturirono vivaci polemiche e screzi financo con lo stesso Garibaldi, che non volle seguire nella campagna continentale. Oggetto di azioni diffamatorie sul suo ruolo ricoperto nella guerra per l’unificazione dell’Italia meridionale, passò gli anni sessanta e settanta alla difesa del proprio onore. Un giurì appositamente istituito sentenziò a suo favore ma tuttavia lasciò impregiudicata la questione storica.
In allegato copertina del libro.