Iran, due bombe esplose vicino tomba Soleimani a Kerman: almeno 73 morti

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Sarebbe di almeno 73 morti e 171 feriti il bilancio delle esplosioni registrate oggi, 3 gennaio, a Kerman sulla strada che porta al cimitero dove è sepolto il generale iraniano, Qassem Soleimani, ucciso in un raid americano e di cui oggi cade il quarto anniversario della morte. Lo hanno riferito fonti iraniane a Sky News Arabia, precisando che non è da escludere l’ipotesi di un atto terroristico.

Le esplosioni sono state provocate da due bombe, hanno riferito i servizi d’emergenza, come riportano i media locali. I due ordigni, riferisce l’agenzia Tasnim, sarebbero stati nascosti in borse e attivati da remoto.

Secondo l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, una delle esplosioni è avvenuta nei pressi della moschea Sahib al-Zaman. Le forze di sicurezza hanno rafforzato la loro presenza nell’area, dove sono state inviate numerose ambulanze per evacuare i feriti che stavano commemorando Soleimani.

Israele-Hamas, rischio escalation guerra dopo morte Arouri: incognita Hezbollah

Il gruppo guidato da Hassan Nasrallah ha già detto che il crimine non resterà impunito. E l’Iran ha fatto sapere che conseguenze ci saranno

Il governo libanese sta chiedendo a Hezbollah di non rispondere, all’uccisione nella periferia sud di Beirut del numero due di Hamas Saleh al-Arouri da parte di Israele. E lo fa perché teme, come ha detto il suo ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib, di essere trascinato in una guerra regionale che rischia solo di destabilizzare ulteriormente una situazione già molto tesa. Ma il gruppo guidato da Hassan Nasrallah ha già detto che il crimine non resterà impunito. E l’Iran, che di Hezbollah è il sostenitore numero uno, ha fatto sapere che conseguenze ci saranno.

Israele si dice pronto a qualsiasi scenario ma evita rivendicazione

Intanto ”siamo pronti a qualsiasi scenario” e le forze israeliane sono “a un livello di prontezza molto alto sia in difesa sia in attacco”, ha dichiarato il portavoce militare delle Forze di difesa israeliane (Idf), Daniel Hagari, anche se Israele non ha ancora rivendicato ufficialmente la responsibilità dell’azione. E non lo sta facendo proprio per dare a Hezbollah un margine di manovra nella risposta. Comunque sia le accuse di Hamas, Hezbollah e Iran vanno tutte nella direzione di Tel Aviv e Washington. Anche un funzionario del Pentagono, parlando a condizione di anonimato al Washington Post, ha affermato che le Idf sono responsabili del raid che ha colpito Arouri. Una fonte di Hezbollah citata sempre dal Washington Post ha spiegato che l’uccisione di al-Arouri è avvenuta con l’utilizzo di un drone con tre razzi.

L’analista israeliano ed ex consigliere di Benjamin Netanyahu, Aviv Bushinsky, ha definito l’uccisione di Arouri “l’assassinio più grande in oltre un decennio” e ha detto che ”ovviamente” Israele ne è responsabile. Anche perché eliminare la leadership di Hamas è ”uno degli obiettivi fondamentali della guerra” ed è ”il minimo che il popolo di Israele si aspetta che ottenga” il suo primo ministro. Analisti citati dal Guardian sostengono che le conseguenze degli omicidi sono spesso molto imprevedibili. La morte di un leader potrebbe costringere un gruppo a cambiare strategia o addirittura a rinunciare alla violenza, ma potrebbe anche portare all’ascesa di un altro leader, ancora più intransigente. E l’uccisione di Arouri potrebbe portare Israele a dover combattere una guerra su due fronti, scenario che in precedenza aveva cercato di evitare.

Hamas, Hezbollah e Iran: la reazione all’uccisione di Aroouri

Se il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha condannato il ”crimine dell’uccisione di uno dei più importanti combattenti della resistenza palestinese”, il suo ministro della Difesa Mohammad-Reza Gharaei Ashtiani ha contestato agli Stati Uniti un ruolo nell’attacco. E il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha parlato di ”minaccia alla pace e alla sicurezza” per le ”attività dannose della macchina terroristica” di Israele.

Anche il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh ha sottolineato che il gruppo ”non sarà mai sconfitto” e anzi ”esce rafforzato nella sua determinazione e tenacia” dall’uccisione di al-Arouri. Per sapere cosa accadrà davvero bisognerà aspettare i prossimi giorni, se non già le prossime ore quando è atteso un discorso di Nasrallah. Ad agosto il leader di Hezbollah aveva minacciato una ”forte reazione a qualsiasi omicidio in territorio libanese di libanesi, iraniani o palestinesi”. Ora, secondo l’analista Amal Saad, il gruppo sciita sta ragionando su una ”risposta calibrata”.  ADNKRONOS

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