La natura ha la capacità di migliorare lo stato d’animo dell’uomo suscitando in noi un profondo senso di benessere. La mostra Paradisìaca, inaugurata recentemente alla Galleria SACCA di Modica , è l’incontro fra la natura e il potere terapeutico dell’arte. In questo modo, il curatore Giovanni Scucces ha voluto portare all’attenzione del pubblico un tema di grande attualità qual è quello ambientale ed ecologico, visto attraverso il bello che la natura è in grado di donarci piuttosto che per i fatti spiacevoli di cui spesso ne siamo la causa.
Nell’arte il rapporto fra uomo e natura si perde nella notte dei tempi. È qualcosa di viscerale che l’uomo ha sempre cercato di raffigurare e celebrare in svariati modi. Questa mostra prova a fornirne uno spaccato puntando l’attenzione soprattutto sul legame con la flora in modo da richiamare l’idea di un giardino primigenio.
In mostra le opere di sette artisti italiani contemporanei. Di seguito conosciamo brevemente chi sono.
Daniela Balsamo (Palermo, 1970) fa parte del SACS, Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia e nel gennaio dello scorso anno ha tenuto una personale all’interno del Museo Riso di Palermo. Diverse le mostre collettive e personali di rilievo ospitate in giro per l’Italia e in Sicilia.
L’artista realizza scenari surreali in cui avvengono dei cortocircuiti visivi fra natura e ambienti antropici.
Le sue opere sono costituite da vedute, d’ambiente o d’interni, spesso caratterizzate dalla compresenza di specie animali e vegetali insieme a oggetti d’arredo retrò, spesso sfarzosi. Quest’ultimi ci danno dimostrazione della presenza dell’uomo pur nella sua assenza.
Le opere hanno un effetto straniante sullo spettatore che così si ritrova dinnanzi a scena in cui coesistono realtà e immaginazione. Possono risultare inquietanti, ma difficilmente paurose. Più che altro sembra il raggiungimento di un’ipotetica condizione di armonia.
Antonio Bardino (Alghero, 1973 – Udine) ha esposto in diverse città e gallerie sia in Italia che all’estero, fra cui Gilda Contemporary art a Milano, Crag gallery a Torino, Fondazione Bartoli Felter a Cagliari, Gallery Oxholm a Copenaghen, ArtVerona e Arte in Nuvola a Roma.
Egli celebra la natura esaltando la bellezza della flora e creando, nell’insieme, dei giardini botanici su tela.
Natura che in alcuni casi prova ad essere controllata dall’uomo e quindi “addomesticata” e portata all’interno delle nostre case. In altri, invece, diventa resiliente e persino esuberante.
Siamo di fronte allo stesso tema, ma trattato da punti di vista e in maniere differenti.
Le vegetazioni di Bardino non rimandano a fantomatici paesaggi da cartolina. Sono angoli verdi qualunque, inquadrature casuali, porzioni di natura che ci invitano ad immergerci al loro interno.
Giovanni Bongiovanni (Augusta, 2001), nonostante la sua giovanissima età, è già stato selezionato lo scorso anno per il XVII Premio Nazionale delle Arti di Carrara dalla giuria presieduta da Demetrio Paparoni e quest’anno è tra i finalisti del Prisma Art Prize (Roma ) curato da Domenico De Chirico.
I dipinti di Bongiovanni sono un omaggio alla natura selvaggia in cui la vegetazione spontanea la fa da padrona. In mostra due opere costituite da inquadrature close-up in cui la presenza umana è solo suggerita, mentre in una terza, tre ragazzini sono ripresi in un momento di gioco e spensieratezza intenti ad attraversare un fiumiciattolo e ad arrampicarsi su per una rupe selvosa, proprio a stretto contatto con la natura più selvaggia e per questo più vera. Il bambino più vicino allo spettatore si rivolge con lo sguardo indietro coinvolgendolo direttamente, rendendolo parte “attiva” della scena, chiedendo lumi o perché no, invitandolo a venire.
Diversi i riconoscimenti ricevuti da Simone Bubbico (Torino, 1984) fra cui finalista al Canova Prize di New York nel 2018, il Premio speciale AXA all’8° Talent Prize di Roma nel 2015, il 1° posto nella sezione scultura in occasione del 6 ° Premio Internazionale Arte Laguna a Venezia, oltre a diverse mostre personali e collettive fra cui alla galleria Weber & Weber e alla Cavallerizza Reale, entrambe a Torino.
L’artista, partendo da riflessioni circa la situazione critica in cui versa il nostro pianeta a causa dell’azione dell’uomo, ha cercato di rappresentare la tendenza che la natura, e quindi la vita, ha di rinascere.
I corpi “mutilati” ripresi dalla statuaria classica vengono trattati da Bubbico come terreno fertile dal quale far germogliare fiori. Come a dire che anche dai resti di uno splendore perduto può nascere nuova bellezza.
Emilia Faro (Catania, 1976 – Torino) è presente in prestigiose collezioni sia pubbliche che private e vanta diverse mostre, fra cui le personali alla Bianchi Zardin di Milano, all’Orto Botanico di Palermo, alla Galleria Davide Paludetto e alla Fondazione Videoinsight di Torino .
Le sue palme non cercano la verosimiglianza, ma assurgono a simbolo spirituale e di vittoria. Vengono raffigurate come totem svettanti con il fusto formato come da piccole squame e una folta corona di foglie lunghe e affusolate.
I colori utilizzati sono vividi, a volte persino sgargianti, come nel caso della rosa fucsia, tinta seducente e legata alla femminilità. O il blu, nelle sue diverse tonalità, simbolo spirituale per eccellenza, nonché di calma e pace.
Per la loro capacità di ergersi verso l’alto, sono considerati elementi di collegamento fra terreno e divino, mentre per la loro conformazione simboleggiano l’unione fra la sfera maschile e femminile.
Fra le tante mostre di Elisa Zadi (Arezzo, 1979 – Firenze) si menzionano in particolare quelle al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, al MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto, al Museo Novecento di Firenze e al Castello Visconteo di Pavia. Fra i vari premi si ricordano la selezione al Premio Combat e al Premio Cairo Arte nel 2015.
Nelle sue opere la connessione fra uomo e natura è evidente sotto molteplici aspetti. I corpi di ragazza presenti all’interno delle opere sono degli autoritratti. Nel susseguirsi delle sue opere esposte è possibile vedere il passaggio da un cammino su un territorio inesplorato, alla riflessione sulla realtà odierna caratterizzata da un continuo cambiamento e da una condizione di precarietà, per giungere all’esplorazione del concetto di rinascita e trasformazione che conduce a una crescita personale e spirituale.
Davies Zambotti (Torino, 1980 – Milano) è regista e fotografa. Fra le diverse mostre in Italia e all’estero si segnalano la personale alla Fusion Art Gallery di Torino e le collettive presso A Pick Gallery e Davide Paludetto sempre a Torino.
L’artista ci restituisce una natura trasognata ed eterea, ma anche “viva” ed estremamente delicata. Viva perché la sua tecnica di ripresa infonde una sensazione di movimento alla vegetazione ivi rappresentata. Allo stesso tempo, essa appare in tutta la sua delicatezza, intesa anche come fragilità. E come per tutte le cose fragili e delicate occorre avere la massima cura se vogliamo tutelarle e godere della loro bellezza e dei loro benefici. I suoi paesaggi sono un invito a vedere le cose da un’altra prospettiva, sotto un’altra luce, in un viaggio volto a decostruire e ricostruire un immaginario che diventa specchio dello stato d’animo interiore.
Questa mostra vuole rendere omaggio alla magnificenza della Natura evidenziandone il legame con l’uomo e inducendo alla riflessione attraverso dei lavori che ci fanno riscoprire la primordiale, vitale e imprescindibile connessione con essa.