La Fondazione Ignazio Buttitta, in collaborazione con l’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari e con il patrocinio del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo e della Fondazione Federico II, organizza il Convegno di studi “Vite al margine. Esiliati, esuli, confinati, prigionieri”, che si terrà a Palermo il 23 e 24 maggio 2024 presso il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino.
L’incontro intende riflettere sull’emarginazione e sull’isolamento che nella storia dell’umanità le società più diverse hanno realizzato e realizzano nei confronti di persone e gruppi distinti a vari livelli per motivi politici, sociali e religiosi.
La culturalizzazione della vita al margine è attuata in molti modi, dalla mitizzazione alla istituzione di specifiche dinamiche rituali, dalla elaborazione di narrative del limite all’esplorazione concettuale e filosofica dello spazio reso altro dalla presenza di persone e comunità sottratte al vivere corrente, agli ambienti urbani e antropizzati e respinte al margine. Riprendendo la schematizzazione dei riti di passaggio elaborata da Arnold Van Gennep, gli esuli si contraddistinguono per la plasticità e la malleabilità con le quali è costruito il loro status tanto all’interno del registro simbolico quanto sul piano delle concrete pratiche sociali. Essi attraversano la fase della fuoriuscita dalla condizione ordinaria, compiono il viaggio verso il luogo di detenzione e pena, acquisendo una temporanea condizione di sospensione esistenziale, concepita come ‘altra’ e alienante. Questa fase centrale può avere diverse tipologie di significato: in positivo, può essere intesa come spazio di creatività, di elaborazione di nuove idee, di affinamento della marcatura dell’esistenza, di valorizzazione del senso umano della resistenza e del verbale segreto; in negativo, significanti diversi, più evidenti e scontati, sono la sofferenza per il distacco dagli affetti, dal proprio contesto di vita, dalle reti relazionali correnti; la tensione dell’emarginazione, dell’impotenza, dello straniamento rispetto all’interazione costante con il flusso della vita pubblica. L’esilio può infine preludere alla fine della vita o concludersi con il reintegro nella vita precedente e nella cornice normativa.
Sulla base di queste premesse il rapporto centro-margine può costituire un fertile terreno d’indagine, utile ad analizzare le strategie con cui una determinata società pensa sé stessa in termini di continuità e discontinuità rispetto all’Altro, autodefinendosi rispetto a una negatività esterna e marginalizzata, ma anche valorizzando al contrario positivamente le capacità inclusive e integrative del proprio sistema di rappresentazioni e di pratiche culturali.
Il Comitato scientifico (Ignazio E. Buttitta, Valentina Favarò, Alessandro Saggioro) ha affidato le relazioni a studiosi che hanno dedicato le loro ricerche alla condizione dell’esule, alla sua vita, alle trasformazioni degli stati d’animo, alle produzioni artistiche e letterarie; allo spazio dell’esilio in quanto ambiente concluso o aperto, con confini naturali o artificiali, declinato in forma carceraria o altrimenti disposto; agli interlocutori umani e divini implicati nelle dimensioni dell’esclusione, del margine e della (re)integrazione; alle modalità narrative e dialogiche relative all’esilio, al confino, alla prigionia e al margine; agli esiti simbolici e le rappresentazioni della marginalizzazione imposta o subita, percepita come violenza o declinata in potenzialità.