“La storia giudiziaria di Bruno Contrada è durata decenni. Una intera fase della vita con tormenti che lo portano oggi a essere una persona ultranovantenne e che sopravvive a tutti questi tormenti”. Così, nel corso di una conferenza stampa Santi Consolo, Garante per i diritti dei detenuti della Regione siciliana, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dato ancora una volta ragione a Bruno Contrada. Al centro della questione le intercettazioni e le perquisizione dell’abitazione dell’ex poliziotto, disposti nell’ambito delle indagini sull’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, assassinati nel 1989. “Sulla vicenda Contrada non voglio fare nessun commento – dice Consolo, seduto accanto all’avvocato Stefano Giordano, legale di Contrada e a Rita Bernardini – però quello che a noi interessa sulla pronuncia della Corte europee è che Contrada, in relazione a un reato gravissimo, l’omicidio di Nino Agostino, dai magistrati sia requirenti che giudicanti palermitani, è stato da sempre ritenuto del tutto estraneo a questo episodio gravissimi”.
“Perché Contrada non è stato mai né indagato né imputato. Non c’è un procedimento a carico di Contrada – sottolinea Contrada – Non c’è un processo. Però Contrada per iniziativa della magistratura requirente di Palermo è stato sottoposto a ben tre perquisizioni domiciliari, che come apprendo sono avvenute anche nottetempo. E’stato sottoposto a intercettazioni telefoniche. Che si sono protratte per un lungo periodo di tempo”.
“Ecco perché l’intervento della Corte europea, che ancora una volta sanziona il sistema italiano che molti dicono che è bellissimo e che il mondo ci invidia. Tutti questi invidiosi non li ho incontrati…”, dice ancora Santi Consolo. “E poi puntualmente arrivano le condanne. Si pone un problema di un intervento normativo. Dove è la nostra politica quando ci sono questi alert che ci dicono che dobbiamo adeguarci e attivarci?”.
L’avvocato Stefano Giordano ‘il caso Contrada archetipo di tutte le violazioni Stato italiano’
“Il caso Contrada è l’archetipo di tutte le violazioni che lo Stato italiano poteva commettere”, denuncia l’avvocato Stefano Giordano, legale di Contrada che ha presentato e vinto il ricorso alla Cedu di Strasburgo. “Questa è la terza condanna inflitta dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”, spiega ancora. “L’Italia ci ha messo otto anni per mettere in esecuzione la sentenza Cedu con l’ostruzionismo di alcuni che alla fine hanno dovuto cedere”. E ricorda quanto accaduto a Contrada in questa vicenda: “Dopo la revoca della sentenza, Contrada fu sottoposto a una serie di intercettazioni e di perquisizioni che avevano uno scopo, a nostro parere, di sottrarre Contrada al reale status che gli spettava – dice Giordano – In sostanza è stato fatto un processo a Contrada senza un rinvio a giudizio e senza le garanzie. Fu sentito come testimone e fu costretto a parlare”.
“La regola è la segretezza delle conversazioni – dice – l’eccezione è la captazione ma nei processi di oggi, al di là del caso Contrada, non è così. Grazie a una legislazione incompleta”. E “oggi chiunque può essere intercettato”. “E noi abbiamo chiesto alla Cedu se questo modo non violasse il diritto alla riservatezza dell’uomo”.
Nella foto, Consolo, Bernardini e Giordano