Mario Guarnera
Cosa significano oggi, in uno scenario storico-politico che torna a conoscere gli orrori della guerra, i termini Europa ed Unione Europea, che il volgere degli eventi, sembra aver cambiato del significato originario? La domanda è stata al centro dell’incontro “Il futuro dell’Europa tra guerre ed elezioni” organizzato il 5 giugno 2024 a Catania dall’associazione CittàInsieme, da tempo sensibile all’analisi della politica interna e internazionale in relazione al contesto locale.
All’incontro, moderato da Mirko Viola, hanno partecipato: Massimo Asero, Ph.D in diritto pubblico, cultore di diritto dell’UE, collaboratore dell’Istituto di formazione socio-politica “Pedro Arrupe”; Giovanni Messina, docente di filosofia del diritto nell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; in collegamento online Orietta Moscatelli, giornalista, analista della rivista di geopolitica “Limes” e caporedattrice esteri dell’agenzia “Askanews”.
Mirko Viola ha introdotto i lavori non solo sottolineando come l’imminente occasione elettorale comporti una necessaria riflessione di approfondimento in un momento di disorientamento dovuto ai noti eventi bellici, ma in particolare facendo notare come addirittura le parole Pace e Guerra ricorrano nei programmi elettorali senza che ciò comporti una autentica disamina dei contesti a cui fanno riferimento, ed è proprio dall’urgenza di una seria comprensione che è nato il dibattito organizzato da CittàInsieme. Il moderatore si è avvalso di una serie di citazioni per offrire un primo orientamento sul nuovo contesto con cui l’Europa deve fare i conti, ad esempio ricordando l’ultimo libro dell’economista Giulio Sapelli, dall’esplicito titolo “Verso la fine del mondo”, dove le potenze europee sembrano in difficoltà nell’esprimere accordi e pareri adeguati alla grave crisi che il conflitto tra Russia e Ucraina ha innescato, situazione aggravata dalle concomitanti ostilità belliche nel Medioriente.
Da questo disorientamento, sorge la necessità di tornare ai valori fondanti dell’Europa come insieme di stati nazionali. Questo il filo conduttore dell’intervento di Massimo Asero, che, appellandosi alla millenaria lezione del sapere filosofico, ha spaziato da Aristotele ad Hannah Arendt, fino a Edmund Husserl. L’Europa deve la sua originaria fisionomia all’idea di unità dei popoli in una polis ideale che non è solo città bensì unità di azione, insieme di valori da trasmettersi alle future generazioni tramite la memoria. Questo principio rappresenta lo spirito dell’Unione, formalizzato dal 1992 nel Trattato dell’Unione Europea, di cui lo studioso ha citato gli articoli 2 e 3, in quanto l’Unione si fonda sul rispetto dei diritti umani, prefiggendosi di difendere la pace e promuovere i propri valori, ossia la memoria. In particolare anche i simboli diventano centrali in una filosofia di organizzazione della memoria, come può esserlo la bandiera europea. Nell’ottica di una difesa dello spirito di unione europea, Massimo Asero ha ricordato quanto l’emergenza del Covid abbia ripristinato l’idea di una politica di aiuto e solidarietà. Ma questa ricchezza di ideali oggi si ritrova in una situazione di crisi, ed ecco risultare importante il riferimento alla Conferenza di Vienna del 1935 nella quale il filosofo Husserl promosse la difesa dell’ideale fondante di unità dello spirito europeo, un richiamo alla pace quale utopia indispensabile in anni in cui l’Europa scivolava verso un ulteriore e catastrofico conflitto mondiale.
Di altro tenore l’intervento di Giovanni Messina, volutamente indirizzato a enucleare gli elementi di crisi ben visibili a tutti. Lo studioso ha fatto riferimento a un classico della letteratura europea, “La peste” di Albert Camus, pubblicato nel 1947, una metafora che diviene denuncia del morbo nazifascista che può restare latente a lungo per poi riemergere con prepotente irruenza. Giovanni Messina ha dipinto dunque la guerra in corso come una pestilenza che danneggia in primo luogo i popoli, mentre i governanti sembrano creare, dice lo studioso, un clima di “sonnambulismo”, un torpore in cui sembra di non rendersi seriamente conto della gravità e vicinanza degli eventi. Ci si può interrogare su quanto sia stato fatto per evitare o limitare il conflitto in corso, ma questa domanda retorica fa emergere gli interessi e le connivenze che sono le concause di ogni evento storico, nelle precedenti guerre mondiali come nel mondo contemporaneo. Lo stesso progetto di mercato comune europeo, sembrava essere nato in un contesto di libera competizione globale, ma che di fatto è nato nel contesto dell’Alleanza Atlantica, quindi in una politica estera già alle sue origini non neutra ma fortemente schierata, e oggi nuovamente soggetta ad accordi e opposizioni in un contesto modificato dalla presenza reale della guerra.
Orietta Moscatelli, in quanto esperta di geopolitica ha esordito ammettendo la difficoltà di mantenere il distacco emotivo solitamente necessario per questi eventi. Sembra evidente come l’escalation militare si accompagni a una indeterminazione negli obiettivi, in cui le potenze europee non riescono a fare chiarezza sui futuri scenari strategici nel rapporto dell’Unione Europea con la Russia, e questa stagnazione diplomatica si accompagna alla durata ormai troppo lunga del conflitto russo-ucraino. Importante, a tal proposito, come la Nato abbia aiutato gli stati europei nell’ottica di un contenimento dell’Unione Sovietica, e non certamente nell’ipotesi di una guerra. L’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 ha ridefinito la questione, mettendo gli stati europei di fronte alla necessità di schierarsi apertamente contro questa azione russa, anche se, come ha ricordato la studiosa, sembra che nella Russia serpeggi ancora lo spirito dell’impero, che la spinge a osare e forzare i limiti della normale diplomazia politica. Ecco dunque entrare in crisi la stessa idea di globalizzazione, in quanto alla diffusione degli ideali di libertà democratica mediante la libertà economica, linea guida dell’Occidente, pare oggi sostituirsi la cruda realtà dell’avanzata militare, una logica ben differente con cui bisogna fare i conti, soprattutto per quanto riguarda la questione spinosa degli aiuti militari, perché, ha ricordato Orietta Moscatelli, ogni riarmo può richiedere anni, compromettendo le politiche della pace.
Il dibattito successivo, ricco di interventi da parte del pubblico, ha dimostrato quanto la questione venga sentita in tutta la sua drammaticità, rendendo il tavolo di lavoro una occasione importante non solo in relazione alla prossimità delle elezioni europee, ma soprattutto per approfondire in tutta la sua complessità uno scenario politico e economico contradditorio e aperto a ogni possibile sviluppo.