Si è conclusa, come da programma, la lunga kermesse musicale dedicata al blues, dopo un tour che ha toccato i punti più suggestivi di Capo d’Orlando: dal piazzale Belvedere, con il duo Loro Malandro di Antonino De Luca e Leonardo Rosselli (22 luglio), e con il trio di Marco Zammuto (24 luglio), al prezioso concerto per chitarra di Daniele Mammarella svoltosi al tramonto in cima al promontorio del Capo, dove sorge il Santuario Maria SS. Di Porto Salvo.
Il Festival si è spostato, quindi, nella suggestiva Villa Piccolo con lo spettacolo teatrale “Novecento”, tratto dal testo di Alessandro Baricco, con musiche di Ennio Morricone suonate dal vivo accompagnate da spezzoni video dal film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore.
Sempre a Villa Piccolo ha avuto luogo la serata clou del Capo d’Orlando Blues Festival con il concerto di Matteo Mancuso Trio che ha registrato il sold out.
Il giovane chitarrista siciliano è arrivato sul palco del Capo d’Orlando Blues preceduto dall’apprezzamento di mostri sacri della chitarra.
Il Mancuso Trio (Matteo alla chitarra, Riccardo Oliva al basso e Gianluca Pellerito alla batteria) ha regalato un’ora di spettacolo in cui Matteo (ben supportato dai suoi “soci”) ha messo in mostra tutta la sua bravura e abilità tecnica, muovendosi tra stili differenti: rock, fusion e blues elettrico. Ha presentato cover a lui vicine ma anche i brani originali. La sua tecnica è particolare: suona infatti senza l’uso del plettro, con le sole dita della mano destra (come si trattasse di un continuo arpeggio), ma quello che esce dalla sua sei corde è un suono pulito, giusto, mentre la mano sinistra corre veloce quanto precisa sul manico. Abilità tecnica quindi ma anche una certa varietà compositiva, la sua scrittura è assai composita e nei brani, spesso dilatati e sempre immancabilmente segnati da uno o più assoli, si trovano continui cambi stilistici e/o ritmici.
Si spazia dal progressive (per certi arpeggi e “dialoghi” con il basso) al rock, arrivando al blues e passando per il jazz. Il numeroso pubblico attento e caloroso non ha fatto mancare applausi e manifestazioni di gradimento verso la musica di Mancuso che ha ricambiato l’affetto fermandosi a lungo a fine concerto a firmare dischi, chitarre, foto, e quanto altro i suoi fans gli abbiano richiesto, inclusa la firma sulle magliette del Capo d’Orlando Blues.
Per la parte finale il Festival Blues si è spostato a Capo d’Orlando centro dove, il 27 luglio si è svolto il convegno “Quando Alan Lomax cercava il Blues sulle strade dei Nebrodi…”, alla presenza del Prof. Giuseppe Giordano dell’Università Roma Tor Vergata, componente del Centro Studi Alan Lomax di Palermo.
Il Centro Studi, per gentile concessione della signora Anna Lomax Wood, figlia di Alan, detiene copia digitale dell’archivio sonoro, fotografico e degli appunti di viaggio di tutta la campagna di registrazione che l’etnomusicologo americano effettuò in Italia dal luglio 1954 ai primi mesi del 1955.
A corollario del convegno, che ha visto la partecipazione del Sindaco e dell’assessora alla cultura di Mirto (unico paese della provincia di Messina interessato dalle registrazioni di Lomax), è stata predisposta anche una mostra, con alcune foto scattate da Lomax in Sicilia, ed una parte espositiva degli strumenti della cultura musicale popolare dei Nebrodi (marranzani, friscaletti, tamburi) a cura della Compagnia delle Serenate.
L’ultima sera, il 28 luglio, è stata allestita una mostra di chitarre antiche siciliane, realizzate a Catania tra fine ‘800 e inizi ‘900 da ditte o singoli artigiani.
In quel periodo vi era una intensissima produzione di chitarre (circa 1.500 al mese da parte di una sola ditta) che venivano esportate in America e li immesse sul mercato.
Il maestro Ivan Rinaldi, curatore della mostra, ha descritto quel periodo storico, illustrato le caratteristica di ognuna delle venti chitarre esposte facendone apprezzare il suono, ed ha avanzato l’ipotesi che molto probabilmente alcuni dei più noti bluesman americani di quel periodo, suonassero il loro blues proprio le chitarre costruite a Catania.
Un Festival quindi ricco non solo di contenuti musicali, ma di proficui spunti storico-culturali che non mancheranno di avere ulteriori sviluppi.
L’associazione Cross Road Club APS, organizzatrice del Capo d’Orlando Blues, non mancherà di approfondire i contenuti, coinvolgendo le istituzioni e le scuole. Il Capo d’Orlando Blues ha innescato un virtuoso movimento del settore turistico-culturale, numerosi sono stati gli appassionati che hanno pernottato in città e che hanno usufruito del tour gastronomico “Blues”, proposto dalla Pro Loco Capo d’Orlando.
La manifestazione è stata sostenuta dal Ministero della Cultura e da SIAE con il programma “Per chi crea” 2023, ed ha avuto il patrocinio gratuito del Comune di Capo d’Orlando e della Città Metropolitana di Messina, oltre al sostegno economico di tante aziende private che credono nella cultura come veicolo pubblicitario.
L’appuntamento con il Capo d’Orlando Blues, uno tra i cinque festival blues più longevi d’Italia, è già fissato per l’estate 2025 con la 27° edizione.