Questo week-end, protagonisti delle Orestiadi, saranno tre progetti inediti, ad opera di artisti siciliani

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Venerdì 26 “Canzuna Segreta”, sabato 27 l’omaggio a Danilo Dolci, e a seguire “Cetti”, vincitore del Premio giovani artisti

 

Questo week-end, protagonisti delle Orestiadi, saranno tre progetti inediti, ad opera di artisti siciliani: venerdì 26 luglio alle 21, Canzuna segreta” (anteprima nazionale in collaborazione con OPERAESTATE Festival Veneto), progetto di traduzione e regia di Giuseppe Massa, musiche di Dario Mangiaracina, con Giuseppe Massa, Dario Mangiaracina, Roberto Calabrese e Carmelo Drago, da La Notte poco prima della Foresta” di Koltes. Progetto grazie al quale le Orestiadi portano avanti il percorso artistico avviato intorno alle “riscritture” e alla drammaturgia siciliana, in un’importante collaborazione con il Festival Operaestate del Veneto.

 

Sabato 27 luglio alle 20,00 andrà in scena l’omaggio del Festival a Danilo Dolci, nel centenario della sua nascita, con la performance inedita dei Teatri Alchemici, Ugo Giacomazzi e Luigi Di Ganci, Oltre il sole e la luna c’è le stelle(progetto site specif per le Orestiadi in collaborazione con il Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci). Un articolato progetto dedicato a Danilo Dolci promosso in collaborazione con la Soprintendenza di Trapani e realizzato con il sostegno dell’Assessorato Beni culturali e dell’identità della Regione Siciliana che si concluderà al Cretto di Burri il 10 luglio.

 

Prosegue l’attenzione verso le nuove generazioni d’artisti, grazie al progetto #Gibellinacittàlaboratorio rivolto ai giovani artisti siciliani under 35, rinnovando la collaborazione con il Comune di Gibellina e con l’Associazione Scena Aperta di Palermo, con lo spettacolo vincitore di questa nuova edizione: “Cetti” testo e regia di Domenico Ciaramitaro con Chiara Gambino, in prima nazionale sabato 27 luglio alle 21,30.

 

Uno straniero ferma uno sconosciuto sotto la pioggia. Attraverso un flusso notturno di parole conosciamo la sua solitudine, le sue speranze, i suoi sogni, il suo obiettivo. L’incontro tra i due uomini rende manifesta l’impossibilità di comunione tra esseri umani nella società contemporanea: “La notte poco prima della foresta” è un testo che dà le vertigini, privo di punteggiatura, una cascata sintattica che mi ha rimandato alla beat generation, al bebop e alla musica pop. Le tematiche universali e contemporanee di cui è intriso affiorano in maniera nitida: perdita d’identità, emarginazione, assenza di amore. Durante la traduzione ho provato a non tradire l’autore per quanto concerne il ritmo del testo; i vocaboli e i modi di dire sono invece quelli delle strade più buie e abbandonate della mia città, quelle con le quali penso e parlo quando la logica e la razionalità vanno a farsi fottere e ti ritrovi tra umani in cerca di comunione. Si può essere stranieri anche nella propria nazione, si può morire di solitudine anche nell’era della comunicazione e dei soci.” Giuseppe Massa, regista

 

In Oltre il sole e la luna c’è le stelleIl Teatro e i suoi giochi, le entrate e le uscite dai personaggi senza soluzione di continuità, l’ironia e la saggezza delle parole dei poveri cristi, il disprezzo di una classe dirigente e/o intellettuale, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande si toccano restituendoci i versi che più riassumono la poetica di un grande uomo: “il pubblico viene coinvolto sin dall’ingresso in un incontro che mira all’importanza di un’esperienza circolare e condivisa: mettersi a nudo, avere un obiettivo comune, essere qui e ora, diventano condizioni essenziali per iniziare, come avrebbe detto Danilo, un viaggio poetico all’incontrario. Parola che pone l’accento sull’importanza di avere punti di vista originali, di affrontare la vita con una visione poetica che solo l’amore verso l’Utopia ci può dare. Due attori in scena in uno spazio vuoto dove brilla un cerchio di luce, la Luna…forse. Una volta oltrepassato lo spazio scenico si può essere tutto ed essere ovunque. Una candela al centro, unico elemento di scena, ci indica simbolicamente il letto di una baracca di Cortile Cascino, un quartiere malfamato di Palermo, in cui Danilo appena giunto al Sud, a soli 28 anni, ha cominciato il suo primo sciopero della fame per un bambino lasciato morire di fame da uno Stato assente. In questo cerchio/limone di luce lunare appaiono così alcuni dei personaggi che hanno avuto a che fare direttamente o di riflesso con Danilo: la povera gente, i pescatori, i contadini ma anche una certa élite politica e intellettuale: Sciascia, Montanelli, Fellini, Ruffini, Bernardo Mattarella.” Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi

 

“Cetti” di Domenico Ciaramitaro è il progetto vincitore della sesta edizione del Premio #gibellinacittàlaboratorio. Testo complesso e denso di umori, con un linguaggio tendente al visionario: “Cetti è una ragazza nata in un quartiere della periferia siciliana, dove conosce tutti e tutti la conoscono. È la figlia dei proprietari della lavanderia, sua madre le ha insegnato a lavare tutto quello che le persone portano al negozio. Il mondo lo conosce guardando da dietro quel bancone. C’è la piazza dove passa e spassa la gente, c’è il mare dove non è mai stata e dove le piacerebbe che qualcuno la portasse. Un giorno la sua vita viene sconvolta, la madre le aveva detto che avrebbe incontrato qualcuno che le avrebbe cambiato la vita. È quel ragazzo bellissimo che beve sempre il caffè al bar della piazza, quel caffè che un giorno offre anche a lei. E succede così per settimane e poi mesi. Poi quel ragazzo si presenta ai suoi genitori per chiederla in sposa e lei pensa che qualcuno si sarebbe occupato di lei, l’avrebbe portata finalmente al mare. Cetti è una ragazza curiosa e dubbiosa, che da dietro il bancone della lavanderia sogna ad occhi aperti, si pone continuamente domande, dalle più banali alle più complesse. Cetti è una ragazza pura come le lenzuola che lava sognando quel principe azzurro che le cambi la vita. Ma i principi azzurri esistono solo nelle favole, e quell’uomo, dopo le nozze, svelerà il suo volto oscuro. In un contesto sociale di cieca violenza, al quale assistiamo quotidianamente, qui Cetti non è però ricondotta alla consueta figura di vittima. Il suo è un viaggio che vaga tra le ombre, tra passato, presente e futuro, tra illusioni e disincanto di una fragilità dolorosa che lotta per prendere consapevolezza di sé. Ma che alla fine si accorge di trovarsi in un mondo sbagliato”. Domenico Ciaramitaro

 

Nella foto,Dario Mangiarecina

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