Secondo la Commissione, il social network nato come Twitter viola il Digital Services Act
X viola le regole e inganna gli utenti. Il social network nato come Twitter viola il Digital Services Act. E’ l’opinione preliminare della Commissione Europea, che ha informato il social rilevato da Elon Musk. Le violazioni sono state riscontrate in aree legate ai dark pattern, che sono interfacce studiate per indurre gli utenti a compiere azioni indesiderate, alla trasparenza della pubblicità e all’accesso ai dati da parte dei ricercatori.
Tre i nodi individuati da Bruxelles
I rilievi della Commissione si appuntano su tre questioni. Anzitutto, X progetta e gestisce la sua interfaccia per gli account ‘verificati’ con la spunta blu in un modo che “non corrisponde alla pratica del settore” e “inganna gli utenti”. Dato che “chiunque può iscriversi” per ottenere lo status di ‘verificato’, questo influisce “negativamente” sulla capacità degli utenti di prendere decisioni “libere e informate” sull’autenticità degli account e sui contenuti con cui interagiscono. Ci sono prove, osserva l’esecutivo Ue, di malintenzionati che abusano dell'”account verificato” per ingannare gli utenti.
Inoltre, secondo la Commissione, X non rispetta la trasparenza richiesta sulla pubblicità. Il social network non fornisce un archivio pubblicitario “consultabile e affidabile”: al contrario, ha caratteristiche di progettazione e barriere di accesso che rendono l’archivio “inadatto” allo scopo, la trasparenza nei confronti degli utenti. In particolare, la progettazione “non consente la necessaria supervisione e ricerca sui rischi emergenti derivanti dalla distribuzione della pubblicità online”.
In terzo luogo, X non fornisce ai ricercatori l’accesso ai propri dati pubblici in linea con le condizioni stabilite nel Dsa. In particolare, X vieta ai ricercatori idonei di accedere in modo indipendente ai dati pubblici, ad esempio tramite scraping. Inoltre, il processo che X prevede per garantire ai ricercatori ammissibili l’accesso alla sua interfaccia di programmazione sembra dissuadere i ricercatori dal portare avanti progetti di ricerca o non lasciare loro altra scelta, se non quella di pagare tariffe “sproporzionatamente elevate”.
Cosa succede adesso
X ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa, esaminando i documenti contenuti nel fascicolo dell’indagine della Commissione e rispondendo per iscritto alle risultanze preliminari. Parallelamente verrà consultato il Comitato europeo per i servizi digitali. Se le opinioni preliminari della Commissione dovessero essere confermate, la Commissione adotterà una decisione di non conformità, constatando la violazione del Dsa da parte di X. La decisione potrebbe comportare sanzioni per un importo fino al 6% del fatturato annuo mondiale totale di X e ordinargli di adottare rimedi. Secondo fonti di stampa, i ricavi da pubblicità di X, che non è più quotata in Borsa, nel 2023 si sono aggirati intorno ai 2,5 mld di dollari; la sanzione potrebbe dunque arrivare, in teoria, a circa 150 mln di dollari. Una decisione di non conformità può anche innescare un periodo di supervisione rafforzato per garantire il rispetto delle misure che il fornitore intende adottare per porre rimedio alla violazione. La Commissione può anche imporre penalità periodiche per obbligare una piattaforma a conformarsi.