Guido D’Amico: “I sostegni del periodo Covid solo un palliativo”
Felice: “La crisi del commercio è una tragedia. È come se in una città come
Genova o Palermo tutti i cittadini avessero perso il lavoro”
Continua lo tsunami che travolge il commercio in tutte le sue sfaccettature, mentre in Italia, sebbene con difficoltà, al netto delle imprese commerciali, il numero delle imprese cresce, nel commercio la riduzione del numero di attività è cronica ed ha superato abbondantemente i limiti di guardia.
Confimprese ha voluto confrontare, rielaborando i dati forniti dal sistema camerale, il numero delle imprese nel periodo pre-pandemia da Covid-19 (al 31/12/2019) con i dati attuali, al fine di analizzare cosa è avvenuto, numeri alla mano, passando per il periodo che ha sancito, in maniera non ufficiale, la fine della pandemia e cioè il 31 dicembre 2021, per poi confrontarlo con quanto avvenuto nell’ultimo anno (30 giugno 2023/30 giugno 2024).
Paradossalmente, il numero delle imprese in Italia al 31 dicembre 2021 era di 5.164.87, quindi superiore al dato registrato al 31 dicembre 2019 quando si registravano 5.137.678 imprese. Il 2021 si chiudeva con oltre 27.000 imprese in più. Va evidenziato che, a tutt’oggi le imprese in Italia sono un numero inferiore rispetto a quelle che erano in attività al 31 dicembre 2021: ad oggi sono infatti 5.094.479.
La maggior parte delle 70.000 aziende che mancano all’appello, sono sparite nel periodo compreso tra gennaio 2022 e dicembre 2023. Infatti, in questo lasso temporale, il numero di imprese è sceso a 5.097.617.
Secondo il Presidente di Confimprese Italia Guido D’Amico “ La situazione che si è venuta a creare deriva dal fatto che le moratorie concesse in periodo Covid hanno rappresentato un sostegno temporaneo alle imprese, generando una bolla, che con l’arrivo delle scadenze, si è sgonfiata e ha provocato la chiusura delle aziende martoriate da Covid e dalla mancata ripresa dell’economia reale.
La differenza tra il totale delle imprese attive nel giugno 2024 e quelle in attività al 31 dicembre 2019, è pari a meno 43.199. Nel commercio, nello stesso periodo il saldo negativo è pari a meno 96.380 imprese, con una performance molto peggiore. I posti di lavoro persi sono stimati in circa 300.000 unità, come se in una città come Bari o Catania tutti i cittadini, compresi quelli non in età da lavoro avessero perso l’occupazione. “Se immaginiamo i nuclei familiari coinvolti – dicono da Confimprese – la città dei senza lavoro potrebbe essere Genova o Palermo”.
Il dato che colpisce è la costanza con la quale diminuiscono le aziende del settore commercio: non si registra un saldo positivo dal 2015 ed in questi 10 anni il saldo negativo è arrivato a sole 141.494 aziende commerciali visto che al 31 dicembre 2015 erano ben 1.412.192 quelle attive. Ad oggi, le imprese commerciali sono 1.270.698.
“Sono cambiati costumi ed abitudini di acquisto – ha dichiarato il Vice Presidente Vicario di Confimprese Italia Giovanni Felice – ma uno dei motivi di questa crisi oramai diventata sistemica è che il commercio fisico è fortemente penalizzato da sistemi di concorrenza che godono di forti agevolazioni, come il commercio on line, e da un sommerso dilagante, caratterizzato dalle vendite abusive sui social, che stanno minando alla base il sistema commercio, gravato da misure fiscali inique. Misure che per fare un esempio, considerano utile d’impresa la merce invenduta che di fatto ha valore zero”.
Sicilia
Anche in Sicilia, alla fine del 2021, il dato riferito alle imprese nel loro complesso è più alto di ben 12.390 unità rispetto al 2019, passando da 370.083 del 2019 a 382.473 del 2021. La situazione si mantiene abbastanza stabile successivamente ed a giugno 2024 raggiunge un valore pari a 383.285 in crescita di poco (326 unità) anche rispetto al dato al 31 dicembre 2023.
Non segue lo stesso andamento il commercio che, nonostante il solito rimbalzo del 2021, (più 1,964 attività che portano il dato a 117.643 aziende rispetto alle 115.779 del 31 dicembre 2019) fa registrare un declino nel numero di negozi ed altri esercizi commerciali, con che una perdita, in tre anni e mezzo, di 2,796 aziende di cui 787 negli ultimi sei mesi.
Un trend, in costante ascesa, è quello legato alle attività di alloggi e ristorazione che nel periodo dicembre 2019 – giugno 2024 cresce di oltre 3.000 unità passando da 26.212 alle attuali 29.370.
Provincia di Palermo
Nella provincia di Palermo si conferma la crescita costante delle attività di servizio, alloggi e ristorazione che dal 2019 ad oggi passano da 5.503 unità alle 6.382 del giugno 2024.
Il totale delle imprese, anche se lentamente, continua a crescere, pur non essendosi registrato un rimbalzo importante nel 2021. Nel periodo preso in esame dal 31 dicembre 2020 a giugno 2024 si è registrata una crescita di 4.646 unità, fino ad arrivare a 80.280 aziende attive.
Anche a Palermo, la Cenerentola dell’economia è il commercio. Dopo un lieve rimbalzo nel 2021 (quando le attività commerciali della provincia arrivano a contare 28.011 unità in leggero aumento rispetto alle 27.501 del 31 dicembre 2019), si assiste ad una contrazione: nel giro degli ultimi 3 anni e mezzo si riducono a 26. 454, cioè 1.554 in meno del 2021. Il dato più preoccupante è che sono ben 1.234 le aziende in meno rispetto al primo semestre 2024.