Ricca settimana per i Teatri di Pietra in Sicilia con diversi spettacoli in 7 Comuni: si parte oggi, martedì 6 agosto, dall’area archeologica di Solunto (Santa Flavia – PA) con la novità di questa stagione: “Pluto o il dono della fine del mondo” di Anton Giulio Calenda e tratto dal Pluto di Aristofane. Cosa succederebbe se tutti fossimo ricchi? E se a tutti fosse concesso ozio illimitato? Se Povertà è il capitalismo e Pluto una forma idilliaca di comunismo la rappresentazione applica il metodo aristofanesco e prende le distanze da entrambi. Con questo materiale così vivo e multiforme sarà costruito uno spettacolo che renderà evidente la crisi irreversibile di queste due ideologie.
Lo stesso giorno, a Monte Iato (San Cipirello – PA), arriverà “Pirandello. Questo, codesto e quello” di Salvatore Ferlita e Sergio Vespertino (musiche di Gabriele Lomonte, scenografia di Mariano Brusca e Salvatore Scherma con Sergio Vespertino) che daranno vita agli straordinari incontri di Luigi Pirandello, quelli che il Premio Nobel di Agrigento si dice avesse con i fantasmi di personaggi mai nati, ma secondo una nuova e desueta prospettiva. Se un giorno, a recarsi dal grande scrittore, invece che sconosciuti fantasmi fossero i personaggi già noti delle sue novelle, delle commedie o dei romanzi? Quelli “famosi”, ormai di dominio pubblico, perché bene o male incontrati a scuola o nei teatri: se fossero, dunque, loro i questuanti? Venuti fuori dalle pagine, sbucati dalle tavole di un palcoscenico, sospinti dal motore dell’insoddisfazione e stanchi della maschera finora indossata, adesso sono loro a chiedere all’autore conto e ragione, rinfacciandogli l’ignominia alla quale sono stati inchiodati, volendo a tutti i costi restituirgli la loro “croce”. Si tratta di una doppia rappresentazione che avrà luogo anche mercoledì 7 agosto alle Terme arabe di Cefalà Diana in provincia di Palermo.
Mercoledì che coinvolgerà anche un altro sito, quello del Tempio della Vittoria (Termini Imerese – PA) con “Odisseo superstar” (regia Collettivo V.A.N. con Andrea Di Falco, Gabriele Manfredi, Andrea Pacelli, Gabriele Rametta, Pierantonio Savo Valente). L’eroe omerico diventa il punto di vista privilegiato per raccontare, in modo ironico, scanzonato e poetico diverse storie della mitologia che lo vedono protagonista. Dalla genesi della guerra di Troia fino al suo ritorno a casa e oltre le colonne d’Ercole tante e incredibili sono le vicende che hanno avuto come protagonista, l’eroe furbo per eccellenza, l’uomo dal multiforme ingegno. La storia di Ulisse diventa la base per una commedia musicale fatta di voci e giochi sonori, dove la parola e il canto si uniscono alle tecniche teatrali del Tableau Vivant, della Commedia dell’Arte per stimolare la fantasia degli spettatori e le spettatrici di ogni età.
Il sito di Termini Imerese ospiterà inoltre domenica 11 agosto “Incanti di pietra. Il cinema, la decima musa” (Giuseppe Milici ensemble voce narrante Sergio Vespertino), un’opera che intreccia mito e realtà attraverso una narrazione musicale. Lo spettacolo è in programma anche giovedì 8 agosto nell’area archeologica di Eraclea Minoa (Cattolica Eraclea – AG). Infine, nell’area archeologica di Ustica, sabato 10 agosto, andrà in scena “La lupa” di Giovanni Verga (coreografia di Carlotta Bruni, musica di Marco Schiavoni, narrazione di Sebastiano Tringali con Lucia Cinquegrana, Paola Saribas e Matteo Gentiluomo): si tratta di un racconto che incuriosisce perché parla di libertà, ma al contempo disorienta per la condizione antropologica così estrema, che spinge a interrogarsi sulla potenza e sull’impotenza degli schemi e delle convenzioni sociali. E non è bastante neanche l’approccio etico che rischia di ridurre la portata esistenziale del lavoro verghiano. La lupa sembra proprio al di là del bene e del male, e non si fa fatica ad avere un occhio benevolo verso di lei proprio perché nel suo orizzonte non è presente la cattiveria, la strategia o la premeditazione. La lupa vive in una dimensione di eccedenza dell’essere, e tutti coloro che si imbattono in lei non possono che rifugiarsi nelle “istituzione” della religione e della Legge.