La ricca tradizione dei cantastorie siciliani, in particolar modo della scuola ripostese guidata da Orazio Strano, è stata al centro dell’incontro culturale organizzato al Palazzo Vigo di Torre Archirafi, borgo marinaro di Riposto, con il patrocinio dell’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, del Comune di Riposto, della Fondazione Ignazio Buttitta di Palermo, del Centro Studi Alan Lomax di Palermo e del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo. Diverse le illustri personalità presenti, tra docenti, ricercatori, appassionati ed estimatori, che hanno portato un importante contributo al dibattito. Tra loro Sergio Bonanzinga, docente di Etnomusicologia presso l’Università degli Studi di Palermo, Giuseppe Giordano, docente di Etnomusicologia e Studi di popolar music presso l’Università Tor Vergata di Roma, Egle Mazzamuto, ricercatrice indipendente, Alfio Patti e Maria Bella, entrambi iscritti nel Reis, Registro delle eredità immateriali della Sicilia, perché Testimoni dell’Identità siciliana.
“Abbiamo messo a fuoco soprattutto la tradizione dei cantastorie di Riposto – ha spiegato Sergio Bonanzinga – Una tradizione molto importante che ha avuto come capostipite Orazio Strano e che si è protratta fino alla contemporaneità attraverso l’opera di Luigi Di Pino. Importante perché gran parte dell’attività e della produzione di Orazio Strano si collega a quella di un altro grande poeta dialettale che era di Mascali, Turiddu Bella. Insieme sono stati per il mondo dei cantastorie della Sicilia dialettale e tradizionale – ha conluso – quello che sono stati Mogol e Battisti per il mondo della musica leggera italiana”. Il tema della devozione è stato analizzato dal prof. Giuseppe Giordano. “Uno dei tanti aspetti che riguarda il mondo dei cantastorie è quello della devozione che entra a far parte anche del repertorio – ha dichiarato – Un po’ come succedeva per i cantastorie ciechi, che operavano solo in questa prospettiva, i cantastorie di piazza, oltre a cantare storie e cronache locali, avevano un repertorio sacro molto interessante che vale la pena indagare”.
Grande l’affluenza di pubblico a testimonianza del crescente interesse per la riscoperta delle tradizioni popolari. Tra i momenti più emozionanti della serata la cerimonia di consegna alla famiglia Strano delle immagini e delle registrazioni effettuate da Alan Lomax a Riposto nel luglio del 1954. “Una serata importante per ripercorrere la ricca tradizione dei cantastorie – ha detto il presidente del Consiglio comunale di Riposto, Nella Casabella – Sono presenti personalità di rilievo che ci hanno accompagnato nella riscoperta delle nostre radici. Un grazie particolare va all’amministrazione comunale e a Luigi Di Pino, fautore della nascita del Museo del Cantastorie siciliano a Riposto, un luogo che racconta centinaia di storie e che permette di tramandarle alle nuove generazioni”. Presenti anche ben dieci associazioni culturali del territorio ionico unite allo scopo di promuovere il Museo del cantastorie siciliano, che ospita al suo interno una collezione unica al mondo, patrimonio di Riposto e del territorio ionico. La serata è stata arricchita da alcuni momenti di spettacolo del cantastorie Luigi Di Pino, che ha proposto, tra scroscianti applausi, alcuni ‘cunti’. “Il filo conduttore è Riposto e la sua tradizione di cantastorie – ha spiegato Luigi Di Pino – È qui che nasce una scuola di cantastorie che faceva capo ad un grandissimo maestro che era Orazio Strano. Poi è giusto citare anche la scuola di Paternò, che faceva capo a Ciccio Busacca. A Riposto la nostra associazione opera sul territorio da circa 25 anni per riportare in auge questa antichissima arte che in Sicilia ha assunto dei canoni particolari, che oggi fanno del cantastorie siciliano, in particolare dello stile ripostese, una vera e propria istituzione culturale. A Riposto – prosegue – esiste da circa un anno un Museo del cantastorie siciliano con una collezione unica al mondo, che vi invito a visitare, che comprende una collezione di cartelloni, di foglietti che vendevano i cantastorie, di chitarre, dattiloscritti, dischi, ecc. Un patrimonio – conclude Di Pino – davvero unico che è testimonianza viva di un recente passato che vogliamo promuovere e offrire alle nuove generazioni”.