Claudio Gobbi “La visione trasparente”, Agrigento, Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo”

Condividi questo articolo?

Prosegue fino a venerdì 11 ottobre 2024 presso il Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo” di Agrigento la mostra Claudio Gobbi. La visione trasparente, a cura di Giusi Diana.

Pubblicità

Nella stessa giornata (ore 11sala conferenze Tommaso Fazello) il museo accoglierà la presentazione del catalogo dell’esposizione, che vedrà intervenire Roberto Sciarratta (Direttore Parco Archeologico Valle dei Templi) Giuseppe Avenia (Responsabile Museo archeologico Pietro Griffo) Claudio Gobbi (Artista) Giusi Diana (Curatrice) Matteo Iannello (Storico dell’architettura) Daniele De Luigi (Curatore) e Giovanni Francesco Tuzzolino (Presidente del Polo territoriale Universitario di Agrigento) sulle tematiche affrontate nel progetto, in un dialogo tra architettura, archeologia e fotografia.

Il catalogo edito da Silvana Editoriale (85 pagine in italiano e inglese, con ampio apparato fotografico), contiene testi di Giusi Diana, Claudio Gobbi, Daniele De Luigi e Matteo Iannello.

Al contempo la chiusura dell’esposizone segna anche l’ingresso ufficiale dell’opera di Claudio Gobbi – una serie di 25 fotografie da negativo, stampate a colori e in bianco e nero, e frutto di una residenza che l’artista ha svolto presso il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento a partire dal mese di novembre 2023 – nella collezione del Museo “Pietro Griffo”.

Claudio Gobbi. La visione trasparente, progetto sostenuto da “Strategia Fotografia 2023”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e realizzato da ruber.contemporanea, in collaborazione con il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza della fotografia contemporanea in un contesto archeologico, favorendone l’inclusione nelle collezioni pubbliche.

Claudio Gobbi. La visione trasparente

Il progetto di Claudio Gobbi per Agrigento nasce dalla suggestione di un piccolo dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840) Junotempel in Agrigent (1828-30) conservato al Museum für Kunst und Kulturgeschichte di Dortmund, in cui il pittore tedesco raffigura il tempio di Giunone, senza averlo mai visto di persona. La mancata presenza di Friedrich ad Agrigento, e la sua esperienza immaginaria e mediata (dalle incisioni che circolavano al tempo), diventa una chiave per riflettere sulla smaterializzazione delle immagini fotografiche nell’era digitale, sulla loro ubiquità e prevedibilità, e sulla conseguente scomparsa dell’autore nell’epoca della virtualità. L’illuminazione notturna della Valle dei Templi, un condizionamento contemporaneo e artificiale della visione che in Sicilia coincide, a partire dagli anni Sessanta, con la musealizzazione dei siti archeologici ad opera dell’architetto Franco Minissi, è al centro della riflessione che coinvolge i meccanismi della visione, e il nostro rapporto con il tempo e lo spazio.

Come spiega la curatrice Giusi Diana: «Le installazioni fotografiche di Claudio Gobbi in mostra, entrano in relazione dialettica con il progetto museografico di Minissi, instaurando inediti scambi semantici con i reperti esposti nel Museo, come nel caso del Torso di Guerriero (480-475 a.C.). Inoltre il reimpiego di fotografie d’archivio trovate o “found photography”, che è alla base della ricerca di Gobbi, evidenzia la natura polisemica delle immagini, che sottratte all’utilizzo documentario originario svelano contenuti semantici latenti, aumentando il proprio potere evocativo». Immagini trovate in archivi siciliani e stranieri, come quello dell’Akademisches Kunstmuseum di Bonn, insieme a fotografie scattate durante la residenza si ricompongono in una nuova, enigmatica unità spazio temporale, grazie alla matericità della stampa su carta fotografica. Una pluralità di fonti (autoriali e anonime) che insieme alla pratica della fotografia analogica ha una valenza fortemente simbolica, riflettendo sul concetto di smaterializzazione delle immagini e scomparsa dell’autore propria dell'”Iconosfera” in cui siamo costantemente immersi. Tra le presenze interrogate dalle fotografie: il Kouros in marmo pario (480 a.C.) e il Telamone (480-470 a.C.), proveniente dal tempio di Zeus.

Claudio Gobbi

Claudio Gobbi (Ancona, 1971) ha studiato fotografia all’Istituto Bauer di Milano specializzandosi sotto la guida di Gabriele Basilico. I suoi progetti – caratterizzati da un continuo work in progress – affrontano questioni relative all’identità culturale e ai confini, alla transnazionalità, all’incontro tra oriente e occidente, nonché al rapporto tra arte, architettura e antropologia culturale, affrontate a partire dal proprio contesto di appartenenza: l’Europa. Ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, tra cui nel 2003 il “Prix Mosaique“ (Centre National de l’Audiovisuel, Luxembourg) per un progetto sul tema Europa. Nel 2007 è stato Artist in Residence presso la Cité Internationale des Arts di Parigi. Nel 2009 viene invitato a realizzare un progetto per la Biennale d’Arte Contemporanea di Salonicco in Grecia e nel 2010 ha ricevuto l’incarico di fotografare il MAXXI nell’ambito del progetto “Cantiere d’Autore”. Nel 2016 è stato nominato per il Deutsche Bourse Photography Prize per la sua prima monografia “Arménie Ville” edita da Hatje Cantz. Tra i progetti recenti le mostre Universo Olivetti. Comunità come Utopia Concreta, condotta dal Museo MAXXI per il Ministero degli Esteri e attualmente in tour mondiale, e The Fine Hands Show, un progetto del Goethe Institut per la Biennale di Krasnoyarsk in Russia. Una sua mostra personale con oltre 80 fotografie si è tenuta lo scorso anno a Venezia presso Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna in collaborazione con l’ICCD, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. Vive e lavora tra Berlino e l’Italia.

Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo”

Il Museo, situato all’interno del sito UNESCO Parco Archeologico e Paesaggistico Valle dei Templi, è intitolato alla memoria di Pietro Griffo, archeologo e Soprintendente ad Agrigento dal 1941 al 1968. La località scelta per il Museo, il poggio San Nicola, ha un alto valore simbolico, in quanto al centro dell’area pubblica della città classica. L’edificio, progettato dall’architetto Franco Minissi e inaugurato nel 1967, ingloba in parte i resti di un monastero cistercense, annesso alla chiesa di San Nicola e risalente al XIV secolo. L’allestimento museale si snoda su 17 sale espositive secondo un criterio topografico e cronologico. Due percorsi, uno dedicato all’antica città di Akragas-Agrigentum e l’altro ad alcuni contesti significativi della Sicilia centro-meridionale.

A partire dal 2010 il Parco si è contraddistinto per la promozione dell’arte e dell’architettura contemporanea, ospitando e producendo mostre e residenze d’artista (personale di Fabrizio Plessi, Jan Fabre, programma triennale di Residenze d’artista Divinazioni, collettiva Progetto Genesi, arte e diritti umani), nell’ambito di un percorso ispirato ai principi della Public Archeology.

Claudio Gobbi. La visione trasparente è realizzata da ruber.contemporanea in collaborazione con il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento. Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

 

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.