Israele attacca quartier generale Unifil in Libano, colpite anche due basi italiane

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Due caschi blu indonesiani feriti nell’attacco di oggi, nessun ferito tra gli italiani. Crosetto convoca d’urgenza ambasciatore israeliano. Tel Aviv decide su Iran: “Gabinetto di sicurezza voterà stasera”

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Israele ha colpito tre basi della missione Unifil schierata nel sud del Libano, tra cui anche due basi italiane, a ridosso del confine. Non risultano militari italiani feriti. Nell’attacco sono rimasti invece lievemente feriti due soldati indonesiani.

Secondo quanto si legge in una nota della missione Onu, di cui fa parte il contingente italiano, “questa mattina due peacekeeper sono rimasti feriti dopo che un tank Merkava delle Idf ha aperto il fuoco contro una contro una torretta di osservazione al quartier generale di Unifil a Naqoura, colpendola direttamente e provocandone la caduta. Fortunatamente i feriti, questa volta, non sono gravi, ma restano in ospedale – si legge – I soldati delle Idf hanno sparato anche contro una posizione Onu (Unp) 1-31 a Ras Naqoura, colpendo l’entrata del bunker in cui i peacekeeper si rifugiavano e danneggiando mezzi e sistema di comunicazioni. Un drone delle Idf è stato visto volare all’interno della posizione Onu fino all’entrata del bunker”.

L’Unifil sottolinea che “la recente escalation lungo la Linea Blu sta provocando distruzione diffusa in località e villaggi nel sud del Libano, mentre continuano a essere lanciati razzi in direzione di Israele, anche contro zone civili. Negli ultimi due giorni abbiano visto incursioni da Israele in Libano nella zona di Naqura e in altre aree. Le forze israeliane (Idf) si sono scontrate con elementi di Hezbollah sul campo in Libano. Il quartier generale di Unifil a Naqura e postazioni vicine sono state ripetutamente colpite”.

“Ieri – prosegue la nota – i soldati delle Idf hanno deliberatamente aperto il fuoco e hanno messo fuori uso le telecamere di videosorveglianza del perimetro della postazione”. “Hanno anche sparato deliberatamente contro (la posizione) Unp 1-32A, dove si tenevano gli incontri tripartiti prima dell’inizio del conflitto, danneggiando l’illuminazione e la stazione di trasmissione”, aggiunge il comunicato in riferimento alle riunioni con interlocutori israeliani e libanesi.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto è intanto a colloquio con l’ambasciatore israeliano, convocato d’urgenza nella sede del Ministero, in via XX Settembre. Lo confermano all’Adnkronos fonti della Difesa. L’incontro è stato deciso successivamente all’attacco israeliano.

Israele decide su attacco a Iran: “Gabinetto di sicurezza voterà stasera”

Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà stasera per votare sulla risposta all’attacco missilistico del 1 ottobre dell’Iran. Lo ha detto un funzionario israeliano alla Cnn.

In precedenza, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva affermato che la risposta di Israele all’Iran sarebbe stata “potente, precisa e, soprattutto, sorprendente”.

Libano, 110 raid in 24 ore

L’esercito israeliano ha intanto reso noto di aver effettuato oltre 110 raid aerei contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano nel corso della giornata di ieri, colpendo infrastrutture sotterranee e in superficie.

Le truppe che operano sul terreno nel sud del Libano, rendono ancora noto le forze di difesa israeliane, hanno avuto scontri e hanno ucciso ‘molti miliziani’ di Hezbollah, con l’assistenza dell’aviazione. Hanno inoltre scoperto e distrutto armi, tra cui razzi e missili anticarro.

Raid su scuola a Gaza, 16 morti

Un attacco aereo israeliano avrebbe intanto ucciso almeno 16 persone che si erano rifugiate in una scuola a Deir al-Balah, nella zona centrale di Gaza. Lo hanno riferito funzionari dell’ospedale dei martiri di Al-Aqsa, aggiungendo che nel raid alla scuola di Rafidah sono rimaste ferite decine di altri palestinesi.

Due accoltellati in nord Israele

Due persone sono state accoltellate stamani a Pardess Hanna, nel distretto di Haifa, nel nord di Israele, riferisce intanto il Jerusalem Post rilanciando notizie di altre fonti israeliane che arrivano all’indomani dell’attacco a Hadera. Stando al giornale, le vittime sono due uomini di 30 e 70 anni.

Wsj: “Pressing Usa per sfruttare offensiva per svolta politica in Libano”

Una svolta politica in Libano. Sarebbe la possibilità intravista dagli Stati Uniti mentre nel Paese dei Cedri proseguono le operazioni militari israeliane contro i combattenti del Partito di Dio, orfano del suo segretario generale Hasan Nasrallah. Secondo il Wall Street Journal, che cita funzionari Usa e arabi, l’Amministrazione Biden starebbe spingendo per sfruttare l’offensiva israeliana contro Hezbollah come un’occasione per porre fine al predominio del gruppo ed eleggere un nuovo presidente della Repubblica.

Un’elezione che il Libano attende dal 2022, dalla fine del mandato di Michel Aoun, nel mezzo dello stallo politico. Il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, ha sentito nei giorni scorsi i leader di Qatar, Egitto e Arabia Saudita per chiedere loro di sostenere l’elezione di un nuovo capo di Stato (che è anche il comandante delle Forze Armate), scrive il Wsj, e l’inviato Usa Amos Hochstein ha detto agli interlocutori arabi che l’indebolimento di Hezbollah, nel mirino della campagna militare israeliana, dovrebbe essere considerato un’opportunità per sbloccare potenzialmente lo stallo.

Secondo funzionari sauditi citati dal giornale, l’iniziativa Usa avrebbe il sostegno di Riad. Mentre, scrive ancora il Wsj, funzionari di Egitto e Qatar hanno riferito agli americani di considerare il piano irrealistico e anche pericoloso.

In Libano – un Paese segnato da divisioni politiche e confessionali, con un governo ad interim da due anni e alle prese dal 2019 con una grave crisi finanziaria – Hezbollah è anche un partito politico influente. E, evidenzia il Wsj, l’Esercito libanese è più debole di Hezbollah. Secondo il governo di Beirut, per le operazioni militari israeliane contro il Partito di Dio si contano più di un milione di sfollati.

L’iniziativa Usa, sottolinea il giornale citando fonti diplomatiche, si concentra su leader libanesi di primo piano, come il premier Najib Miqati e il capo del Parlamento, l’inamovibile sciita Nabih Berri, necessari per mettere d’accordo le forze politiche per l’elezione di un nuovo presidente. “Quello che vogliamo da questa situazione è che il Libano sia in grado di rompere la presa che Hezbollah ha avuto sul Paese, spezzare la morsa di Hezbollah sul Paese e rimuovere il veto di Hezbollah su un presidente”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato.

Alcuni nel Paese e nella regione temono che un pressing per rafforzare in questo momento un candidato alla presidenza possa innescare nuovi scontri come accaduto in passato.

Il capo di Stato viene eletto dal Parlamento (128 seggi), che non si riunisce da maggio e dove nessun blocco ha i numeri a sufficienza per andare avanti da solo. Senza il sostegno di Hezbollah e alleati non è chiaro come si possa arrivare a un consenso. Secondo il Wsj, nei colloqui con gli Usa da Egitto e Qatar hanno tra l’altro sostenuto che Israele non riuscirà mai a distruggere Hezbollah e che il gruppo deve far parte di qualsiasi soluzione politica del conflitto.

Dall’Egitto sarebbero arrivati anche timori che intromissioni nella politica libanese, durante la crisi, possano scatenare nuovi scontri interni nel Paese dei Cedri, frammentato in fazioni rivali dalla guerra civile. E per analisti e diplomatici chiunque prenda il potere a seguito delle operazioni israeliane in Libano potrebbe scontrarsi con una reazione negativa dell’opinione pubblica e delle forze politiche rivali.

“Quanto più un nuovo presidente libanese viene visto arrivare al potere sulla scia delle azioni militari israeliane con il sostegno americano, tanto più credo sarà screditato tra molti libanesi”, ha sintetizzato Robert Ford, ex ambasciatore Usa in Siria e Algeria. Per il parlamentare Ibrahim Mneimneh, riformista, “manca una leadership che possa avviare un percorso che ci consenta di vedere la luce alla fine del tunnel”.

Idf: “Uccisi due comandanti Hezbollah in Libano”

Le forze israeliane (Idf) hanno intanto confermato l’uccisione in raid aerei “mirati” di due comandanti degli Hezbollah libanesi. Su X le Idf danno notizia dell’uccisione di Ahmad Moustafa al-Haj Ali, indicato come comandante del ‘Fronte Houla’ e accusato di aver lanciato centinaia di razzi e missili anticarro contro la zona di Kiryat Shmona. “Eliminato” anche, fanno sapere i militari, Mohammad Ali Hamdan, descritto come il comandante dell’ ‘unità antitank’ di Hezbollah nella zona di Meiss El Jabal e accusato di essere dietro attacchi con missili anticarro contro le località del nord di Israele. “Continueremo – ribadiscono le Idf – a eliminare i terroristi di Hezbollah che minacciano le vite dei nostri civili”.

Gaza, colloqui Hamas-Fatah al Cairo: nessun accordo sul dopoguerra

“Fatah è per il proseguimento dell’attuale premier Muhammad Mustafa, nominato dal presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas per la riforma, e Hamas rifiuta questa nomina”. Lo ha detto al sito di notizie israeliano Ynet un funzionario di alto livello dell’Autorità palestinese all’indomani della notizia dei colloqui al Cairo tra Fatah e Hamas, incentrati – come precisato – sul dopoguerra nella Striscia di Gaza. “Non ci sarà un accordo sulla commissione di gestione di Gaza”, ha affermato.

E, ha detto, “dai colloqui al Cairo non emerge nessun nuovo accordo”. “Hamas – ha aggiunto – vuole un governo di unità nazionale per gestire Gaza e non una commissione come quella proposta da Abbas”.

Ieri Hamas, che nel 2007 prese il controllo della Striscia, ha confermato i colloqui con Fatah al Cairo per parlare dell’ “aggressione a Gaza, degli sviluppi politici e sul campo e degli sforzi di unificazione nazionale”. Fatah, attraverso l’Autorità nazionale palestinese, mantiene un controllo amministrativo limitato sulla C

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