Di Santi Maria Randazzo
Nelle complicatissime vicende politico-militari che precedettero e seguirono la dichiarazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si registrò la differente posizione che il Governo Americano ed i servizi segreti americani assunsero rispetto all’assetto istituzionale italiano del dopoguerra, orientata a che si instaurasse un regime repubblicano, rispetto alla posizione del Governo Inglese e dei servizi segreti inglesi che propendevano per un assetto istituzionale monarchico. Nel libro “Storia della resistenza Italiana” di Massimo Salvadori (1) e nel libro “La Campagna d’Italia e i servizi segreti” di Raimondo Craveri (2) è stato ampiamente documentato dai due autori il diverso sostegno militare e politico che USA e Inghilterra diedero alle forze della Resistenza Italiana a seconda che si ispirassero ad un futuro modello repubblicano o ad un futuro modello monarchico. Nella conflittualità che venne creata tra le opposte forze politico-militari italiane, anche a seguito della differente posizione di USA e Inghilterra, un ulteriore elemento che accrebbe l’incertezza e la confusione che visse l’Italia in quei momenti derivò dalla strumentale posizione di personaggi quale Badoglio, Caviglia, Roatta e delle alte gerarchie militari che, dopo aver indotto il Re a fuggire da Roma il 9 di settembre del 1943 creando così le condizioni più avverse per l’esistenza della Monarchia in Italia, cercarono di addossare le proprie responsabilità al generale Carboni che era stato mandato volutamente a Tivoli da Badoglio, in attesa di ordini operativi che non arrivarono mai, e che fu l’unico generale che affrontò con coraggio e senso del dovere le truppe tedesche a Roma. Secondo il contenuto di alcune lettere che Vittorio Emanuele III scrisse al duca Acquarone, Badoglio dopo aver cercato il consenso dei dirigenti dell’Unione Democratica e del Comitato di Liberazione, nel mentre proponeva al Re di abdicare a suo favore. La reazione del Re colse alla sprovvista lo stesso Badoglio che: “A tale deplorevole comportamento del suo Primo Ministro, come è ormai noto e documentato, il Re si sdegna ed usciva dalla sua consueta rigida compostezza, investendo il Maresciallo con energia, dicendogli irato che lui, Badoglio, mai sarebbe stato reggente, Seguì una scena pietosa. Sotto la sferza della regale intemerata, il Badoglio si inginocchiò e con le lacrime agli occhi cercava di prendere la mano del Re e baciargliela in senso di supina devozione. Il Re, sdegnato, ritraeva la mano.” (3) In questo contesto diversi soggetti che erano stati costretti a fuggire dall’Italia durante il regime fascista tornarono o cercarono di ritornare in Italia per rafforzare le file della resistenza ai nazi-fascisti; uno di questi fu il futuro Ministro degli Esteri Carlo Sforza. Per ottenere il consenso degli inglesi a tornare in Italia Carlo Sforza dovette impegnarsi con Churchill a sostenere la Monarchia Italiana. Di quale considerazione avessero, con arrogante presunzione, i servizi segreti inglesi di Carlo Sforza è facile desumerlo dal seguente messaggio, inviato tramite un telegramma, “We are sending you fool old” (vi mandiamo il vecchio scemo): con questo messaggio l’Intelligence Service comunicava all’aeroporto di Algeri l’arrivo di Carlo Sforza che da lì avrebbe proseguito per l’Italia. (4) Nonostante Churchill avesse ottenuto da Carlo Sforza l’impegno d’onore a non sviluppare alcuna iniziativa volta a sostituire il sistema monarchico italiano con quello repubblicano, questi, appena tornato in Italia, autorizzato dagli Inglesi, iniziò immediatamente a lavorare contro la monarchia. L’attività antimonarchica dello Sforza venne subito segnalata a Churchill che commentò così l’opinione che si era fatta di costui: “E’ un signore col quale non si desidera desinare alla stessa tavola.” (5)
Bibliografia:
- Massimo Salvadori – Storia della Resistenza Italiana – Neri Pozza Ed. – Venezia 1955.
- Raimondo Craveri – La Campagna d’Italia e i servizi segreti. La storia dell’ORI (1943-1945) – Ed. La Pietra – Milano, 1980.
- Bino Bellomo – Sotto il segno di S. Michele Arcangelo – Edizioni Beta – Milano – p. 248.
- Idem – p. 244.
- Idem – p. 244.