I Moschettieri, produzione teatrale dell’associazione culturale Madè, racconta il vissuto di “quei bravi ragazzi dei quartieri” che abitano una Catania del 2020, una città in cui si mescolano le contraddizioni della nostra esistenza. Tre Moschettieri al servizio dell’illegalità. Come ben spiega l’autrice dello spettacolo: «tre uomini immaginati nel loro quotidiano, a cui ho dato loro dei nomi. Un corpo. Un linguaggio. Un carattere. Poi un cuore. Un’anima. Una storia, da raccontare. Senza giudizio. Senza puntare il dito. Nessuna difesa. Tre ragazzi, figli di una Catania che non sa cambiare, che non può cambiare, orfana di cultura e bellezza. Una causa persa. Una Catania marcia e lercia, che nessuno vuol salvare. Giudicare, quello sì.»
Note di regia di Nicola Alberto Orofino
I Moschettieri sono tre uomini: Moncada, Bummacaro e Nitta (i nomi scelti dalla Amato per i protagonisti di questa storia evocano i tre vialoni anonimi del quartiere Librino, simbolo di una modernità tanto bramata a parole ma mai concretizzata in azioni conseguenti), parodicamente difensori del sacro valore dello scippo, della santa pratica del pizzo, della virtuosa attività della rapina. Immaginarie, ma non troppo, personalità al servizio di Lei, La Regina dei quatteri, Catania. Guai opporsi ai moschettieri di Sua Maestà Catania, inutile opporre ideali diversi. Col suo maestoso incedere, la Regina passa e fotte, difesa dai suoi carusi prediletti. Chiusi in un bunker, metafora neanche troppo allusiva di una città che sembra generare figli per la propria lenta distruzione, i nostri spadaccini gestiscono il malaffare e la propria vita personale attraverso una finestrella, unico contatto con un mondo che loro credono esista esclusivamente per la propria soddisfazione. Un peccato questo che in verità appartiene a tutte le gioventù, a cui qui però si aggiunge il senso paradossale di un’alta missione criminale e la volontà di un riscatto sociale che si manifesta nel possesso, nel denaro, nel divertimento sfrenato, nell’ossessivo orgoglio per la propria città (e la sua squadra di calcio). Ma quel bunker è anche la loro prigione. Perché le alternative alla malavita, diciamolo francamente, sono scarse… mancano. Come si scappa da quel sistema delinquenziale? E poi per cosa? Esiste veramente per i moschettieri dei nostri quatteri la possibilità di scegliere? E qui il mio cuore si fa piccolo piccolo. Perché possiamo accusarli, indignarci, condannarli, castigarli ma Moncada, Bummacaro e Nitta resteranno sempre tre giovani uomini schiacciati da una vita inevitabile in una città che si autodistrugge.
Questo mi strazia l’anima ed è per questo che ho deciso di raccontare questa storia.
Alla scrittura Roberta Amato, il cui stile ha la peculiarità di essere esso stesso racconto viscerale, drammatico e ironico. In scena tre giovani grandi attori, Gianmarco Arcadipane, Luigi Nicotra, Vincenzo Ricca, accomunati da rara professionalità e bravura. A completare il quadro l’esperienza e la passionalità di Egle Doria, perfetta per quello che vogliamo raccontare.
I Moschettieri
di Roberta Amato | regia di Nicola Alberto Orofino in scena Egle Doria, Gianmarco Arcadipane, Luigi Nicotra e Vincenzo Ricca
scene e costumi Vincenzo la Mendola |assistente alla regia Gabriella Caltabiano
sarta Grazia Cassetti | comunicazione Stefania Bonanno progetto grafico Maria Grazia Marano |progetto fotografico Santo D’Olica
segretario di compagnia Filippo Trepepi |organizzazione Maria Grazia Pitronaci
amministrazione Federica Buscemi | produzione Associazione culturale Madè