Uno dei tesori di Savoca, è il campanile della Cattedrale. Savoca fa parte dei “borghi più belli d’Italia”, si trova in provincia di Messina ed è balzato agli onori del mondo dopo esser diventato scenario delle più belle scene del celebre film “Il Padrino”. Appunto però Savoca, che non a caso fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia merita di essere visitata anche per la sua storia ed è per questo che abbiamo iniziato questo articolo parlando del suo storico campanile che i basiliani amplificarono e migliorarono in seguito all’insediamento dei Normanni nell’isola.
La torre campanaria fu eretta nel 1555 e successivamente vi fu incastonato un peculiare orologio, unico nel mondo.
È proprio questo orologio che rimanda al secondo tesoro del borgo e ne parla approfonditamente nel suo libro “L’orologio antiorario della cattedrale di Savoca” (Armando Siciliano Editore), la Dott.ssa Annamaria Brancato, autrice, pittrice e storica che ha così rivelato i segreti di questo orologio molto particolare.
Si differenzia dai tradizionali orologi nel modo in cui indica lo scorrere del tempo: le sue lancette si muovono infatti nella direzione opposta e ciò porta a una prospettiva completamente nuova di concepire il tempo, che richiede un’analisi dettagliata delle implicazioni filosofiche e scientifiche, oltre che delle possibili percezioni psicologiche degli individui che ne fanno uso. Un tale concetto inconsueto di misurazione del tempo apre pertanto la strada all’esplorazione delle sue tante sfaccettature e potenzialità.
Le leggende popolari sull’orologio antiorario contribuiscono a creare un’atmosfera affascinante e misteriosa intorno a questo manufatto. Con grande acume storico, l’abile ricercatrice ha collezionato storie avvincenti e fantastiche, tramandate oralmente nel corso dei secoli, che alimentano la curiosità di visitatori e abitanti del luogo verso questo particolare orologio.
Attraverso un’approfondita ricostruzione dei documenti d’archivio, nel suo prezioso volume Annamaria Brancato ha cercato di esplorare questo simbolo unico all’interno della storia e dell’arte della regione siciliana, al fine di spiegare l’origine e la funzione di questo straordinario manufatto.
Particolarmente rilevante è la sezione introduttiva del volume, che propone al lettore uno sguardo approfondito sul contesto storico di Savoca fornendo informazioni dettagliate sulla storia della città e della sua importanza culturale. Essa esplora le influenze storiche e artistiche che hanno plasmato l’ambiente in cui sorge la Cattedrale e il suo orologio, al fine di offrire un quadro completo per comprendere appieno l’importanza di questa celebre opera.
Notevole rilevanza storica assume il capitolo che l’autrice dedica all’arrivo dei monaci basiliani a Savoca, descrivendone il ruolo fondamentale che ebbero in tutto il Val Demone. Essi operarono infatti sulle strutture antecedenti apportandone miglioramenti significativi, e fu proprio grazie al loro intervento che la Cattedrale di Savoca acquisì una nuova importanza storica e architettonica, diventando un simbolo della presenza basiliana in Sicilia.
Vi chiederete, leggendo il titolo cosa c’entri l’altro borgo di Motta Camastra. Presto detto. Come si evidenzia da un articolo pubblicato nel 2021 proprio su questo quotidiano, anche a Motta Camastra (sempre in provincia di Messina e vicino Savoca) durante i lavori di restauro dell’antica chiesa fu rinvenuto un orologio con le stesse caratteristiche. Sembrò una bizzarra scoperta, eppure oggi assume un aspetto differente. Anzi proprio questa scoperta ha messo in contatto il gruppo di ricerca dell’Istituto per la Cultura Siciliana con la dottoressa Annamaria Brancato che da poco aveva dato alle stampe il suo libro. Ne nacque una preziosa collaborazione culturale, tutti incuriositi dalla “strana coincidenza”, stridente con la statistica e col calcolo delle probabilità, di come nel giro di pochi chilometri, nello stesso territorio, e probabilmente nella stessa diocesi , possano esistere due orologi forse unici al mondo, testimoni di un passato molto remoto, tutto ancora da indagare, frettolosamente liquidato da esperti del settore che definirono il gruppo di ricerca (costituito da Gaetano Consalvo, Giuseppe Smedile e Michele Spataro) come dei “praticoni”. Tant’è. Eppure…