“Sebbene siano i militari a vincere le battaglie, sono le economie che vincono le guerre”, parola dell’ammiraglio Rob Bauer. Per il militare occorre dunque garantire che tutti i servizi e i ben
“La guerra è tornata sul continente europeo. E negli ultimi anni sempre più persone in Europa si sono rese conto che la guerra può capitare anche a loro”. Dunque occorre prepararsi a uno “scenario di guerra”, che non può più essere escluso, a partire dalla filiera di produzione e distribuzione dei beni da parte delle aziende.
Il poco rassicurante invito viene dall’ammiraglio Rob Bauer, presidente del comitato militare della Nato, intervenuto la scorsa settimana a un evento organizzato dal think tank Epc (European Policy Centre) dal titolo Thought Leadership Forum with Admiral Rob Bauer.
La deterrenza non è solo la potenza militare
Nel suo keynote speech l’ammiraglio olandese ha sottolineato come la deterrenza non sia solo quella della potenza militare ma passi anche dalla capacità di essere meno vulnerabili ai colpi inferti fuori dal classico campo di combattimento, e nello specifico da Russia e Cina: “Se possiamo garantire che tutti i servizi e i beni fondamentali vengano consegnati a prescindere dalle circostanze, allora questo sarà un elemento chiave della nostra capacità di deterrenza”, ha dichiarato Bauer.
“Le imprese devono prepararsi a uno scenario di guerra e adattare di conseguenza le loro linee di produzione e distribuzione. Perché, sebbene siano i militari a vincere le battaglie, sono le economie che vincono le guerre”, ha chiarito.
L’epoca in cui “tutto era pianificabile, prevedibile, controllabile e incentrato sull’efficienza” è finita, ha sottolineato il militare; occorre adattare la nostra mentalità a un’epoca in cui invece “tutto può succedere in qualsiasi momento” e dunque “è necessario poter contare su una base industriale in grado di produrre armi e munizioni con sufficiente rapidità per poter continuare un conflitto se ci si trova coinvolti”.
E il conflitto, nel mondo di oggi, può assumere molte facce: “Lo stiamo vedendo con il crescente numero di atti di sabotaggio, ed è stato evidente in Europa con la questione della fornitura energetica. Pensavamo di avere un accordo con Gazprom, ma in realtà avevamo un accordo con il signor Putin. E lo stesso vale per le infrastrutture e i beni di proprietà cinese: in realtà abbiamo un accordo con il presidente Xi Jinping”, ha continuato Bauer.
Spezzare la dipendenza da Russia e Cina
Dunque occorre spezzare questa dipendenza, perché significa dare potere a Russia e Cina: “Siamo ingenui” se pensiamo che quel potere non verrà usato, ha avvertito Bauer, che ha anche fatto riferimento alle terre rare – il 60% delle quali proviene dal gigante asiatico e il 90% delle quali viene lavorato in quel Paese – e agli elementi chimici per vari tipi di farmaci di uso del tutto comune – il 90% dei quali proviene, ancora una volta, dalla Cina.
In sostanza, anche le decisioni commerciali che vengono prese a livello aziendale in Europa e in America “hanno conseguenze strategiche per la sicurezza delle loro Nazioni“, e i loro dirigenti devono rendersene conto, ha sottolineato Bauer.
Europa e Canada devono investire di più in difesa
Per quanto riguarda poi il tema caldissimo del futuro della Nato e degli investimenti dei suoi Stati membri nella difesa, tanto più in vista del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca e le sue minacce di disimpegnare gli Usa, Bauer ha innanzitutto precisato come la sicurezza non sia un onere ma “una responsabilità”, e non sia un costo ma “un investimento”.
“I nuovi obiettivi di capacità che derivano dai nuovi piani di difesa della Nato porteranno a una maggiore distribuzione delle capacità: le nazioni europee e il Canada svilupperanno capacità che ora solo gli Stati Uniti hanno, e questo è il risultato di un processo che va avanti da anni, quindi è indipendente da qualsiasi elezione nazionale, è un sistema basato su logiche militari in modo da avere la massima flessibilità possibile, e permetterà all’Europa di avere una maggiore autonomia operativa”, ha affermato l’ammiraglio.
“Operativa e non strategica, perché strategicamente l’Europa e il Nord America sono e saranno sempre dipendenti l’uno dall’altra; quello che stiamo facendo dal punto di vista militare è assicurarci che le capacità siano distribuite in modo più uniforme, questo fa tutto parte della completa revisione della Nato verso la difesa collettiva”, ha continuato.
Per Bauer gli investimenti necessari per rendere eseguibili i piani descritti nel Concetto strategico e nella strategia militare della Nato saranno superiori al 2% del Pil, molto più vicini al 3%: “Mi aspetto che sotto la nuova amministrazione Trump ci sarà essere una discussione molto più intensa su quanto l’Europa e il Canada devono spendere di più”.
Il Rapporto Niinistö sulla resilienza europea
Poche settimane fa il Rapporto Niinistö sulla resilienza europea, citato dallo stesso Baurer, ha a sua volta sottolineato la necessità da parte dell’Unione europea di investire di più nella difesa, approntando i mezzi necessari per finanziare gli investimenti.
E c’è un altro elemento in comune tra il Rapporto dell’ex premier finlandese e il discorso dell’ammiraglio olandese: la necessità che i cittadini siano preparati alle crisi, compresa quella bellica.
Il discorso di Bauer infatti può sembrare allarmistico o derivare da una mentalità militare, ma qualcosa anche a livello civile si sta muovendo nella direzione da lui auspicata: è notizia recente che la Germania stilerà una lista di bunker che potrebbero fornire un rifugio d’emergenza ai civili in caso di guerra. Tra questi, stazioni della metropolitana, parcheggi sotterranei, edifici statali, ma anche proprietà private. È stato il Ministero degli Interni a comunicarlo in una conferenza stampa la scorsa settimana, specificando anche che i cittadini saranno incoraggiati ad adattare garage e cantine a eventuale riparo per se stessi e per persone in fuga dai bombardamenti.
Non è un caso isolato: in Svezia, Norvegia e Finlandia sono stati distribuiti opuscoli su ‘Cosa fare in caso di guerra’, perché, affermano le autorità, “dobbiamo essere preparati al peggio”, ovvero a un attacco armato da parte della Russia.
La Svezia, che, come la Finlandia, è entrata nella Nato dopo l’aggressione di Putin all’Ucraina, nell’opuscolo cita i tanti modi, diversi dalla forza militare, per danneggiare il Paese, come “attacchi informatici, campagne di influenza, terrorismo e sabotaggio. Queste cose possono accadere in qualsiasi momento, e molto sta accadendo qui e ora”. I cittadini vengono dunque invitati a prepararsi, dalle scorte di cibo al riscaldamento, seguendo una logica che è sempre quella della sopravvivenza e dell’aiuto reciproco.
Bauer a tal proposito ha citato nel suo discorso un sondaggio dell’Eurobarometro dello scorso settembre, secondo cui il 58% degli intervistati non si ritiene ben preparato per una crisi nell’area in cui vive e quasi due terzi ritiene di aver bisogno di maggiori informazioni per prepararsi a disastri ed emergenze.
Per questo i cittadini “hanno bisogno di leader che li guidino attraverso questo, ci vuole leadership per spiegare le scelte difficili, che se aumenti la tua deterrenza e il sostegno all’Ucraina ci saranno meno soldi da spendere per altre cose, ci toglierà alcuni dei nostri lussi, richiederà sacrifici e significherà che dovremo correre dei rischi, ma non correre rischi è il rischio più grande di tutti”.
“Decenni di stabilità e prosperità in questo mondo sempre più oscuro è qualcosa di cui essere immensamente orgogliosi e da cui tutti possiamo essere ispirati. Il fatto che il clima di sicurezza globale stia diventando sempre più complesso e volatile non significa che dovremmo scivolare nel pessimismo”, ha infine dichiarato il militare, concludendo il suo discorso in maniera un po’ poetica e un po’ retorica: “Insieme dimostreremo che la democrazia trionferà sulla tirannia, che la libertà trionferà sull’oppressione e che la luce trionferà sull’oscurità”.
Nella foto, Bauer Rob, ammiraglio