Dopo l’ultimatum alla Serbia da parte dell’Impero Austro-Ungarico e nella realistica possibilità che di li a poco scoppiasse quella che sarebbe stata la prima guerra mondiale, Mussolini nella sua qualità di direttore dell’Avanti, manifesta inizialmente una posizione neutralista sostenendo l’opportunità che l’Italia non entri in guerra pubblicando alla fine di luglio un violento articolo dal titolo “Abbasso la guerra!”. L’iniziale posizione di Mussolini, condivisa dalla sinistra italiana, comincia a diversificarsi dopo lo scoppio della guerra e già ad agosto, nel mentre vari settori della sinistra sostengono l’opportunità di schierarsi a fianco di Francia e Inghilterra, Mussolini si sposta gradualmente verso posizioni interventiste. Il “Passaggio del Rubicone” di Mussolini avviene il 18 ottobre allorché sull’Avanti pubblica un articolo dal titolo “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante”, nel quale sostiene che non considerare gli effetti di una vittoria austro-tedesca significherebbe non avere il senso della realtà e della politica; ecco perché una neutralità socialista che prescindesse dai possibili risultati della guerra attuale, sarebbe non solo un assurdo, ma un delitto. La posizione di Mussolini non viene accettata e condivisa dalla direzione socialista, per cui il 20 ottobre Mussolini si dimette da direttore dell’”Avanti” ed il 15 novembre 1914 pubblica il primo numero del giornale “Il Popolo d’Italia” da lui fondato. Accusato di indegnità per Mussolini, il 25 novembre, viene proposta l’espulsione dalla sezione milanese del Psi. In tale assemblea Mussolini pronuncia il suo ultimo discorso da socialista:
“La mia sorte è decisa e sembra vogliate compiere l’atto con una certa solennità! Voi siete più severi dei giudici borghesi, i quali lasciano il diritto alla difesa più ampia, la più esauriente, anche dopo la sentenza, perché accordano dieci giorni di tempo per produrre i motivi del ricorso. Se è deciso, se voi ritenete che io sia indegno di militare fra di voi espelletemi pure, ma io ho il diritto di pretendere un atto di accusa in piena regola. Ma in questa assemblea il pubblico ministero non ha ancora fatto né la questione politica, ne la questione morale. Io dunque sarò ghigliottinato con un ordine del giorno he non dice niente. Qui si doveva dire: Voi siete indegno per questi e questi motivi; ed allora io avrei accettato il mio destino. Questo però non si è detto, e molti di voi, se non tutti, uscirete di qui con la coscienza turbata. Per quello che riguarda la questione morale ripeto ancora una volta che son pronto a sottomettermi a qualsiasi commissione che indaghi, inquisisca e riferisca. Per quanto riguarda la questione disciplinare dirò che questa non è stata prospettata perché vi sono precedenti calzantissimi, precedenti, però, che io non invoco, perché mi sento sicuro, perché ho la coscienza tranquilla. Voi credete di perdermi, ma io vi dico che vi illudete. Voi oggi mi odiate perché mi amate ancora. Ma voi non mi perderete: dodici anni della mia vita di partito sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue. Quello che mi divide ora da voi è una piccola questione, è una grande questione che divide il socialismo tutto. Amilcare Cipriani, sul cui nome abbiamo fatta una mirabile lotta al sesto collegio, voi la ricordate quella grande lotta? Amilcare Cipriani non potrà più essere vostro candidato perché egli ha dichiarato, a voce e per iscritto, che se i suoi settantacinque anni glielo permettessero, egli sarebbe sulle trincee a combattere contro la reazione militarista europea, che soffoca la rivoluzione. Il tempo dirà chi aveva ragione e chi aveva torto in questa formidabile questione che non si era mai presentata al socialismo, semplicemente perché non si era mai presentata alla storia umana una conflagrazione come quella attuale, in cui milioni e milioni di proletari sono gli uni contro gli altri. Non è cosa di tutti i giorni quella di una guerra come l’attuale, che ha qualche rassomiglianza con l’epopea napoleonica. Waterloo fu del 1814; forse nel 1914 qualche altro principio andrà per terra, qualche altra corona andrà in frantumi, forse si salverà la libertà, e si inizierà una nuova era nella storia del mondo, specialmente nella storia del proletariato il quale in tutte le ore critiche mi ha visto qui, in questo stesso posto, come mi ha visto in piazza. Ma vi dico fin da questo momento che non avrò remissione, non avrò pietà alcuna, per tutti coloro che in questa tragica ora non dicono la loro parola, per paura dei fischi, o per paura delle grida di abbasso. Non avrò remissione, non avrò pietà per tutti i reticenti, per tutti gli ipocriti, per tutti i vili! E voi mi vedrete ancora al vostro fianco. Non dovete credere che la borghesia sia entusiasta del nostro interventismo. Essa ringhia, ci accusa di temerarietà e paventa che il proletariato, munito della baionetta, possa servirsene per gli scopi suoi. Non crediate che, strappandomi la tessera, mi interdiate la fede socialista, m’impedirete di lavorare ancora per la causa del socialismo e della rivoluzione.”
Di Santi Maria Randazzo