di Giovanni Ferrara
Gurfa di Alia, 22 dicembre 2024, primo pomeriggio…
Nei minuti cavallo delle ore 15:17 del solstizio di dicembre il Sole, come puntualmente avviene da almeno tre millenni, fa “qualcosa” di molto interessante all’interno del vasto vano tholoidale della Gurfa di Alia. Per circa una ventina di minuti, muovendosi lentamente nel suo moto apparente sulla volta celeste, il sole proietta i suoi potenti raggi sull’attuale pedana di legno e anche oltre, sul pavimento di arenaria ormai sconnesso e irregolare, penetrando fino al “centro del centro” della grande cavità tholoidale.
Il lettore a questo punto forse si chiederà: cosa c’è di strano? E’ normale che il sole, secondo l’ora e il giorno, entri in spazi chiusi fin dove può, come avviene nelle nostre case. Nel seguito vedremo che, nel caso di dicembre qui esaminato, si tratta di una situazione particolare, densa probabilmente di significato. Potrebbe quindi trattarsi di una conferma scientifica a supporto di alcune interessanti intuizioni, che vale la pena di esaminare.
Si tratta di analizzare e tentare di interpretare l’ipotesi di una precisa correlazione archeoastronomica fra l’asse geometrico della antica simmetria architettonica, presente nel probabile layout originario del vano tholoidale, e uno degli eventi celesti più importanti e simbolici della storia dell’umanità: il tramonto del giorno più corto dell’intero anno, quello che introduce la notte più lunga.
“Dal punto di vista archeoastronomico, la posizione sulla linea dell’orizzonte del sorgere e del tramontare del Sole in corrispondenza dei solstizi è fondamentale in quanto le testimonianze archeologiche ci suggeriscono quanto l’uomo delle Età della Pietra, del Rame, del Bronzo e del Ferro tenesse in grande considerazione l’osservazione e la marcatura della posizione di questi punti.” [Prof. Adriano Gaspani, astrofisico e archeoastronomo]
Due brevi necessarie digressioni
Sono molte le thòloi ipogee siciliane non destinate a usi sepolcrali, tutte “sorelle minori” della Gurfa quanto a dimensioni. Ne citiamo solo alcune: una semisconosciuta e quasi inaccessibile grande cavità ipogea tholoidale nella Chiafura di Scicli, un vano tholoidale ipogeo all’interno della rocca di Calathansuderi a Comitini (AG), vari ipogei tholoidali a Sperlinga (N), poi inglobati nel castello rupestre di epoca normanna, un dimenticato vano tholoidale con foro apicale a Ferla (SR), non molto grande ma simile agli altri, riutilizzato negli ultimi secoli come “neviera”.
Lungo i secoli, tutte hanno subito varie manomissioni, per l’adattamento a nuovi usi dovuti alle mutate esigenze umane legate principalmente alle attività agropastorali, ma ciò è avvenuto con grave pregiudizio per la conservazione della memoria storica e culturale degli usi originali per cui erano state create: abitative, civili, ma anche religiose.
Data la caratteristica e ripetitiva forma ogivale delle volte, nei casi citati si ritiene plausibile l’ipotesi che, al netto dei riusi e delle riconversioni funzionali successive, possa essersi trattato di una tipologia architettonica coeva alle numerose tombe a thòlos analizzate e censite dal CRN nel 1997 (F.Tomasello). I numerosi contatti avvenuti per secoli con le popolazioni egee (dimostrati da vari reperti archeologici almeno fino al XIII sec a.C.) potrebbero in effetti aver favorito influenze culturali reciproche estese anche alle strutture d’uso, ossia non limitate solo a vasi, pugnali ed altri reperti di piccola dimensione.
Una seconda breve digressione (necessaria forse per alcuni se non per tutti), è destinata agli eventuali lettori che non hanno mai sentito parlare del grande monumento rupestre, oppure lo conoscono solo per le immagini o per una breve visita, ma sanno poco o nulla degli studi, dei dibattiti e delle ricerche in corso.
Prima di tornare a parlare del fenomeno luminoso solstiziale accennato all’inizio, è quindi opportuno suggerire a questi particolari lettori di dare almeno un’occhiata ad un testo che permetta loro di comprendere come si è pervenuti, non senza fatica, ad ipotizzare un ragionato “restauro virtuale”, riguardante la ricostruzione dell’assetto originario del sito al momento della prima realizzazione della cavità tholoidale, avvenuto probabilmente poco dopo la metà del II millennio a.C.
Per non dilungarmi troppo qui, rinvio pertanto chi volesse saperne di più ad un mio precedente studio [vedi Note 1 e 2].
La Gurfa e il solstizio di dicembre
Torniamo alla Gurfa, e portiamoci fra le alle 15:00 e le 15:30 di un qualsiasi solstizio di dicembre degli ultimi trenta o trentacinque secoli.
Durante il noto ciclo annuale del sole, all’interno dell’ipogeo tholoidale della Gurfa la profonda penetrazione solare descritta all’inizio si dispone secondo un allineamento che ha precisi riferimenti assiali nell’ipogeo stesso. Tale evento, tuttavia, non si ripeterà più nei successivi dodici mesi. Per osservare il fenomeno, bisognerà quindi aspettare il prossimo solstizio invernale e trovarsi sul posto esattamente all’ora sopra indicata, perché il sole avanza inesorabile, non aspetta nessuno, come un dio distante ed indifferente al nostro destino …
In un lontano passato, questo fenomeno di breve e intenso illuminamento all’interno doveva apparire ancora più marcato e impressionante, perché la sagoma volumetrica della roccia attorno al varco di ingresso, esposto esattamente a sud ovest, era molto diversa rispetto ad oggi, e creava una barriera opaca che limitava la penetrazione della luce solare (su questo aspetto rimando nuovamente, per tutti i dettagli, ai contenuti delle Note 1 e 2).
Tale fenomeno di eliofania interna alla Gurfa è quindi del tutto simile a quello più famoso che si verifica ad Abu Simbel due volte all’anno, in due date simmetriche rispetto alla data del solstizio di dicembre, in corrispondenza delle piene del Nilo e dell’inizio del raccolto.
L’ingresso dei raggi solari, in quella che probabilmente in origine era stata realizzata come monumentale tomba templare e/o tempio ipogeo a thòlos, inizialmente forse priva di un oculo sommitale, doveva quindi rappresentare un evento molto importante, dotato di significati simbolici e sacri.
Il più interessante, molto studiato, riguarda gli antichi culti mediterranei del Sole e della dea Madre.
E’ possibile inoltre trovare interessanti parallelismi con una delle religioni più diffuse da almeno venti secoli nel mondo occidentale. Dal punto di vista storico e antropologico, in effetti sappiamo che il cristianesimo ha attinto da culture e rituali precristiani. Ad esempio, quando si dovette stabilire la data di nascita di Gesù di Nazareth, non a caso fu scelto il 25 dicembre, data di poco successiva al solstizio. Il momento del ciclo annuale coincide sostanzialmente con le giornate solstiziali, quando in precedenza veniva celebrata la nascita, anzi “rinascita”, del dio sole, dopo circa tre giorni di stasi apparente, perché il sole sembra indugiare sullo stesso punto di orizzonte, prima di cominciare a tramontare, molto lentamente, più verso nord. In sostanza, agli inizi del cristianesimo si scelse di cristianizzare una festa pagana, perché in occasione del solstizio d’inverno, si celebrava nell’Impero la festa del Sol Invictus, il Sole nascente di nuovo, in onore della divinità Mitra vincitrice delle tenebre. Per celebrare questa divinità l’imperatore Aureliano aveva fatto edificare (274 d.C.) un grandioso tempio la cui inaugurazione avvenne proprio il 25 dicembre. Va precisato che i romani, secondo le conoscenze astronomiche del tempo, credevano che il solstizio d’inverno cadesse il 25 dicembre, e non il 21 o 22 dicembre.
Richiamando quanto accennato sopra riguardo tutti i plausibili usi civili e/o religiosi di questa particolare tipologia architettonica ipogea del secondo millennio a.C., che definiamo “tholoidale”, sembra quindi percorribile l’ipotesi che la Gurfa possa essere stata realizzata inizialmente per farne un grandioso monumento sepolcrale o templare, o entrambe le funzioni. Non dimentichiamo che in quelle lontane epoche ad un “Re” molte culture attribuivano natura divina, vedi il caso dei Faraoni egiziani, ma non solo.
“Cosa” avrebbe potuto trovarsi di così importante, esattamente “al centro” della sala con la base circolare coperta da una perfetta volta tholoidale, nel punto in cui il raggio di sole una sola volta all’anno scaricava la sua morente ultima potenza? La tomba o il sarcofago di un importante re? Un altare? Un betile? La statua di una divinità, tipo la Dea Madre? Ma anche: un grande cristallo di salgemma, o di ossidiana, sfaccettato e quindi capace di creare riflessi impressionanti sulla volta buia?
Non lo sappiamo, purtroppo il continuo uso e riuso (perfino come stalla, quasi fino ai tempi nostri) non ha lasciato tracce percepibili. Per quanto possibile, possiamo solo usare una intelligente e realistica immaginazione (in questi casi non è “peccato”, non trattandosi di mere fantasie, anzi può essere utile qualche sana e plausibile congettura quando non c’è altro modo di andare avanti; così la pensa almeno una valente archeologa di livello internazionale come la palermitana Marcella Frangipane, nel suo recente libro recente Un frammento alla volta. Dieci lezioni dall’archeologia – Il Mulino, Bologna, 2023).
La Gurfa e il solstizio di giugno
Prima di analizzare in termini scientifico-astronomici il rapporto della Gurfa con il periodo annuale che cade “intorno” al solstizio di giugno, dobbiamo assolutamente considerare la grande suggestione creata un raggio di sole che intorno al mezzogiorno solare, in particolare nel periodo fra primavera inoltrata ed estate piena, quando la luce solare entra da un foro realizzato al centro di una grande cupola.
Questo accade, ad esempio, per il Pantheon a Roma, dove molti effetti furono voluti, così come per qualsiasi altra grande cupola forata. Non a caso la Gurfa di Alia è stata anche definita “Pantheon arcaico”. In anni recenti vari studiosi [Nota 3] hanno attentamente osservato i fenomeni di illuminamento interno in quelle fasi, cercando di trarre le possibili interpretazioni.
Sono state quindi formulate ipotesi molto interessanti sui possibili significati simbolici e rituali in epoche antiche, riguardanti in particolare un preciso fenomeno di accentuazione luminosa del tutto naturale, più volte documentato fotograficamente. Tale possibile “ierofania” avviene solo quando in quell’ambiente interno, ordinariamente poco luminoso per il resto dello volume, una persona staziona in piedi esattamente sotto il fascio di luce, intorno al mezzogiorno solare; in quel caso la figura umana assume un colore bianco abbagliante. Non sappiamo quanto influiscano alla suggestione e al senso di sospensione sacrale, creati da tale fenomeno, le caratteristiche tecnologiche di autoregolazione e bilanciamento automatico dei moderni apparecchi fotografici digitali, così come potrebbe avere un peso l’adattamento naturale della vista umana, in presenza di contrasti luminosi così forti. Se è un effetto naturale dovuto alle caratteristiche della vista umana, a maggior ragione appare assai verosimile l’ipotesi che eventi luminosi del genere possano avere avuto certi effetti sulla evoluzione culturale delle genti che vissero in quell’area siciliana nel secondo millennio a.C.
Torniamo alla razionale precisione astronomica del moto apparente del sole, che proveremo a comparare con la forma geometrica e le dimensioni reali della grande cupola ipogea.
L’oculo sommitale, come abbiamo visto negli esempi sopra citati, esiste in molte costruzioni di forma tholoidale, anche in quelle non ipogee come ad esempio i nuraghi sardi, e in un noto ipogeo alle Canarie (Risco Caido). Si può pensare che le strutture tholoidali in genere siano la naturale evoluzione architettonica di una forma frequentemente adottata per una capanna protostorica. Quindi per prima cosa possiamo affidare al foro le stesse usuali funzioni che aveva l’apertura di una capanna abitata: luce diurna, ventilazione, smaltimento fumi dei focolari.
Questo dovrebbe valere per tutte le possibili funzioni ed usi di un ipogeo tholoidale, abitative, civili o religiose che fossero. Che il sole penetri dall’alto ogni giorno in ogni cavità che abbia un foro in alto, è un fatto assolutamente ovvio e naturale, com’è naturale che la proiezione della luce solare su una parete piana o concava segua delle linee ogni giorno diverse, in funzione della data e del lento movimento apparente dell’astro sulla volta celeste.
Per spingersi ad ipotizzare, come ha fatto nel passato recente qualche studioso, che si trattasse di un calendario solare, servirebbero però riscontri molto concreti che al momento non sono stati rinvenuti. In effetti, come dicono tutti gli archeoastronomi professionisti, un semplice allineamento astrale di elementi presenti sulla superficie terrestre non costituisce una concreta prova dell’intenzionalità dell’allineamento: tutto dipende dal contesto archeologico ed etnografico che lo circonda (Schaefer, 2006).
Esiste una inequivocabile e precisa correlazione archeoastronomica fra la cavità tholoidale della Gurfa e il fascio solare che penetra dal foro apicale il giorno del solstizio di giugno?
La risposta, da parte degli archeoastronomi professionisti, rischierebbe di essere un netto “no”.
Vorrei però aggiungere una personale opinione da mero dilettante di lunga discendenza contadina: a ben pensarci non si può affatto escludere che, effettivamente, nei secoli possa esserci stata una funzione in qualche modo assimilabile ad un grossolano “calendario”, in modo però assolutamente sommario e parecchio approssimativo. In altri termini, tale eventuale fonte di informazioni “calendariali”, non doveva essere molto diversa da quella che ciascuno di noi, se vuole (lo faccio anche io, a casa mia), può cercare in una qualsiasi stanza, specie se esposta a sud, conoscendo i limiti minimi e massimi della evoluzione annuale dei raggi solari, in termini di direzione e di inclinazione.
Analizziamo ora l’effetto della combinazione dei dati geometrico-architettonici dell’ipogeo tholoidale con i dati astronomici solari.
Attraversando l’oculo sommitale (leggermente ellittico, non perfettamente rotondo), ogni giorno la luce solare colpisce la parete concava verso nord, disegnando sulla stessa una curva ogni giorno diversa per ampiezza e profondità, come in una grandiosa “camera oscura”.
Dal punto di vista ottico e geometrico la sezione fra un fascio cilindrico di luce solare che colpisce una superficie verticale, o quasi verticale, forma sicuramente un’ellisse più o meno allungata, che può variare la sua ampiezza in funzione della diversa angolazione della parete su cui sbatte. Questa forma particolare è stata definita “mandorla di luce”, con riferimenti storici e artistici davvero molto interessanti. La “mandorla di luce” avrà pertanto posizione e forma cangiante, in base al giorno, all’ora e alla stagione.
Se riuscissimo a fotografare ogni giorno per un intero anno, esattamente al mezzogiorno di orologio (ora del fuso orario), tutte le posizioni che il sole occupa sulla parete interna della thòlos, otterremmo un inviluppo che ha la forma di un “otto” verticale.
Si tratta di un analemma solare, una linea che, per quanto suggestiva, è una costruzione umana utile prevalentemente a fini scientifici. Si tratta infatti di qualcosa di “moderno” che esiste solo da quando esistono gli orologi meccanici, ma non ha niente a che fare con le antiche culture umane esistenti prima dell’invenzione dell’orologio. Rinviando a testi specializzati per approfondimenti, ci limitiamo a dire che l’analemma solare è una linea che mostra la differenza ciclica annuale fra tempo meccanico degli orologi e il reale andamento del tempo astronomico, e si forma a causa di due principali fattori: l’inclinazione dell’asse terrestre e l’ellitticità dell’orbita terrestre attorno al Sole.
La linea reale, naturale, che il sole al suo apice (mezzogiorno vero locale) traccia ogni giorno per un intero anno, è invece dritta. Disegnata dal sole che entra in un ambiente chiuso come alla Gurfa, sulla parete concava del grandioso ipogeo corrisponde alla traccia ideale del piano meridiano locale. All’interno della cavità tholoidale, questa linea ideale che dal pavimento sale verticalmente fino all’oculo, indica esattamente il nord geografico a chi osserva stando al centro dell’ipogeo, in piedi sotto la verticale che passa per l’oculo sommitale.
Ai fini pratici dell’esposizione che segue, considerato che alla latitudine della Gurfa la differenza fra ora mezzogiorno solare locale e mezzogiorno di orologio (ora convenzionale del fuso orario) non è molto rilevante, per rendere più chiara ed interpretabile la grafica utilizzeremo proprio l’analemma solare. Il grande “otto” che si formerebbe sulla parete interna dell’ipogeo tholoidale della Gurfa, se potessimo fotografare ogni giorno da una postazione stabile, per un intero anno, la posizione che assume la mandorla di luce alle esattamente 12:00:00 del più preciso degli orologi di cui disponiamo.
Come si vede schematicamente nella parte inferiore della Fig.3, in cui la sagoma della thòlos è stata sovrapposta al diagramma solare valido per le coordinate geografiche della Gurfa, l’analemma solare si interrompe e si spezza in basso in due punti corrispondenti a due date simmetriche rispetto al solstizio di giugno. In tali giorni infatti il fascio di luce solare a mezzogiorno abbandona la parete e comincia a interessare la base pavimentale. In base alle verifiche astronomiche svolte, queste due date corrispondono circa al 6 maggio e al 6 agosto. Attenzione, ho preposto “circa” perché il passaggio completo da parete a pavimento della mandorla di luce, che non è un punto ideale, non è istantaneo, e dura qualche giorno.
Al solstizio di giugno, come chiunque può verificare dai dati astronomici, il sole raggiunge nel punto più basso l’estremità estiva dell’analemma assumendo la massima elevazione, e quindi colpisce il pavimento con una inclinazione pari a circa 75°, valore massimo che da quel momento tornerà a decrescere finché, intorno al 6 agosto, la mandorla di luce ricomincerà a salire verso l’alto, seguendo l’altro ramo dell’analemma di Fig.3.
Per comparare l’inclinazione massima del sole attorno al solstizio di giugno (75°) con le caratteristiche geometriche della cavità, per prima cosa è stato necessario determinare una attendibile misura del raggio della base originaria, che doveva essere rotonda o appena ellittica, mentre oggi è rimaneggiata e irregolare. Numerose misure sul posto e una comparazione grafica con l’accurato rilievo eseguito anni addietro, con strumentazione laser, da parte degli architetti Marescalchi e Modica, suggeriscono di assumere, con buona affidabilità ai fini dei calcoli successivi, un raggio di base pari a circa 630 cm. L’altezza massima, determinata con precisione all’epoca dei citati rilievi, può essere assunta pari a 1630 cm.
A questo punto, applicando il famoso teorema di Pitagora al triangolo rettangolo ideale di Fig.4 si può ottenere la lunghezza dell’ipotenusa. Si può quindi calcolare il rapporto matematico fra ipotenusa e base (630 cm / 1630 cm = 0,3610).
Applicando un pochino di trigonometria, sappiamo che l’inclinazione massima possibile della luce quando, intorno al 6 maggio, finalmente giunge al piede della parete, o sta per abbandonarla (intorno 6 agosto), è pari circa a 68°, e rappresenta proprio l’arco il cui coseno è pari a 0,3610, ossia il rapporto fra ipotenusa e cateto calcolato prima.
La lunga disponibilità del fascio luminoso estivo, quasi verticale, che abbiamo ricavato, comporta che gli eventuali rituali e le suggestive ierofanie ipotizzate potevano essere ripetute per un discreto numero di giorni. Non si trattava pertanto di riti o cerimonie legate in modo esclusivo alla sola data del solstizio di giugno.
Direi che i rituali potevano avvenire quando qualcuno (un sacerdote o sciamano?) o qualcosa (un betile spostabile secondo la data? una piccola statua di una divinità?) si trovava sul pavimento senza sfiorare la curvatura della volta, quindi a una certa distanza dalla parete. Indicativamente ciò è possibile fra il 10/15 maggio e la fine di luglio. Per essere inondato ogni giorno della piena luce solare a mezzogiorno, la persona, o l’oggetto deve però spostarsi secondo la data, seguendo lo spostamento del fascio solare all’interno delle due date limite sopra indicate.
L’ampiezza del periodo di disponibilità del descritto fenomeno di diretta illuminazione interna dall’alto, fa pensare in effetti non a una sola data simbolica, ma all’intera stagione del raccolto del grano.
Se cerchiamo analoghi riferimenti culturali e cultuali, tutto ciò si potrebbe mettere in relazione, dal punto di vista simbolico e rituale, con il Tempio di Abu Simbel (Egitto), nel quale una delle due date significative e simmetriche rispetto al solstizio di dicembre, notoriamente corrispondeva all’inizio del raccolto nell’antico Egitto. In tale occasione la luce del sole, all’alba, penetra quasi orizzontalmente fino in fondo alla seconda sala, inondando di luce per circa 20 minuti la grande statua del dio-faraone Ramses II.
Se infine vogliamo trovare altri significati e simboli perdurati fino ai tempi odierni per entrambi i fenomeni solari solstiziali all’interno del grande ipogeo della Gurfa fin qui esaminati, possiamo fare cenno alle festività dei due San Giovanni (il Battista, 24 giugno, l’Evangelista, 27 dicembre), entrambe connotate da radici sia cristiane che pagane. Dal punto di vista esoterico, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista sono i guardiani delle porte solstiziali. Ma sono anche figure importanti nella massoneria inglese e nelle sue derivazioni; James Anderson scriveva nel 1723 che le logge massoniche erano originariamente dedicate a San Giovanni Battista, e successivamente anche a San Giovanni Evangelista in quanto simboleggiano un equilibrio tra purezza e saggezza.
NOTE FINALI
[Nota 1] Il seguente URL permette di accedere ad una pagina del sito “academia.edu” e di scaricare un documento in formato PDF che contiene gli Atti del Convegno Internazionale “La Sicilia e il Megalitismo durante il III e il II millennio aC”; le pagine da 151 a 158 contengono la relazione presentata dall’autore di questi articolo. In alternativa, basta digitare sul proprio motore di ricerca le seguenti parole chiave “ACADEMIA.EDU ATTI CONVEGNO INTERNAZIONALE LA SICILIA E IL MEGALITISMO”
[Nota 2] In alternativa, questo ulteriore link permette di leggere un articolo pubblicato sulla testata online Esperonews.it in data 11 luglio 2024; l’articolo contiene una versione ampliata, integrata con ulteriori immagini e nuove considerazioni, del testo della relazione pubblicata agli atti del Convegno citato poco sopra. In alternativa, basta digitare sul proprio motore di ricerca le seguenti parole chiave “ESPERONEWS GURFA ALIA CAPOLUOGO PROTOREGNO DEL XIII SECOLO A.C.”
[Nota 3] In particolare, l’architetto Carmelo Montagna, storico e docente di storia dell’arte, in vari studi interessanti si è occupato della eliofania interna del sole nella sua posizione più elevata, con una interpretazione ierofanica che si verifica nella thòlos della Gurfa nelle date prossime al solstizio di giugno. Vedasi ad esempio il seguente articolo: