Morto Oliviero Toscani, aveva 82 anni

Oliviero Toscani
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È morto Oliviero Toscani. Il fotografo, 82 anni, era malato di amiloidosi ed era ricoverato all’ospedale di Cecina dopo l’aggravamento delle sue condizioni. Nato a Milano il 28 febbraio 1942, figlio di Dolores Cantoni e Fedele Toscani, uno dei fotoreporter storici del ‘Corriere della Sera’, dopo gli studi al liceo Vittorio Veneto di Milano, nel 1965 Toscani si diploma in fotografia all’Università delle Arti di Zurigo, dove è allievo di Serge Stauffer, specialista di Marcel Duchamp e dell’artista Karl Schmid.

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Toscani si è spento nella mattina di oggi, 13 gennaio 2025: era ricoverato da venerdì 10 gennaio. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla famiglia con un comunicato. “Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio. Chiediamo cortesemente riservatezza e comprensione per questo momento che vorremmo affrontare nell’intimità della famiglia. Kirsti Toscani con Rocco, Lola e Ali”, si legge nel comunicato firmata dalla moglie Kirsti Moseng, ex modella norvegese e sua agente, che era legata a lui da 50 anni, e dai tre figli nati dal loro matrimonio. Due anni fa Toscani era diagnosticata una rara e incurabile malattia, l’amiloidosi, che gli ha minato lo spirito e il fisico, facendogli perdere in poco tempo 40 chili.

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Nella mattina di venerdì 10 gennaio Toscani aveva lasciato in ambulanza, accompagnato dalla moglie Kirsti, la sua casa di Casale Marittimo, in provincia di Pisa, per il pronto soccorso dell’ospedale di Cecina, che dista una decina di chilometri. I medici hanno accertato subito un quadro clinico particolarmente grave e complesso, da richiedere l’immediato ricovero in rianimazione.

Fotografo irriverente e geniale che in cinquant’anni di carriera, con le sue campagne pubblicitarie (celebri e controverse quelle per Benetton), ha rivoluzionato il mondo della comunicazione, Toscani aveva rivelato il suo calvario l’estate scorsa: “Ho una malattia incurabile, non so quanto mi resta da vivere”, aveva detto in un’intervista al “Corriere della Sera” il 28 agosto.

Dai condannati a morte sulla sedia elettrica al malato terminale di Aids, dal bacio tra un prete e una suora alla modella anoressica, dai profilattici a un corpo crivellato dai killer mafiosi fino al primo piano di un sedere. In oltre mezzo secolo di carriera Toscani con le sue fotografie per il mondo della pubblicità e del marketing ha affrontato, con uno spirito di denuncia, temi come il razzismo, la violenza, la religione, i migranti, la disabilità, il sesso, la fame, la guerra, la pena di morte, l’anoressia, la violenza, l’Hiv, l’integrazione e l’inclusività.

Oliviero Toscani, morto oggi all’età di 82 anni, ha dedicato la sua vita alla fotografia.

La prima foto a 14 anni

Nel frattempo aveva già pubblicato la sua prima foto: a solo 14 anni accompagnando suo padre a Predappio per la tumulazione di Benito Mussolini, mentre Fedele Toscani fotografa interamente la cerimonia, il giovane Oliviero si sofferma sul volto dolente di Rachele Mussolini e il ritratto finisce sul ‘Corriere’.

Uno dei suoi primi servizi fotografici risale a quando aveva 21 anni: Oliviero Toscani – morto oggi a 82 anni – sale a Barbiana, nell’Alto Mugello fiorentino, con il giornalista Giorgio Pecorini, suo cognato e amico di don Lorenzo Milani. Era il 1963 ed era stato chiamato lassù per insegnare ai ragazzi del priore ad usare la macchina fotografica. In quell’occasione Toscani scatta a raffica foto anche a don Milani, che lo mostrano nella quotidianità.

Toscani e il mondo della pubblicità

Toscani inizia quasi subito a lavorare negli anni Sessanta nel mondo della pubblicità e la sua prima campagna è per il cornetto Algida. Si è poi dedicato alla fotografia di moda, per orientare infine la sua ricerca verso la comunicazione pubblicitaria. Nel 1972 partecipa nelle vesti di testimonial ai caroselli pubblicitari dell’azienda di abiti da uomo Facis e con lui appaiono il cognato Aldo Ballo, fotografo che aveva sposato la sorella Marirosa Toscani, anche lei fotografa, Sergio Libis ed Alfa Castaldi. Lavora, quindi, per riviste come “Elle”, “Vogue”, “GQ”, “Harper’s Bazaar”, “Esquire”, “Stern”, “Uomo Vogue” e “Donna” e realizza foto per le campagne di alcuni marchi di moda come Valentino, Chanel, Fiorucci, Esprit e Prénatal.

La grande novità del suo approccio alla fotografia pubblicitaria è quella di attingere a piene mani alle problematiche sociali del momento e inserirle nelle pagine patinate delle riviste. Questo suo nuovo approccio trova il coronamento nel rapporto con l’azienda Benetton a partire dai primi anni Ottanta. Toscani cura lo scatto ed il concept delle campagne pubblicitarie: temi come l’uguaglianza razziale, la mafia, la lotta all’omofobia, la lotta all’Aids, la ricerca della pace, l’abolizione della pena di morte vengono per la prima volta proposti sui cartelloni stradali e sulle pagine pubblicitarie.

Benetton e lo slogan “Tutti i colori del mondo”

E” con slogan “Tutti i colori del mondo” che parte la prima campagna firmata dal fotografo per Beneton, all’insegna dell’integrazione, vincendo numerosi premi e suscitando polemiche. E quello slogan si trasforma nel nuovo nome del marchio: United Colors of Benetton.

Nel 1991, sotto l’egida di Benetton, Toscani lancia la rivista ‘Colors’, e nel 1994 Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna, la cui sede è stata progettata dall’architetto giapponese Tadao Andō. Fabrica ha prodotto progetti editoriali, libri, mostre ed esposizioni. In questo periodo realizza una serie di cataloghi monografici ispirati da un indubbio impegno civile: ‘Corleone’ (1997), ritratti di giovani in uno dei centri storici della mafia in Sicilia; ‘I girasoli’ (1998), dedicato all’universo dei bambini disabili; ‘We, on death row’ (2000), contro la pena di morte. Nelle sue operazioni culturali Toscani ha cercato di fornire con la fotografia industriale, o più precisamente con la fotografia contaminata dall’industria, non una semplice rappresentazione dell’oggetto o dell’azienda ma immagini ricche di implicazioni sociali.

Dal 1999 al 2000 Toscani è direttore creativo del mensile ‘Talk Miramax’ a New York diretto da Tina Brown. Nel 2000 interrompe la collaborazione con il gruppo Benetton in seguito ad una controversa campagna che utilizza foto reali di condannati a morte negli Stati Uniti e che provocò azioni di ritorsione verso la casa di moda. Negli anni 2000 si occupa delle campagne del marchio RaRe, che hanno avuto come concept il tema dell’omofobia, e dell’azienda Nolita Pocket, spesso andando incontro a conflitti con l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria.

Nella produzione successiva, che si è distinta per la creazione e per l’uso e manipolazione di immagini proprie o altrui, Toscani continua, con maggiore incisività, a coniugare la ricerca sul linguaggio pubblicitario con un discorso fortemente ideologizzato e spesso dichiaratamente provocatorio. Tra i progetti: la collaborazione con la Croce Rossa Italiana, con l’Istituto Superiore della Sanità, con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e alcune campagne di interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia, e alla violenza contro le donne. Dopo decenni di innovazione editoriale, pubblicità, film e televisione, si interessa di creatività della comunicazione applicata ai vari media, producendo, progetti editoriali, libri, programmi televisivi, mostre, esposizioni e workshop.

Nel 2004 Toscani crea il centro di ricerca della comunicazione moderna La Sterpaia, situato all’interno della riserva naturale del Parco di San Rossore (Pisa), un laboratorio dove, seguendo la metodologia del workshop, gli allievi vengono orientati dai tutor esperti della materia. Sempre nel 2004 coordina la pubblicazione di ’30 ans de Libération’, volume che ripercorre gli ultimi trent’anni di storia sulla base degli articoli del quotidiano francese ‘Libération’ e cura la campagna sulla sicurezza stradale ‘Non uccidere’ in collaborazione con la Polizia di Stato e Genertel. Nel 2006 assume la direzione artistica di Music Box, canale interattivo della piattaforma Sky: i videoclip musicali (scelti dal pubblico da casa tramite e-mail o sms) venivano ‘disturbati’ da ‘pillole virali’ create dal gruppo di creativi de La Sterpaia con la supervisione di Toscani. Sulla stessa emittente Toscani conduce il talk show Camera Oscura.

Nel 2007 Toscani realizza per il marchio Nolita una campagna choc contro l’anoressia fotografando la modella e attrice francese Isabelle Caro, che pesava 31 chili per 1,64 metri di altezza. A causa della crudezza delle immagini la campagna divide il pubblico ed i critici, fra chi la ritiene formativa per i giovani e chi un episodio di sciacallaggio pubblicitario. Sempre nel 2007 l’agenzia Saatchi & Saatchi premia Oliviero Toscani come Creative Hero, durante la serata dei Clio Awards a Miami. Il 2007 è anche l’anno in cui Toscani inaugura il progetto ‘Razza Umana’, una ricognizione fotografica sulle diverse morfologie e condizioni umane, per censire tutte le espressioni e le caratteristiche somatiche, sociali e culturali del genere umano, iniziando da più di 100 comuni italiani, lo Stato di Israele, la Palestina ed il Guatemala.

Dal 2018 al 2020 Toscani lavora nuovamente per Benetton, curando le campagne fotografiche dell’azienda e tornando a ricoprire il ruolo di direttore artistico di Fabrica, lanciando in questo contesto il progetto Fabrica Circus, che prevede la creazione di una fucina di artisti rinascimentali dove la creazione non ha limiti o etichette. In questa stagione, Toscani rilancia con Benetton alcuni dei temi cari al suo operato, come quello dell’integrazione, attraverso una campagna fotografata all’interno di una scuola del quartiere Giambellino di Milano, raffigurante 28 bambini di tredici nazionalità diverse. Toscani terminerà il suo rapporto con l’azienda nel luglio del 2020, licenziato in seguito alle sue dichiarazioni sul crollo del Ponte Morandi di Genova.

Numerosi i riconoscimenti ricevuti da Oliviero Toscani: il Grand Prix de la publicité (1990), The Management Medal dell’Art Directors Club di New York (1994), il Leone d’oro all’International Advertising Festival di Cannes (1996), la nominato ad accademico di onore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze (2010), la laurea ah honorem dell’Accademia di Belle Arti di Brescia (2017) il premio alla carriera dell’Art director’s club tedesco (2019). (di Paolo Martini per Adnkronos)

“Non ho paura della morte”

 

“Ho una malattia incurabile, non so quanto mi resta da vivere”. Così sì era espresso Oliviero Toscani lo scorso 28 agosto, dopo aver perso 40 chili in un anno. Il fotografo, morto oggi all’età di 82 anni, era malato di amiloidosi ed era ricoverato all’ospedale di Cecina dopo l’aggravamento delle sue condizioni.

Proprio in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ Toscani aveva rivelato come era cambiata la sua vita dopo la grave malattia, l’amiloidosi, che lo aveva colpito a partire dal 2023: “Alla fine di giugno scorso mi sono svegliato con le gambe gonfie, ero in Val d’Orcia. Ho cominciato a fare fatica a camminare. All’ospedale mi hanno diagnosticato un problema al cuore. A fine agosto sono andato a Pisa al Santa Chiara e da lì al Cisanello, dove avevamo deciso la data dell’operazione al cuore, intorno al 20 settembre. È venuto a trovarmi il mio amico Francesco Merlo con suo cugino, cardiologo al Giovanni XXIII di Bergamo: un medico incredibile. Mi ha fatto andare su da loro per altri esami e hanno subito chiamato il dottor Michele Emdin a Pisa, specializzato nella malattia che pensavano avessi: l’amiloidosi”.

Toscani nella stessa intervista aveva confessato di non aver paura della morte: “Basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero”.

Nell’intervista Toscani aveva descritto la natura debilitante della malattia e il suo impatto sulla vita quotidiana: “Le proteine si depositano su certi punti vitali e bloccano il corpo e si muore. Non c’è cura. In un anno ho perso 40 chili, neppure il vino riesco più a bere: il sapore è alterato dai medicinali”.

“Non si sa” quanto tempo resti da vivere, continuò Toscani nell’intervista, “certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato, lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo”. “Mi viene da ridere: la bellezza è che non avevo mai pensato di trovarmi in questa situazione, è una nuova situazione che va affrontata. La bellezza è che non ti interessano più patria, famiglia e proprietà, la rovina dell’uomo”. (Adnkronos)

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