Dai 5 miliardi per Kiev alla guerra in Europa “entro 4-5 anni”. Come è andato il Consiglio Ue

Condividi questo articolo?

5 miliardi a Kiev, ma l’Ungheria vota ancora contro. Zelensky annuncia nuovo incontro Usa-Ucraina per lunedì 24 marzo

26 dell’Unione europea hanno confermato il proprio sostegno all’Ucraina, ritenendo che non ci sia “nessuna vera trattativa” in corso per porre fine alla guerra iniziata dalla Russia. Nessun refuso nel numero dei protagonisti: come due settimane fal’Ungheria di Viktor Orbán ha mantenuto la propria posizione contraria anche nel Consiglio europeo di oggi.

Pubblicità

Il documento, approvato dai restanti ventisei Stati membri, sottolinea la strategia di “pace attraverso la forza” e ribadisce la posizione dell’Unione: le capacità militari ucraine sono un elemento essenziale per arrivare alla risoluzione del conflitto. L’ennesima opposizione ungherese mette in discussione l’efficacia del processo decisionale europeo in un periodo storico che non consente passi falsi: “Questi sono giorni decisivi per l’Europa e abbiamo un ordine del giorno fitto per il Consiglio europeo. Naturalmente, discuteremo l’Ucraina, come arrivare finalmente a una pace giusta e duratura” ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, evidenziando anche l’importanza della competitività e della sicurezza nel dibattito.

Pubblicità

Sul blocco magiaro è intervenuto di nuovo il presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber: “Avere ancora un blocco sulla nostra politica verso l’Ucraina è un grosso peso per l’Unione europea. Un solo Paese non può bloccare l’intera Unione europea”. Lo stesso Weber aveva ribadito la sua ostilità a Orbán a margine del Consiglio straordinario del 6 marzo: “Come Ppe siamo stufi di Viktor Orbán“, aveva detto il leader del Partito popolare europeo dopo aver incontrato gli altri membri del gruppo. Una posizione immediatamente condivisa dall’Alta rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas che, in riferimento a Budapest, aveva parlato di “un ostacolo sempre più difficile da superare”.

I leader Ue stanno studiando alternative all’unanimità, ad ora richiesta dalle norme comunitarie per decisioni cruciali come quelle in materia di riarmo e geopolitica. Di questi argomenti si è parlato oggi all’Europa Building.

Cosa prevede l’accordo Ue

Dopo l’apertura dei lavori da parte della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola (che poi ha lasciato la sala) è intervenuto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in videocollegamento dalla Norvegia. Si terrà poi il pranzo con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Nella bozze delle conclusioni si legge che: “Il Consiglio europeo accoglie con favore la dichiarazione congiunta di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro in Arabia Saudita dell’11 marzo 2025, comprese le proposte per un accordo di cessate il fuoco, gli sforzi umanitari e la ripresa della condivisione di intelligence e dell’assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti. Il Consiglio europeo invita la Russia a mostrare una reale volontà politica per porre fine alla guerra“.

I leader europei riuniti a Bruxelles hanno riaffermato l’impegno a sostenere l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina. “L’Unione europea rimane impegnata, in coordinamento con partner e alleati affini, a fornire ulteriore supporto completo all’Ucraina e al suo popolo” si legge nella bozza della dichiarazione a ventisei Stati. L’Europa, inoltre, si dice pronta ad aumentare la pressione sulla Russia con nuove sanzioni e misure per impedire l’elusione di quelle esistenti. Misure in linea con le richieste di Zelensky.

Zelensky: “Putin deve mantenere le promesse fatte”

“Putin deve smettere di fare richieste superflue che non fanno altro che prolungare la guerra e deve iniziare a mantenere le promesse fatte al mondo. Le proposte avanzate a Gedda l’11 marzo sono ancora sul tavolo. Dobbiamo continuare a fare pressioni sulla Russia per farle diventare realtà” ha detto il presidente ucraino sottolineando che Mosca sta continuando ad attaccare le infrastrutture del Paese.

“Ieri sera, un altro attacco russo ha colpito la nostra infrastruttura energetica. Noi in Ucraina affrontiamo questo ogni giorno e ogni notte. E nonostante le parole di Putin sull’essere ‘pronti a fermare gli attacchi’, nulla è cambiato”, ha detto il leader ucraino che continua a chiedere sostegno all’Europa: “Difesa aerea, aiuti militari, la nostra resilienza complessiva, tutto è fondamentale. Abbiamo bisogno di fondi per i proiettili di artiglieria e apprezzeremmo molto il sostegno dell’Europa con almeno cinque miliardi di euro il prima possibile”. Una cifra su cui concordano i leader europei.

Zelensky spinge sul ReArmEu

Il leader ucraino ha quindi chiesto agli alleati europei di accelerare sul piano di riarmo: “Il programma ReArm Europe dovrebbe essere operativo il prima possibile. L’Ucraina ha una tecnologia efficace e moderna, specialmente nei droni e nella guerra elettronica, che può portare benefici a tutta l’Europa e ai nostri partner globali. Un ulteriore sviluppo e una maggiore efficienza, insieme agli investimenti europei nella produzione e coproduzione dell’Ucraina, sono essenziali per la nuova base di sicurezza dell’Europa”.

Kallas: “Proposto un pacchetto da 5 miliardi per le munizioni. Bene Trump su difese aeree”

In linea con le parole di Zelensky, Kaja Kallas ha dichiarato che “è stato proposto un pacchetto da 5 miliardi di euro per garantire un continuo afflusso di munizioni all’Ucraina”. Ha inoltre accolto positivamente le parole di Donald Trump sulle difese aeree, sottolineando la necessità di un coordinamento transatlantico per garantire la sicurezza europea: “Accolgo con grande favore l’annuncio del Presidente Trump che gli Stati Uniti stanno cercando di trovare difese aeree aggiuntive per l’Ucraina. Questo è estremamente importante. E naturalmente, oggi stiamo discutendo di cos’altro possiamo fare”.

“L’Unione europea – si legge nelle conclusioni a 26 Stati – rimane impegnata, in coordinamento con partner e alleati che la pensano allo stesso modo, a fornire ulteriore supporto completo all’Ucraina e al suo popolo, mentre esercita il suo intrinseco diritto all’autodifesa contro la guerra di aggressione della Russia”.

Meloni: “Strumenti comuni non pesino sul debito”

Prima del Consiglio odierno, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato Ursula von der Leyen per approfondire i discorsi su competitività e rafforzamento della difesa. Sul punto, Meloni ha ribadito che il ReArmEu non dovrebbe pesare sul debito pubblico degli Stati. Due le strade prospettare dalla presidente del Consiglio: fare leva su strumenti di debito comune europeo e attingere dai capitali privati, per esempio seguendo il modello Invest-Eu.

Sanchez: “Non mi piace la parola riarmo”

Nonostante l’abisso politico tra i due, anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, come Giorgia Meloni, non gradisce il modo in cui Bruxelles sta comunicando la strategia di deterrenza: “Il termine ‘riarmo’ non mi piace, non lo condivido e credo che dobbiamo rivolgerci ai cittadini in modo diverso quando parliamo della necessità di migliorare la sicurezza e la capacità di difesa europea”,, ha detto il premier spagnolo arrivando al Consiglio europeo a Bruxelles. “L’Ue – ha aggiunto il leader socialista – è un progetto politico di soft power, ora abbiamo dei doveri di hard power ma è importante sottolineare le nostre risorse quando si parla di soft power”. Ieri, Giorgia Meloni aveva definito “fuorviante” e “roboante” il ReArmEu sia nella scelta lessicale che negli importi numerici prima delle (ormai) famigerate parole sul Manifesto di Ventotene.

Lituania: “4-5 anni per prepararci all’invasione russa”

Insieme a quelli scandinavi, i Paesi baltici sono quelli che più degli altri avvertono la minaccia russa. Arrivando al Consiglio europeo il presidente lituano Gitanas Nauseda ha lanciato un allarme sui rischi futuri: “Abbiamo circa quattro o cinque anni per prepararci a una possibile invasione russa. Se le sanzioni saranno revocate, il periodo sarà ancora più breve“. Nauseda non vuole che gli alleati rallentino il percorso intrapreso e messo per iscritto nel Libro Bianco presentato ieri: “La situazione è seria, ma per fortuna, penso che abbiamo tutti i mezzi per affrontare la situazione, e per prendere le decisioni e per prepararci per la fase successiva di aggressione“, ha avvertito il leader lituano.

Nauseda ha rimarcato l’importanza di prendere subito delle decisioni perché l’Europa non può essere un “club delle discussioni”. “Come 87 anni fa – ha detto il premier lituano – prima della Seconda guerra mondiale, ci troviamo di fronte alla scelta strategica di lasciare che l’aggressore intensifichi la violenza e la paura, o di fermarlo, di paralizzare la sua capacità di intimidirci e di costruire un muro di difesa credibile che separi l’Europa dalla Federazione Russa”, ha chiosato Nauseda chiedendo che l’Ucraina entri nell’Ue “il primo gennaio 2030”.

Lettonia: “Ora serve trovare più risorse”

La solerzia dei leader baltici ricalca quella di Zelensky: “È molto importante che le risorse Ue annunciate dalla Commissione europea nel piano ReArmUe e le risorse nazionali siano mobilizzate per un’Europa più forte e per sostenere la nostra industria della difesa. Dobbiamo tagliare il nostro fardello burocratico per consentire alla nostra economia di crescere”, ha detto la premier della Lettonia, Evika Silina, arrivando al Consiglio europeo.
Per Silini, il white paper sulla difesa presentato ieri dalla Commissione Ue “è solo il primo step per arrivare agli obiettivi del 2030”. La voglia di accelerare è tangibile: “siamo aperti alle discussioni su come trovare più risorse. L’Unione dei mercati dei capitali può aiutare la nostra industria della difesa”, ha aggiunto la premier lettone ricordando che l’Europa dovrà essere “abbastanza forte” per rispondere ad eventuali nuove minacce russe.

“Non ci sono veri accordi di pace”

Dal summit di Riad in poi, proseguono le trattative Usa-Russia-Ucraina, ma i risultati sono inferiori rispetto al rumore fatto dai protagonisti: “Vi è stata una visione comune che al momento non si stanno svolgendo vere negoziazioni” chiosano i leader europei riuniti nel Consiglio Ue di oggi. I rappresentanti si sono confrontati sui “modi migliori per influenzare il processo”. Tra le proposte, anche quella di prevedere un inviato speciale Ue per i negoziati di pace sull’Ucraina. Ipotesi respinta da Kaja Kallas.

Inviato speciale Ue e il ‘no’ di Kallas

L’alto rappresentante Ue ha respinto l’ipotesi di nominare un inviato speciale europeo per i negoziati di pace sottolineando che è “il suo incarico” quello di rappresentare l’Unione Europea.

Starmer: “Qualsiasi accordo con Putin deve essere difeso”

Parallelamente al Consiglio Ue, nel Regno Unito si è riunita la “coalizione dei volenterosi” ospitata dal britannico Keir Starmer che prima di tutti aveva avanzato di riunire i Paesi (anche extra Ue come l’Uk) che vogliono difendere militarmente i confini dell’Europa e garantire il rispetto della pace in Ucraina, quando si giungerà a un cessate il fuoco. Per il premier britannico qualsiasi accordo con Mosca per porre fine alle ostilità in Ucraina deve essere “difeso”: “Ci sono stati accordi in passato che non avevano garanzie di sicurezza e Putin non ne ha tenuto conto”, ha dichiarato Starmer a Sky News. Non tutelare gli accordi, ha spiegato, significherebbe dare a Putin la possibilità di violarli.

 

 

 

 

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.