“NOTE IN TEATRO”. A Sant’Agata Li Battiati arriva l’organo Hammond di Alberto Gurrisi

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A Sant’Agata Li Battiati arriva l’organo Hammond di Alberto Gurrisi con la partecipazione di Nico Gori, e insieme a loro Antonio Petralia e Francesco Pantusa per una serata di grande jazz al Teatro del Polo Culturale

“Giro di boa” per la rassegna “Note in Teatro 2025” con una grande serata: sabato 29 marzo alle 21 al Teatro “Gilberto Idonea” del Polo Culturale di Sant’Agata Li Battiati sito in via dello Stadio, arriva Alberto Gurrisi con il suo organo Hammond, insieme a Nico Gori, sassofonista e clarinettista tra i più rinomati. Con loro, la batteria di Antonio Petralia e la chitarra di Francesco Pantusa, “sicilian friends” di alto profilo che completeranno una formazione d’eccezione.

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Si prospetta un viaggio nella storia del grande jazz, con Gurrisi che sarà al tempo stesso, grazie al sapiente uso della pedaliera, tanto artefice di armonie e tappeti sonori, quanto anche parte della sezione ritmica, integrandosi quindi tanto con l’arte dei fiati di Nico Gori e le sei corde di Francesco Pantusa da un lato, quanto con il preciso ed affidabile drumming di Antonio Petralia dall’altro.

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Nato nel 1984, Alberto Gurrisi è un virtuoso dell’organo Hammond, pianista e tastierista italiano.

Cresciuto tra Milano e Torino, Alberto si è affermato sin dai primi anni Duemila come uno dei più ricercati organisti jazz del panorama nazionale, incidendo numerosi album in qualità di leader o sideman con artisti di spicco provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. La sua carriera lo ha portato a esibirsi in tournée in tutto il mondo, affiancando grandi maestri della scena jazz internazionale e celebri musicisti americani legati alla tradizione blues e R’n’B.

È stato membro stabile del quartetto di Franco Cerri, che lo ha fatto conoscere nel contesto nazionale del jazz, nel quale si è mosso anche in seno all’Hammond Trio, formazione con cui ha partecipato al festival di Iseo Jazz e che è stata trasmessa a Radio Tre Suite. Inoltre, ha accompagnato Enrico Rava in seno all’iniziativa ‘Maurizio Franco Incontra il Jazz’.

Il 4 aprile uscirà il suo ultimo album, a nome Alberto Gurrisi 4et, intitolato “Social Distance”.

Nico Gori (Firenze, 1975), clarinetto e sax, si diploma al Conservatorio Cherubini di Firenze e nel Jazz al Mascagni di Livorno. Polistrumentista eclettico, spazia dal classico all’acid jazz, collaborando con Bollani, Rava, Fred Hersch, Tom Harrell e artisti pop (Gino Paoli). Premio Urbani 2000, debutta da leader con Groovin’ High (Philology, 2003).

Dal 2004, pietra miliare nel quintetto di Bollani (I Visionari, Napoli Trip), suonando in festival mondiali (Umbria Jazz, Tim Festival Rio). Clarinetto solista nella Vienna Art Orchestra (2006-08), guida il Millenovecento Quartet e l’European 4tet (Alien in Your Head, 2007).

In duo con Fred Hersch incide “Da Vinci” (Bee Jazz, 2012), esibendosi al Montmartre di Copenhagen. Trasferitosi in Danimarca (2013-15), suona con Bodilsen e Lund, poi rientra in Italia per “Il Gioco dei Contrasti” (Musica Jazz, 2015).

In continua evoluzione, unisce tradizione e sperimentazione in progetti come “Opposites” (Sea Side Quartet, 2016).

Dal 2015, fonda lo Swing 10tet, omaggiando lo swing anni ’30 con ospiti come Renzo Arbore, Stefano Bollani, Rossana Casale, Fabrizio Bosso e Drusilla Foer. Con il il Nico Gori Swing 10tet ha pubblicato quattro album di grande successo: il live “Dancing Swing Party” (2016), il brillante “Swingin’ Hips” (2018), il natalizio “The Tentet is Coming to Town” (2018) e l’elegante “Swing Classics” (2021) che omaggia i grandi classici del genere, analogamente a quanto avverrà sabato 29 a Sant’Agata Li Battiati con Gurrisi, Pantusa e Petralia.

E ancora una mostra, come per tutti gli appuntamenti di “Note in Teatro”, ad arricchire la serata. Sabato 29 marzo sarà la volta del pittore Andrea Todaro.

Un artista, nato a Catania nel 1976, che procede da uno studio metodico dell’anatomia attraverso il disegno per giungere così alla tecnica della pittura ad olio, tutto ciò non con animo scientifico da indagatore asettico, bensì con partecipazione, nella scelta delle gamme cromatiche da cui si intuisce la voglia di animare anche ciò che è statico, di renderlo vivo, reificarlo.

Esplorando le varie tecniche l’artista ripercorre le tappe della valenza ermeneutica del segno di cui è profondamente consapevole, ma lo fa tecnicamente modulando le tre componenti di esso: rappresentazione, espressione e astrazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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