di Santi Maria Randazzo
Dal 7 all’11 marzo 1985 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, assieme a Giulio Andreotti e a Susanna Agnelli compiono una visita ufficiale in Argentina, la cui importanza viene sottolineata da ciò che l’8 marzo Pertini dichiara alla televisione: “Considero l’Argentina una seconda patria. Da tempo desideravo venire in questo paese per cui sono lieto di trovarmi qui, ora che l’Argentina ha riconquistato la sua libertà”.
Nel corso dell’importante visita, su sollecitazione del governo argentino, viene affrontato il doloroso problema dei desaparecidos a cui fa seguito l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo assieme al Nobel per la pace Perez Esquivel. Nel corso dei colloqui viene ribadito l’appoggio dell’Italia al nuovo regime democratico argentino e l’impegno a sostenere in sede europea il necessario supporto per arginare il dissesto finanziario dell’Argentina. Viene inoltre ribadito l’impegno dell’Italia a farsi mediatrice di una soluzione negoziata con la Gran Bretagna per il problema del conflitto Falkand-Maldive. Nel mentre sta per concludersi la visita ufficiale arriva la notizia della morte del presidente russo Cernenko che induce Pertini a decidere di recarsi immediatamente in URSS dopo una breve sosta a Roma.
Ma, mentre la delegazione italiana sta per imbarcarsi sull’aereo presidenziale i piloti si accorgono che il portello dell’aereo è stato forzato per cui viene disposta una ispezione completa ed accurata dell’aereo presidenziale. La verifica effettuata permette di appurare che ignoti avevano introdotto un corpo estraneo nei motori dell’aereo che, con molta probabilità, avrebbe potuto causare l’incendio dei motori e la caduta o l’esplosione dell’aereo presidenziale: la stessa tecnica venne utilizzata per causare l’esplosione dell’aereo di Mattei.
Per ritornare a Roma il governo argentino mette a disposizione un aereo delle sue Aerolines. Successivamente Pertini commenterà vivacemente il sospetto che gli autori dell’attentato potevano essere peronisti argentini, non escludendo che potessero essere stati anonimi personaggi romani.
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