Nessuna persona ben informata e sana di mente si sognerebbe mai di definire Giulio Andreotti un “buon uomo” o di pensare che non si sia portato nella tomba segreti inconfessati e inconfessabili: ipotesi irrealistica per l’uomo politico italiano che, più di ogni altro, ha rappresentato sia lo Stato che lo Stato Parallelo, dovendo, quindi, mantenere sempre presente l’interesse generale e la necessità di risolvere i conflitti, anche quelli più cruenti, con il dialogo ed il confronto, quando ciò era realmente possibile senza dover ricorrere ad altri mezzi per evitare danni irreparabili ricorrendo, ob torto collo, ad “Operazioni Sporche”. Per poter operare una valutazione obiettiva del ruolo che Giulio Andreotti ha avuto sul piano interno ed internazionale e dell’autorevolezza che gli è stata riconosciuta, oltre che ricorrere alla lettura delle migliaia di testi e articoli che parlano del sette volte Presidente del Consiglio nonché il Ministro Italiano per gli Affari Esteri per antonomasia, è assolutamente necessario leggere con la dovuta attenzione i suoi diari. Chi si avventurasse in questa impegnativa impresa avrebbe la sorpresa di condividere la testimonianza della vita quotidiana di un uomo che amava, tra le tante cose, le corse dei cavalli, che dedicava alla famiglia ogni momento in cui egli non era impegnato a gestire eventi istituzionali a livello locale, nazionale o internazionale, ma soprattutto avrebbe la possibilità di prendere atto del ruolo che gli veniva attribuito a livello internazionale da tutte le nazioni del mondo che, come gli USA, l’URSS ed il Vaticano, spesso gli affidavano delicate missioni diplomatiche di mediazione quando la diplomazia ufficiale aveva difficoltà ad esplicarsi come nel caso del SALT 2. Dalla lettura dei suoi diari, che può essere considerata una attività di formazione politica e di intelligence, si impara a capire quando ed il perché a volte non viene riportato l’oggetto delle discussioni avute con i governanti di tutto il mondo; così come si impara a capire il perché il suo diario testimoni le dinamiche di eventi di cui lui ha voluto essere diretto o indiretto testimone. Impossibile pensare di fare una sintesi dei suoi diari, ma vi è un evento che testimonia il tributo di stima e di fiducia a livello internazionale che l’ONU gli tributò, in uno all’Italia, nella votazione conseguente alla proposta per eleggere l’Italia biennalmente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Vale la pena riportare quanto Giulio Andreotti scrisse nel suo diario il 17 ottobre 1986: “L’Italia è eletta per un biennio nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU con una votazione eccezionale: 143 su 154. Non è mancanza di riguardo verso altri sottolineare che la Germania è entrata con 111 voti ed il Giappone con 107. Certi esami valgono più di prose molto soggettive di commento sul ruolo e sul peso della nostra nazione”.
Di Santi Maria Randazzo