di Salvo Zappulla
Non capita spesso, nel campo della piccola editoria, di trovare romanzi come questo di Lilla Anagni, autrice ragusana, che ci regala una storia di grande spessore, autentica, accattivante, in cui tante, forse troppe donne possono identificarsi.
Vittoria, la protagonista del romanzo, (Leonida Edizioni) subisce le imposizioni di un padre violento sin dalla scelta del nome (la madre non ha voce in capitolo, vittima anche lei) deciso per onorare la vittoria della sua squadra di calcio. Si snoderà una trama nella quale madre e figlia saranno costrette a sottostare alle angherie di un uomo brutale, rozzo, che scarica sulle due donne i propri fallimenti e le proprie frustrazioni. Tutto ciò narrato con abilità e maestria, senza orpelli, fronzoli e manierismi, con una scrittura diretta ed efficace che conquista fin dalle prime pagine il cuore del lettore.
Vittoria è una donna qualunque, una delle tante donne costrette a soccombere a uomini che pretendono di esercitare il loro ruolo di padri e di “capofamiglia” con autorità, rifiutando il dialogo e il confronto. Situazioni che spesso sfociano nei casi che definiamo, oggi, femminicidio, se solo osano ribellarsi. Ma le donne hanno risorse insospettabili. Vittoria, la madre e la nonna paterna, che conosce bene le miserie del figlio, si coalizzeranno e grazie alla loro complicità, la ragazza potrà liberarsi dalle angherie e realizzare i propri sogni.
La vita non è una condanna da espiare ma un meraviglioso viaggio che tutti devono avere la possibilità di affrontare senza impedimenti. Vittoria è un’eroina, un esempio per tutte le donne che non vogliono piegare il capo e desiderano affermarsi nella vita con la loro intelligenza e le loro capacità. Questo romanzo mi ha fatto stare bene, ha smosso le corde dei miei sentimenti, fino a farmi sentire partecipe della storia.