I jihadisti di al-Jawlani prendono Damasco: “Paese purificato”. L’ex presidente in Russia, Putin gli dà asilo. Usa bombardano basi Isis
I ribelli prendono Damasco, il regime di Bashar al Assad crolla e il dittatore fugge a Mosca. La Siria è nelle mani dei jihadisti guidati da Abu Mohammad al-Jawlani che entra nella capitale e celebra la “vittoria islamica” sotto lo sguardo degli Stati Uniti, che effettuano decine di raid contro le basi dell’Isis in un paese da ricostruire.
I proclami dei ribelli
“Questa vittoria, fratelli miei, è un trionfo per l’intera comunità islamica. Questa vittoria, fratelli miei, è storica per la regione”, esulta al-Jawlani, che arriva a Damasco e si reca nella moschea degli Omayyadi per celebrare la giornata che ha “purificato” la Siria.
Il leader del gruppo islamista radicale Hayat Tahrir al-Sham (Hts) viene accolto dalla folla al grido “Allah Akbar”. ”Oggi la Siria è stata purificata”, ripete. “Questa vittoria è stata resa possibile dalla grazia divina, dal sangue dei martiri e dalla sofferenza di coloro che hanno languito in prigione”.
La transizione
Sotto Assad, la Siria è stata “consegnata all’avidità iraniana” e al “settarismo e alla corruzione”, afferma ancora. “Il futuro è nostro”, dice mentre delinea i primi passi per evitare che il paese sprofondi nel caos. Il premier siriano Mohammed Ghazi al-Jalali per il momento resta in carica fino alla transizione. Dal canto suo, il premier – che era stato nominato a settembre – fa sapere che il suo governo è pronto a cedere il potere a qualsiasi leadership che sia scelta dal popolo.
“Non sto andando via e non vado via. Aspetto in modo pacifico per garantire la continuità delle autorità pubbliche, delle istituzioni e dell’apparato dello stato, per garantire la sicurezza di tutti i cittadini”, dice in una dichiarazione in video, nella quale assicura che “stiamo tendendo la mano anche all’opposizione, che ha teso la mano e ha assicurato che non causerà alcun danno a nessun cittadino che appartiene a questa nostra Siria”.
Assad fugge a Mosca, Putin gli dà asilo
Ora dopo ora, si chiarisce il mistero relativo alla sorte di Assad. Le voci di una fuga all’estero, tra i rumors relativi ad un misterioso incidente aereo, trovano conferma ufficiale nella serata di domenica: Assad è a Mosca, Vladimir Putin gli concede asilo in Russia, fa sapere una fonte vicina al Cremlino.
L’ex presidente, secondo le ricostruzioni, avrebbe lasciato Damasco nella serata di sabato. “Assad e i membri della sua famiglia sono arrivati a Mosca. La Russia, sulla base di valutazioni umanitarie, gli ha concesso asilo”, afferma la fonte.
“La Russia ha sempre sostenuto una soluzione politica alla crisi siriana, basata sulla necessità di riprendere i negoziati sotto l’egida dell’Onu. I funzionari russi sono in contatto con i leader dell’opposizione armata siriana, che hanno garantito la sicurezza delle basi militari russe e delle istituzioni diplomatiche in Siria. Speriamo nel proseguimento del dialogo politico nell’interesse del popolo siriano e nello sviluppo delle relazioni bilaterali tra Russia e Siria”, le parole che una fonte vicina a Putin affida all’agenzia Ria Novosti.
Biden: “Usa pronti a collaborare, Assad deve pagare”
“Assad dovrebbe essere ritenuto responsabile”, dice nelle stesse ore il presidente americano Joe Biden. “Il regime di Assad è finalmente caduto. Questo regime ha brutalizzato, torturato e ucciso centinaia di migliaia di civili siriani, che hanno finalmente ricevuto un fondamentale atto di giustizia”, aggiunge.
Donald Trump, che si insedierà come presidente a gennaio, sabato ha detto che gli Stati Uniti non dovrebbero farsi coinvolgere. Biden, però, sceglie una linea totalmente diversa rispetto a quella indicata dal suo successore. Gli Usa conducono una serie di raid contro basi dell’Isis in Siria: “L’Isis cercherà di sfruttare qualsiasi vuoto politico per ristabilire la sua capacità, per creare un rifugio sicuro. Non permetteremo che ciò accada”, dice il presidente uscente rendendo noto che “le forze statunitensi hanno condotto una decina di attacchi mirati, attacchi aerei, all’interno della Siria, prendendo di mira le basi e gli agenti dell’Isis”.
In una fase di potenziale instabilità, Washington è pronta a fare la propria parte in un momento che rappresenta “un’opportunità storica per il popolo siriano. Gli Stati Uniti lavorano con i partner e i responsabili in Siria per aiutarli a cogliere l’opportunità e gestire i rischi”.
“Ci impegneremo con tutti i gruppi siriani, anche all’interno del processo guidato dalle Nazioni Unite, per stabilire una transizione dal regime di Assad verso una Siria indipendente e sovrana con una nuova costituzione”, dice Biden.