Musaicu

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b_p-49792-abstr_img-26-Barberini_02di Marco Di Marco

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Sicilia sempre più “ultima frontiera”… La porta dell’Europa per molti si apre da qui. La speranza di trovare un mondo migliore passa attraverso un territorio bellissimo e variegato nella forma e nei colori. Trascurato, devastato forse, ma pur sempre unico. La speranza passa anche attraverso la cultura dell’accoglienza e del rispetto tipicamente sicula. In una Sicilia spesso tradita proprio dalla propria gente, tradita da chi ne doveva tutelare gli interessi, tradita da chi avrebbe dovuto alzare la voce per rivendicare i propri diritti, tradita da chi indiscriminatamente l’ha resa patria di mafia e malcostume, molti ancora nutrono speranze di rinascita. Ma in molti, forse, hanno dimenticato che vivono siciliani e figli di siciliani in ogni parte del mondo. Molti hanno dimenticato che anche noi siamo stati definiti “migranti” o “emigranti”… Molti hanno fatto fortuna forti delle loro qualità interiori, della loro forza di volontà. Moltissimi hanno fallito… Moltissimi si sono integrati in tessuti sociali lontani anni luce dalla nostra cultura. Moltissimi hanno storie simili a quelle di chi sta fuggendo dalla propria terra, dai propri affetti e dalle proprie radici. Moltissimi siciliani pur amando profondamente la propria terra non ne hanno più fatto ritorno. Sono vicini con il cuore… ma non possono sentire il calore del nostro sole, non possono vedere i colori meravigliosi della nostra variopinta Sicilia. In un epoca in cui il processo di globalizzazione è avviato da tempo lentamente o velocemente saremo quindi tutti “fratelli”? Dovremo avviarci verso questo unico Stato-Mondo? Dovremo difendere la nostra identità? E’ possibile immaginare la globalizzazione senza tener conto dei nazionalismi, della cultura e delle tradizioni delle “genti”? Presto o tardi faremo tutti parte di un unico grande Stato… islamico, buddista, cristiano o…? Difficile pensarlo e immaginarlo in questo momento storico, le nostre coscienze non sono ancora pronte ma per prepararci ad affrontare questo viaggio ognuno di noi potrebbe essere fulcro del proprio futuro…

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Tutti noi potremmo trarre spunto dai versi del poeta Nino Di Marco, prematuramente scomparso nel 1999, che nel suo cuore di vero siciliano innamorato della propria terra, scrivendo “quasi in francavigghiotu comu u parru jù”, così definiva il suo personalissimo vernacolo, coltivava un sogno sempre attuale ma ancora tristemente disatteso….

 

MUSAICU

 

Sicilia, musaìcu di genti.

Quantu parrati diffirenti,

puri si i paisi non su’ distanti!

I genti,

quantu liniamenti diffirenti!

 

Di tuttu u munnu…

Ma allura chi ci fai

Ntra stu urnu?

Picchì ti nfossi ogni iornu ‘i cchiùi?

Picchì? Pi cui?

Picchì non si fa u ponti?

Non chiddu di Missina,

ma chiddu cu li genti.

Unni fineru i nostri sintimenti?

 

Rrisisti cà mintemu i cosi a-ppostu,

Sicilia mia, e-ttorni Paradisu.

Si po’, si po’^

 

Chiantamu albureddi e n’e bruciamu,

c’attràiunu l’acqua e ni fanu

di bbon pisu.

Si-nnui ca m’ascutati ci cridìti,

chiantati puru vui

e-vvi finisci a siti;

senza bbisognu d’a circari o funnu

avriti chidda ch’è sangu di lu munnu.

 

Munnizza strata strata

A ggenti cchiù non ietta

di l’automobili

o unni fa a scampagnata.

Attonna puliti su’ vadduni e-cciumi.

Ora i pisci ponu turnari

Ansinu a riba riba du tò mari.

 

Ma varda cchi si nsonna stu carusu!

Ca a ggenti torna ggenti n’àutra vota

e-cca a Sicilia torna Paradisu!

 

 

Traduzione

Mosaico

Sicilia, mosaico di genti. / Quanti vernacoli differenti, / anche se i paesi non sono distanti! / Le genti / quante fisionomie differenti! / Di ogni parte del mondo ce ne siamo. / Parecchi.

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